«Entusiasmo, qualità e…il San Nicola: sì, questo Bari può arrivare lontano». Giampiero Ventura non si perde una gara dei «Galletti». Il tecnico genovese, che in biancorosso ha trascorso il biennio 2009-11 centrando nel 2010 uno straordinario decimo posto in serie A (la sua intensa storia biancorossa si interruppe a febbraio 2011 nella stagione che portò al ritorno in B) incantando l’Italia intera con un gioco spumeggiante e le vittorie contro big quali Juventus e Lazio. Persino, l’Inter del Triplete non riuscì a battere i «Galletti» che la fermarono sul pari sia all’andata, sia al ritorno. Da allora si instaurò un rapporto speciale tra il capoluogo pugliese ed il tecnico genovese che, nonostante un ricchissimo palmares (doppia promozione con il Lecce dalla C1 alla A, salto in A anche con il Cagliari e con il Torino, condotto fino alla qualificazione in Europa League) ha scelto la città di San Nicola come sua fissa dimora.
Mister Ventura, allora il Bari l’ha conquistata, nonostante sia una matricola nella B delle stelle?
«In ogni stagione è facile che emerga una rivelazione che viene dalla C. Io ho indicato il Bari già dopo averlo visto all’opera in Coppa Italia, a Verona. È scontato che nella scelta ci sia una motivazione affettiva, ma le indicazioni emerse fin qui sono univoche: è una squadra che ha coraggio, intraprendenza, una buona base tecnica e sinceramente mi ha meravigliato sul piano del gioco».
Quale aspetto l’ha impressionata, in particolare?
«Lo scorso anno occorreva essere concreti e raggiungere il risultato finale ad ogni costo. Ho sempre sostenuto che, nell’ottica della scalata programmata dalla nuova proprietà, la serie C fosse lo step più complicato. Ora, è come se la squadra si fosse liberata da un peso: mentalmente è più libera, ma al contempo ha mantenuto quel furore che le ha permesso di salire dalla Lega Pro. La manovra è più fluida, in ogni match si creano puntualmente le premesse per un gran numero di occasioni da gol e l’ambientamento nella categoria è stato eccellente. Può anche darsi che arriveranno momenti di difficoltà, ma questo gruppo mi pare sicuro dei suoi mezzi».
Pensa che possa generarsi un clamoroso exploit?
«Siamo soltanto all’inizio, occorre tempo per valutare se la squadra sarà in grado di reggere un’aspettativa presumibilmente crescente. Però, sono certo di una cosa: per i valori che sta mostrando, il Bari può competere contro chiunque ad armi pari. Si è parlato molto di una sorta di A2, ma la presenza di grandi piazze o proprietà straniere ricche non basta ad ottenere risultati. Fin qui, la B mi pare fedele ai suoi canoni: resta il torneo in cui il Cittadella può sorprendere o il Parma accusare difficoltà. Compagini che possano “ammazzare” il torneo non ne ho viste».
L’ultimo calciatore del Bari approdato ad un Mondiale è stato Leonardo Bonucci, lanciato da lei. Pensa che Cheddira sia pronto ad un eventuale viaggio in Qatar?
«Questo ragazzo è una forza della natura. Stupisce la crescita esponenziale che sta vivendo: in ogni match, riesce ad aggiungere qualcosa al suo bagaglio. Ha una potenza straordinaria, è in grado di produrre un impressionante numero di accelerazioni e poi aiuta i compagni. Ma, soprattutto, se parte nello spazio diventa impossibile contenerlo. Se il Marocco lo convocherà, avrà l’opportunità di vivere un’esperienza unica, ma lasciamolo libero di crescere secondo i suoi tempi. I giovani non devono essere gravati di eccessive responsabilità. Lui è al primo anno in B: si sta ritagliando un ruolo da protagonista, ma bisogna preservare la sua serenità».
Il San Nicola è tornato a riempirsi come ai tempi belli: che effetto fa?
«Ero allo stadio al match con il Palermo: penso di essermi emozionato più io che i calciatori biancorossi. La Curva Nord piena, il profumo dell’entusiasmo: quello stadio sa trasmettere sensazioni speciali. Se la squadra continuerà così, i 35mila della gara contro i siciliani sono destinati a lievitare. E a quel punto il Bari si ritroverebbe per le mani un’arma letale che nessun’altra compagine può vantare in B».
Ha puntualmente rassicurato i tifosi biancorossi sul progetto targato De Laurentiis: è sempre della stessa idea?
«Più che mai. Se una famiglia di tale spessore nel calcio ha deciso di investire su Bari, significa che ne ha colto le infinite potenzialità. Non ho alcun dubbio che l’obiettivo sia la serie A: potrebbero lottare fin da quest’anno se si manterranno certe premesse. In caso contrario, ci proveranno con ulteriore convinzione la prossima stagione. Certo, un giorno forse vicino saranno di fronte ad una scelta e non so che cosa decideranno. Ma, in Italia, chi può vantare un tale patrimonio di passione?».