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Antonio Calò
27 Aprile 2020
Il ds del Lecce Mauro Meluso
LECCE - Probabilmente tornerà a Lecce il 4 maggio, il direttore sportivo Mauro Meluso, che sta trascorrendo il lockdown a Teramo, operando in smart working. «Sono in continuo contatto con i componenti dell’area scouting, valutando, in video, i calciatori che ci sono stati segnalati o che abbiamo seguito - dice - Inoltre, mi confronto con colleghi ed agenti, anche per stabilire in che modo alleggerire gli effetti dei mancati ricavi ai quali dovranno fare fronte i club e che, in parte, dovranno riverberarsi fatalmente su tutti i professionisti del mondo del calcio».
Il campionato riprenderà?
«Mi auguro sia possibile, ma nessuno può azzardare previsioni. La nostra posizione è stata chiara dall’inizio ed è quella di tornare a giocare, ma solo se si potrà farlo in sicurezza. Concludere il torneo sarebbe importante per una questione economica, della quale non è bello parlare in questa fase, ma che va tenuta presente, e per fare in modo che i verdetti vengano emessi dal campo. D’altro canto, bisogna ammettere che, una cosa sarà riprendere gli allenamenti con il rispetto di un protocollo minuzioso, ma cosa ben diversa sarà decidere di disputare una partita perché il calcio è uno sport di contatto».
Se la stagione non si concluderà cosa accadrà per promozioni e retrocessioni? Carte bollate?
«E’ uno dei motivi per i quali si spera che sia possibile terminare i campionati. Noi, regolamento alla mano, non siamo terz’ultimi. Ma è evidente che anche squadre come Brescia e Spal, che sono in coda, abbiano il diritto di giocarsi sino in fondo le proprie chance, in quando sono in calendario altri 12 turni. Il calcio non può permettersi una sfilza di ricorsi e per venire a capo del problema servirà eventualmente molto buonsenso».
Cosa si aspetta dal Lecce in caso di ripresa?
«Sarà fondamentale che ciascuno riallacci immediatamente i fili mentali e la cosa non sarà semplice, né per noi né per gli altri team, dopo uno stop tanto lungo. Sul piano della rosa, un vantaggio dovrebbe essere garantito dal pieno recupero di Falco e di due infortunati di lungo periodo come Babacar e Farias. Dovendo chiudere entro il 2 agosto, si giocherà ogni tre giorni e d’estate. Chi riuscirà ad adattarsi meglio ad una simile situazione sarà avvantaggiato».
Come cambierà il calcio dopo questa emergenza?
«Ci sarà un ridimensionamento generale del modo di vivere in ambito mondiale, quindi anche nel nostro sport. Potrebbe crescere il divario tra grandi e piccoli club. Muteranno i meccanismi del mercato».
I format dei campionati andranno rivisti?
«La A e la B possono sostenere le 20 squadre anche perché, in caso contrario, si negherebbe a tante piazze la possibilità di vivere un sogno. In C la situazione è differente perché c’è una differenza enorme tra le società blasonate o economicamente forti e le altre».
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