BARI - «Ho una sensazione: il Bari e il Genoa insieme in serie A». Non è soltanto il cuore che parla. Nicola Caricola ci crede davvero. L’ex difensore esploso tra i Galletti di Enrico Catuzzi (70 presenze e due gol dal 1981 all’83) e transitato dalla Juventus (due scudetti, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea, una Coppa dei Campioni ed una Coppa Intercontinentale il ricco palmares nel suo quadriennio bianconero), è poi diventato una bandiera del Grifone con cui ha militato per otto anni (dal 1987 al ‘95, con 225 gettoni e sei gol) per poi chiudere con il calcio giocato in America. Da oltre 20 anni vive in Sudafrica: un trasferimento dettato da motivi di famiglia diventato la fortuna della sua vita post agonistica, poiché è diventato imprenditore leader nel settore del caffè. Eppure, il calcio resta la sua passione. E segue con attenzione le sue squadre del cuore.
Nicola Caricola, Bari-Genoa è davvero la partita della sua vita?
«Il Bari resta la squadra della mia città, i colori che hanno animato la passione per questo sport. E in Puglia vive la mia famiglia, perciò il cuore pende sul lato biancorosso. Però, Genova è stata la mia seconda casa e per un decennio ho sposato la causa rossoblu, integrandomi completamente in quel mondo e sposando il mondo di sentire di un’altra piazza straordinaria. Ecco perché tifo per il salto di entrambe: ma come possono città del genere restare in serie B?».
Quali sono i ricordi più preziosi delle due esperienze?
«Una componente fondamentale che lega il mio percorso con i Galletti ed il Grifone sono stati gli allenatori. Ho avuto fortuna nell’incontrare tecnici che hanno scritto un’epoca. Enrico Catuzzi era un genio, un precursore dei tempi: il suo calcio sarebbe visionario persino oggi, forse all’epoca in pochi lo hanno capito. Proponeva all’inizio degli anni ‘80 concetti come l’intensità di cui oggi si parla tanto, i movimenti in sincronia, il pressing avanzato. Inutile rivangare come il Bari dei baresi perse la promozione, tra determinati decisioni arbitrali dubbie: meglio, invece, ricordare come in quel periodo storico il settore giovanile biancorosso fosse probabilmente il migliore d’Italia. In epoca relativamente moderna, fui tra i primi a trasferirmi dalla Puglia in una big come la Juventus, ma nel corso degli anni seguenti in tanti hanno avuto un cammino simile al mio. Nel Genoa ho avuto la fortuna di incontrare altri due “guru” come Franco Scoglio e Osvaldo Bagnoli: ho giocato con gente del calibro di Branco, Torrente, Eranio, Aguilera, Skuhravy, l’indimenticato Signorini. Sono stati anni straordinari».
Bari-Genoa oggi: che gara si prospetta?
«Il fascino non tramonterà mai. Ho sfidato diverse volte il Bari da calciatore del Genoa e la sfida è sempre stata caratterizzata da un grande rispetto sia in campo, sia tra i club. Non dimenticherò mai il doppio confronto del 1988-89, quando le due squadre vinsero la B a pari punti per poi sfidarsi in finale di Mitropa Cup. E forse non è un caso che oggi si ritrovino a confrontarsi nuovamente appaiate in classifica: chissà che non sia un buon segnale. Ovviamente si tratta di due formazioni profondamente diverse. I liguri sono costruiti per vincere subito, con tanti nomi di categoria superiore: eppure, l’amalgama non si è formato, i risultati sono inferiori alle attese. I pugliesi, invece, brillano proprio per spirito combattivo, affiatamento, determinazione. Mi piace la freschezza espressa dalla squadra: buon ritmo e la potenza di Cheddira o Folorunsho che in progressione sono irrefrenabili. Se dovessi valutare la qualità del gioco, direi che i Galletti sono favoriti. Tuttavia, calciatori del calibro di Strootman, Coda, Puscas, Aramu o Gudmundsson possono trovare in qualsiasi momento la giocata determinante».
Mignani contro Gilardino: come legge il confronto in panchina?
«Mi piace l’allenatore biancorosso: lucido, equilibrato, abile nel trovare soluzioni. Non era facile rinunciare al capocannoniere del campionato, eppure il Bari ha infilato buoni risultato anche durante la permanenza di Cheddira al Mondiale in Qatar. Gilardino probabilmente ha l’occasione della vita: ha vinto all’esordio, se continuerà a raccogliere risultati potrà restare in sella al Genoa. E’ un campione del mondo: possiede la personalità per farsi apprezzare dal gruppo».
Si gioca il 26 dicembre: prevede un gran pubblico per il «boxing day»?
«Le festività potranno addirittura essere un incentivo per andare allo stadio. Vedere il San Nicola così affollato crea emozione persino dalla tv. Molti baresi che vivono fuori non perderanno l’occasione per seguire dal vivo la squadra del cuore. Perciò, la cornice sugli spalti sarà assicurata. Quanto mi piacerebbe esserci! Ma sarò a Bari solo verso febbraio e poi in giugno: magari faccio in tempo a vedere qualcosa che valga un festeggiamento».
Da imprenditore: il Genoa è di un grande fondo americano, il Bari appartiene alla Filmauro. Mondi imprenditoriali opposti?
«La famiglia De Laurentiis unisce la grande tradizione degli imprenditori italiani con una gestione moderna, peraltro ormai con una notevole esperienza nel mondo del calcio. I fondi internazionali rappresentano la nuova frontiera: vedrete quanti altre realtà di tal genere investiranno nel nostro Paese. Le realtà, in effetti, sono profondamente diverse, ma con un punto in comune: l’attenzione ai conti e la programmazione oggi sono imprescindibili, ancor più degli investimenti».
Come vede il futuro del Bari?
«La piazza merita la serie A, ad alto livello. I De Laurentiis hanno un merito inestimabile: aver reso il club sano e florido. Ho tante amicizie nel mondo dell’imprenditoria e del calcio: vi assicuro che sul Bari esiste un’attenzione capillare. Un potenziale del genere, in fondo, non può passare inosservato. Perciò, la proprietà presto sarà chiamata a scegliere. Se fossi in loro, opterei senza dubbio per il Bari che, rispetto al Napoli, ha un margine di crescita maggiore e più graduale, mentre il club partenopeo è già arrivato al massimo e richiede investimenti molto più onerosi. Ma forse sono di parte… Ad ogni modo, arriveranno nel caso acquirenti di livello: ci sono tutti i presupposti per un futuro radioso».