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Calcio, Torrente parla con il cuore: «Bari e Genoa dritti in A»

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

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L'ex allenatore biancorosso: «Parma e Cagliari sono insidiosi ma Mignani ha tutto per vincere i playoff»

Mercoledì 26 Aprile 2023, 12:37

13:35

BARI - «Genoa o Bari? Entrambe!». Mai come stavolta, Vincenzo Torrente ha il cuore diviso a metà. La volata per il secondo posto che vale la promozione diretta in A vede da un lato la squadra della del mister di Cetara (15 anni con il Grifone dal 1985 al 2000, con 412 presenze e 5 reti, poi altre sette stagioni, dal 2002 al 2009, da tecnico nel settore giovanile), dall’altro la prima avventura da allenatore in una grande piazza (dal 2011 al 2013 in biancorosso, in serie B), a combattere contro mille avversità, conquistando due salvezze in cadetteria malgrado sei punti di penalità nella prima annata e sette nella seconda. «Quando vivi situazioni così al limite, finisci con l’innamorarti di certe avventure», afferma Torrente, oggi in sella al Padova con cui ha centrato una grande rimonta (dal 14esimo al quinto posto) nel girone A di serie C e si appresta a vivere i playoff per la B. «Perciò, Bari per me sarà sempre speciale. Credetemi, è stata una sofferenza indicibile vedere i biancorossi in biancorossi in quella serie C che eravamo riusciti a scansare con straordinari sacrifici. Ora, mi rincuora rivedere la piazza lottare per il posto in A che merita».

Già, ma il Bari contende la promozione diretta proprio al Genoa…
«Onestamente penso che il Genoa otterrà l’accesso immediato in A. E non escludo che possa arrivare addirittura primo. La squadra ha trovato continuità e si è compattata nella figura di Alberto Gilardino. L’incostanza è stato il grande difetto genoano all’andata, ma ora questo problema mi pare superato. Il Frosinone ha un piede e mezzo in A, ma mancano ancora quattro punti che comunque andranno conquistati. Secondo me, è giusto che il Bari mantenga le speranze di promozione diretta fin quando la matematica lo consenta, ma senza perdersi d’animo in caso di playoff».
Pensa che il 19 maggio a Marassi possa andare in scena una sorta di «finale» per la A tra Genoa e Bari?
«I liguri dovrebbero perdere tre punti per strada: non è semplice. Io, però, ho davvero fiducia nella promozione di entrambe. Insieme al Frosinone di un ds vincente come Guido Angelozzi e non lo dico soltanto per la riconoscenza che nutro nei suoi confronti per avermi portato a Bari. Lui ha miscelato alla perfezione gli ingredienti che servono in cadetteria: un paio di elementi esperti, ma soprattutto tanti giovani che hanno corsa, fame e qualità».

Quali sono i pregi e i difetti di Genoa e Bari?
«Partiamo da un presupposto: il Genoa è una corazzata, la squadra costruita per vincere per eccellenza. Quando punti su gente così blasonata, arrivando persino ad ingaggiare elementi di caratura internazionale come Strootman, hai un solo risultato. E spesso accade che i calciatori, sebbene fortissimi, debbano adeguarsi ad un torneo in cui tecnica, classe ed esperienza non bastano. Ecco, la lacuna rossoblu può essere in qualche calo di intensità che, però, ora è diventato una rarità. La strategia del Bari somiglia a quella del Frosinone: su un gruppo rodato ed impreziosito dalla classe dei vari Antenucci, Di Cesare e Maiello, si è creduto nei giovani. Caprile e Cheddira sono esplosi, ma penso anche a Benedetti e, ora, a Morachioli. Credetemi, in C ci sono ragazzi davvero in gamba, è stato bravo Polito a seguirli. Il Bari è quadrato, solido e ha buone individualità: ora è anche sospinto da un forte entusiasmo. Se arrivasse a giocarsi il tutto per tutto a Marassi, avrebbe le potenzialità per far saltare il banco. Ribadisco, il difetto è che l’ambiente pensi al peggio se ci fosse da affrontare i playoff e sarebbe un grave errore. Perché, invece, i biancorossi dovrebbero arrivarci con una determinazione feroce e la sicurezza di poterli vincere».

Ma la concorrenza sarebbe altamente qualificata…
«È vero, ci sarebbe il Parma che ha talenti puri come Man, Mihaila e Bernabè o il Cagliari che poggerebbe su un valore aggiunto come mister Ranieri, l’ideale per affrontare sfide decisive. Il Pisa ha talento, la Reggina è coriacea, il Sudtirol sarebbe una brutta mina vagante per la sua solidità. Però valutiamo una cosa: il Bari non ha perso con alcuna di queste compagini, non è un dato da sottovalutare. E poi, il terzo posto in classifica comporta che siano gli altri a doverti battere: i biancorossi giocherebbero sempre con due risultati su tre. E poi c’è il fattore a mio avviso più decisivo in assoluto: il popolo del San Nicola».
Eppure il Bari in casa talvolta ha frenato…
«In gare da dentro o fuori, la spinta di un’intera città è fondamentale. Immagino una finale con 60mila baresi allo stadio ed un sogno da realizzare: un epilogo diverso da un trionfo biancorosso sarebbe un finale davvero ingiusto per una stagione così esaltante. Perciò, bisogna crederci. In ogni caso e a prescindere da tutto».

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