Gaetano Quagliariello, senatore, già ministro delle Riforme. Il Napoli è capolista, qualcuno evoca il solito sprint delle squadre di Spalletti. Scaramanzia a parte, che stagione stanno vivendo gli azzurri?
«Le ricordo che nel vocabolario di un napoletano ci sono alcune parole cancellate».
Quali?
«Per esempio quella coniata da Gabriele D’Annunzio, che ha a che fare con lo scudo…».
Ha le vertigini per classifica?
«Questo avvio, come diceva Maurras, è una “divina sorpresa”. Chi conosceva Kvaratskhelia? Con lo scrittore Maurizio De Giovanni lo chiamavamo inizialmente “Ciccio” per il nome impronunciabile. Con tutta la prudenza però oltre lo sprint c’è qualcosa di più».
A cosa si riferisce.
«Il calcio, secondo Gianni Brera, è un mistero agonistico, ma Kvara è qualcosa che ha entusiasmato tutti. C’è una atmosfera che mancava dai tempi di Maradona. Immagini che quando cedemmo Diego non andai più allo stadio. Ci sono tornato solo con il presidente del Senato Pera, per un Lucchese-Napoli molto tempo dopo. Vincemmo 0-1…».
Dicevamo del pathos.
«Stiamo vedendo di nuovo il genio calcistico, che non è il “tiraggio” di Insigne, o le geometrie di Hamsik, pur di livello, che non avevano a che fare il divino. A cui ora ci stiamo avvicinando».
I gol di Osimhen?
«È un animale della giungla che fiuta la preda. Assomiglia alla lontanissima a Cavani, perché dà profondità e sa tenere il pallone. Non è Higuain, Lavezzi o Maradona».
Raspadori?
«Ricorda Bruno Giordano, uno dei più forti sul piano tecnico-tattico.Con Simeone l'attacco è stellare. In difesa Kim sembra un personaggio di Holly e Benji».
Il rapporto tra Napoli e i De Laurentiis?
«Ha avuto ragione Aurelio. Ci sono molti che non ne hanno pensato bene, quando ha ceduto Fabian o Koulibaly. Il presidente ha risposto con i fatti e non si è mai levato un sassolino dalla scarpa».
Le squadre rivali per il titolo?
«La più attrezzata è il Milan, ma - dopo il Napoli - gioca meglio la Lazio. Mai sottovalutare le due del derby d’Italia. La Juve anche con 20 punti di meno è temibile, ma c’è il Var e recuperare è più complesso. L’Inter vista in Champions ha grandi chance».
Sta seguendo il torneo del Bari?
«Con la mia biografia non posso non ammirarlo. All’inizio, Cheddira trasformava ogni pallone in gol. Senza la vena del marocchino l’orizzonte è di metà classifica. Con qualche innesto l’anno prossimo si può lottare per la promozione».
La Meloni sarà una rivelazione come il bomber Kvara?
«Giorgia la palla la tocca bene e anche alcuni dribbling sono stati ubriacanti. Penso a quello alla Camera sulla Serracchiani. La strada è lunga».
Ci spieghi.
«La complessità della politica, come nel calcio, deriva da due cose. Primo: non basta il fuoriclasse. Maradona aveva anche Careca, Giordano e Bagni. La squadra di governo bisogna ancora vederla sotto stress. Secondo: in politica non c’è l'arbitro che fischia al 90’. Le cose le vedi sulla lunga durata».
Che schema da allenatore deve adottare la Meloni per tenere unita la coalizione?
«Sono più insidiosi i suoi alleati che i suoi avversari. Ora è più coeso lo spogliatoio del Napoli che quello della maggioranza. Giorgia deve continuare a tenere il pallino, sfruttando il vantaggio di essere indispensabile. Sono reduce da un viaggio negli Usa: i democratici mi hanno detto che “se c’è la Meloni, c’è l’Italia”. Non so se è vera questa lettura ma mi ha colpito».
FdI guida la coalizione per la prima volta dal 1994. Che errori non deve commettere?
«Eviterei polemiche a sfondo storico, anche per dire che sono superate. Deve dimostrare di riuscire a essere egemone, “esprimendo” una cultura, non “dicendo” che la esprime. Nel medio periodo c’è la partita dell’alleanza con i moderati. Giorgia vuole rimanere “destra” e ha due alleati sul viale del tramonto».