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Brindisi, inchiesta della Procura sul San Raffaele. La Regione: mancano 20 milioni

 
massimiliano scagliarini

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massimiliano scagliarini

Brindisi, inchiesta della Procura sul San Raffaele. La Regione: mancano 20 milioni

Il centro di riabilitazione di Ceglie Messapica al centro dello scontro con la Asl e con il governo. Parte una indagine dopo gli esposti

Martedì 27 Agosto 2024, 06:30

BARI - La Procura di Brindisi ha aperto un fascicolo sul caso del San Raffaele di Ceglie Messapica, la struttura sanitaria finita al centro di uno scontro tecnico-politico a colpi di ispezioni e ricorsi al Tar. Con la Regione intenzionata a riprendersi l’assistenza riabilitativa che, 24 anni fa, è stata affidata in «sperimentazione gestionale» alla omonima fondazione riconducibile alla famiglia Angelucci che a sua volta ha ottenuto per due volte dai giudici amministrativi la sospensiva urgente degli atti adottati dalla Asl.

Nel fascicolo, aperto senza ipotesi di reato né indagati dal procuratore Antonio De Donno, sono confluiti gli esposti presentati fin da giugno dal consigliere regionale Fabiano Amati e una serie di atti amministrativi trasmessi dalla Regione nei quali si individuano una serie di criticità sia sul fronte dell’assistenza ai pazienti, sia sul fronte del rapporto contrattuale tra Asl e Fondazione.

La struttura che ospita il centro è di proprietà pubblica, e lì la Fondazione svolge il servizio di riabilitazione attraverso il meccanismo della sperimentazione gestionale che consente di affidare al privato funzioni pubbliche. Non si tratta dunque di una clinica privata: nell’esposto di Amati si fa riferimento sia alla possibile illegittimità dei contratti, sia appunto ai canoni di fitto che la Fondazione deve pagare alla Asl e che negli anni sarebbero stati abbattuti per compensare le prestazioni svolte oltre i tetti di spesa. Un meccanismo che lo stesso dipartimento Salute della Regione ritiene illegittimo (il contratto non consente di aumentare le prestazioni, prevedendo invece l’equilibrio gestionale) tanto da aver diffidato la Asl Brindisi a recuperare le somme non riscosse. Nel 2023 la Fondazione ha fatturato alla Asl circa 10 milioni, ottenendo un abbuono sul fitto di circa un milione (il canone annuo della struttura è pari a circa 1,2 milioni). La somma da recuperare - sempre secondo i calcoli della Regione - si aggirerebbe dunque sui 20 milioni di euro.

Dopo l’approvazione il 30 maggio della legge regionale (proposta da Amati) per la re-internalizzazione della riabilitazione, con la nascita di un Centro regionale, a fine luglio è arrivata l’impugnativa di Palazzo Chigi. Il caso è così diventato politico, perché Antonio Angelucci, editore e parlamentare della Lega, re della sanità privata nel Lazio, è vicinissimo ai vertici di Palazzo Chigi. Nel frattempo il Tar di Lecce ha sospeso con provvedimento monocratico urgente sia la reinternalizzazione, sia il provvedimento di nomina di un direttore medico adottato dopo che l’ispezione della Asl ha rilevato la presenza di personale senza requisiti. Sul punto ieri Amati si è appellato al presidente della Repubblica («Per sapere se è ragionevole curare malati gravissimi con personale medico privo di abilitazione culturale appropriata») e all’ufficio di presidenza della giustizia amministrativa («per sapere se rappresenta motivo d'ispezione o azione disciplinare l'adozione di un provvedimento palesemente abnorme»).

La Regione fa sapere di non essere preoccupata dal contenzioso e di attendere la camera di consiglio di settembre per presentare appello al Consiglio di Stato. Se pure la Fondazione dovesse vincere al Tar - è la linea - c’è sempre la legge regionale che prevede il ritorno della riabilitazione alla gestione diretta della Asl. E se la legge fosse dichiarata incostituzionale, sarà sufficiente attendere la scadenza del contratto o dichiararlo risolto per inadempienze. La Fondazione ha invece dichiarato «che, come evidenziato nei ricorsi urgenti al Tar, entrambi accolti, dispone della completa dotazione di personale che da oltre vent'anni garantisce prestazioni di eccellenza senza alcun rilievo e che i medici operanti dispongono dei titoli necessari», e che «per il rispetto che tutti devono alla magistratura» si atterrà «alle decisioni che saranno assunte nelle sedi deputate».

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