Allena in serie C da dieci anni. Ultime tre stagioni consumate alla guida di club del girone C: Virtus Francavilla, Monopoli e Pescara. Alberto Colombo, 49 anni, lombardo di Cesana Brianza, ha insomma i titoli (e l’esperienza) per parlare del raggruppamento meridionale, tirando una riga ideale sull'ultima annata e provando a immaginare come sarà la prossima. A partite finite, il calcio è teoria e ogni opinione ha diritto di cittadinanza.
Il girone C della serie C manda in B il Catanzaro, in finale playoff il Foggia e in semifinale il Pescara: che significa?
«I fatti parlano. E i fatti rimandano a una accresciuta ricchezza di contenuti. Si è ulteriormente alzato il livello qualitativo. È un girone in cui è lievitata la competitività».
Rispettati i valori? O c’erano squadre maggiormente attrezzate per centrare il salto: pensiamo al Crotone col suo monte-ingaggi più alto di tutta la C o al Pescara, che è stata la sua squadra sino allo scorso 27 febbraio, il giorno delle dimissioni.
«Credo che il girone C sia stato comunque drogato dai numeri davvero impressionanti del Catanzaro. La sua irresistibile cavalcata ha finito per scoprire le fragilità di squadre che sulla carte non avrebbero dovuto avere punti deboli. Ha condizionato molte scelte, compresi i cambi di guida tecnica. Penso a ciò che è successo a Crotone e alla decisione che ho dovuto prendere io a Pescara, dove il distacco che si stava accumulando ha portato ulteriore pressione. Per il resto, il campionato ha raccontato molte verità: dalla resa deludente di una corazzata come l’Avellino al cammino sorprendente di Cerignola e Picerno, senza considerare l’immancabile battaglia in coda».
Raggruppamento meridionale sempre più laboratorio di idee e meno rodeo agonistico. Può essere considerato il girone-locomotiva dell’intero movimento della C?
«Dipende dalla composizione dei gironi e dalla forza degli investimenti. L’ultimo girone C era ricco di piazze con trascorsi illustri. Ma si tratta di riferimenti variabili. Ciò che si può affermare con certezza è che il girone C non è più il campionato in cui a prevalere sono il fattore ambientale e i valori temperamentali. Questo è ormai un luogo comune. Tecnicamente e dal punto di vista della resa organizzativa vale il calcio espresso dagli altri gironi».
La nuova geografia del girone C: aumentano le piazze con blasone e cresce il numero delle città-capoluogo. È in atto un processo di sprovincializzazione della categoria. Basta citare le ambizioni del Catania, risalito dalla D, e il ritorno del Benevento, retrocesso dalla B. E aggiungere Messina, Crotone, Avellino, Sorrento, Taranto, Brindisi, Foggia, Potenza, Pescara...
«Credo si possa ricreare l’effetto-Catanzaro. Ma allargato. Mi spiego: potrebbe non esserci la squadra che fa corsa per sé, ma la presenza di tante pretendenti al salto di categoria finirà col condizionare le scelte e gli umori di tutti perché sarà vietato sbagliare».
Le squadre pugliesi e lucane: Taranto, Brindisi, Monopoli, Virtus Francavilla, Cerignola, Foggia, Potenza e Picerno a cosa vanno incontro.
«Difficile dirlo. Non siamo neppure all’alba della nuova stagione. È presto. Sicuramente questi club si muoveranno con coerenza, adeguando gli investimenti all’obiettivo. Mi incuriosisce il Taranto che ha Capuano come valore aggiunto, essendo in grado di tirar fuori sempre il “di più” dalle squadre che allena».
A leggere i tabellini dell’ultimo scorcio campionato non sfugge che la difesa a 3 (fase di possesso) sia stata la base di ben 12 squadre su 20. E che il 3-5-2 sia stato il modulo maggiormente utilizzato. Ovviamente, il modulo è solo un riferimento aritmetico. Ma questa tendenza continuerà o si sperimenterà qualcosa di diverso?
«Dipende dalle scelte che faranno i club e dalla voglia, o dalla necessità, che avranno di dare comunque continuità al lavoro svolto, magari perfezionandolo con qualche variazione di natura tattica. Così il 3-5-2 può oscillare in 3-4-2-1 o 3-4-3 non come scelta iniziale ma come dislocazione degli uomini in campo durante la partita. Ci sono comunque società che sono molto legate al 3-5-2 come sistema di gioco. Penso, per esempio, alla Virtus Francavilla, dove il 3-5-2 è una specie di dogma programmatico».
Bomber da doppia cifra: alla fine basterà seguire la loro scia per scoprire chi andrà in B l’anno prossimo?
«No, perché il bomber prolifico da solo non basta. Serve la squadra che sorregga la sua ricerca del gol. E sia capace di inventarsi altre soluzioni. Il Crotone ha mandato in doppia cifra Gomez e Chiricò ma non è servito a molto. Per approdare in serie B occorrono una grande solidità difensiva e una altrettanto grande vena realizzativa. È l’unione di queste due grandezze a definire le ambizioni di una squadra».
C’è chi aspira a vincere il campionato delle idee e chi potrà imporre la forza del budget. Ma la ricetta per primeggiare qual è?
«Non esiste. L’annata vincente si costruisce in corso d'opera. Servono qualità ed equilibrio. E una non comune capacità di sapere leggere i momenti. Non basta prendere i giocatori migliori. Lo dimostra il Lecco. Io vengo da lì. Conosco l’ambiente. Ho giocato, ho allenato. Ha fatto qualcosa di eccezionale senza essere annoverato all’inizio della stagione tra le favorite. Sfruttando l’esuberanza dei giovani e l’esperienza dei veterani. Un mix perfetto»
Com’è lavorare in Puglia?
«Gratificante. C’è tutto: passione, attaccamento, competenza. Ho costruito ovunque rapporti umani che continuo a coltivare. Sia a Francavilla, dove sono stato poco, che a Monopoli dove sono arrivato quinto».
Dove allenerà il prossimo anno?
«Aspetto che capiti l’occasione giusta».