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Antonio Calò
16 Febbraio 2020
Alla vigilia della sfida con la Spal, Fabio Liverani aveva ammonito sulle difficoltà dell’incontro e non si sbagliava. «Merito agli avversari, che sono partiti forte - sottolinea il tecnico romano, premiato prima del fischio d’inizio per il traguardo delle 100 panchine in giallorosso, raggiunto a Napoli - Noi, essendo alla prima stagione in A, non abbiamo malizia. Nel primo tempo, a favore di vento, avremmo dovuto verticalizzare di più. Con il trascorrere dei minuti, però, abbiamo trovato i ritmi giusti. Comunque, c’è stato da soffrire sino alla fine, com’era lecito attendersi stante l’importanza della posta in palio per entrambe le squadre».
Il suo Lecce ha eguagliato quello di Delio Rossi che, nel 2003/2004, ha conquistato tre successi di fila in massima serie: «È un onore, in quanto per me è stato un maestro, un allenatore importantissimo, sia nella Lazio che nel Palermo. Lo stimo molto, sia come uomo che come tecnico. Mi ha insegnato tanto. Il grande merito di questo tris, però, è soprattutto dei ragazzi. Mi fa piacere per loro».
Il periodo nero sembra lontano: «Nel nostro calcio non c’è pazienza. Si vuole tutto e subito, ma le certezze vanno costruite con il tempo, soprattutto per chi, come noi, 18 mesi fa giocava in C. Penso che l’affermazione centrata con il Torino, la prima in casa, abbia dato maggiore consapevolezza al gruppo. Inoltre, ora disponiamo di un organico più ampio. Contro la Spal avevamo tante assenze ma, a differenza di quanto è accaduto a dicembre, abbiamo potuto schierare comunque una formazione equilibrata».
Nel ciclo negativo, Liverani è rimasto fiducioso. «Per due motivi - spiega - Avevo la consapevolezza della forza del gruppo e sapevo che la società, come ha sempre fatto da quando sono arrivato in C, non si sarebbe tirata indietro ed avrebbe migliorato la rosa, com’è accaduto. Il Lecce è un club con i conti a posto, un esempio per il calcio italiano. Non potevo pretendere di avere tutti i tasselli al posto giusto già in estate».
Con l’emergenza-attaccanti, decisivi sono stati due centrocampisti. «Majer, Barak, Mancosu e Deiola hanno le caratteristiche per andare in gol. Alla vigilia della gara con la Spal, scherzando con Zan gli ho chiesto come mai non avesse ancora segnato in A. C’è riuscito. Eppure ha rischiato di essere sostituito perché, quando si è procurato il rigore dell’1-0, ha subito un pestone e il piede era violaceo. Falco ha avvertito una scossa al retto femorale. Entro 48 ore sapremo di cosa si tratta».
Il presidente Saverio Sticchi Damiani sorride: «Non si conquistano tre successi consecutivi in serie A per caso. Sono il frutto di un lungo percorso, di un lavoro continuo, di tanti sacrifici. Ringrazio i ragazzi, uno per uno. Hanno dato tutto. Alla vigilia abbiamo perso per un acciacco Saponara e Rispoli. Poi si è fatto male Falco. Erano out Farias, Babacar e Meccariello. In tutto, sei indisponibili. Ma il gruppo ha trovato la forza per battere la Spal».
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