FRANCAVILLA FONTANA - «Quel pomeriggio stavo riposando, quando attorno alle 17 ho sentito qualcuno scendere per le scale di casa e poco dopo due colpi: pensavo fossero petardi e sono uscito. Ho visto mio figlio appoggiato al portone di ingresso, si reggeva con un braccio e aveva gli occhi sgranati. Non mi ha parlato, ma con quello sguardo era come se volesse chiedermi cosa fosse successo, che cosa gli avessero fatto. Poi si è accasciato sulle ginocchia ed crollato per terra».
Gli ultimi istanti di vita di Paolo Stasi, il 19enne di Francavilla Fontana, ucciso con due colpi di pistola davanti all’ingresso dell’abitazione di famiglia in via Occhi Bianchi, il pomeriggio del 9 novembre 2022, sono stati raccontati dal padre, Giuseppe Stasi alla Corte d’Assise. Una testimonianza provata, resa ieri, davanti ai giudici togati e popolari, chiamati a pronunciarsi su Cristian Candita, 22 anni, residente della Città degli Imperiali, finito sotto processo con l’accusa di concorso nell’omicidio per aver accompagnato in auto Luigi Borracino, ritenuto l’esecutore materiale. Borracino, che all’epoca dei fatti non era ancora maggiorenne, è imputato davanti al tribunale per i minorenni di Lecce e sarà giudicato con rito abbreviato. Entrambi sono ristretti in carcere.
Sia la procura di Brindisi, che quella dei minorenni, contestano le aggravanti dei futili motivi e della premeditazione. I futili motivi sarebbero riconducibili a un debito pari a 5mila euro che Paolo Stasi avrebbe accumulato assieme alla madre per il consumo di sostanze stupefacenti. La madre, Addolorata D’Errico, difesa dall’avvocato Francesco Monopoli, è stata rinviata a giudizio per detenzione di droga, assieme ad altri.
Quanto alla premeditazione, dalle indagini svolte dai carabinieri è emerso un sopralluogo il 5 novembre precedente «funzionale alla cura e alla definizione dei dettagli dell’azione di fuoco». Nel corso dell’udienza è stato sentito il maggiore Rolando Giusto dei carabinieri che ha commentato un video ricavato dai filmati delle telecamere: è stato possibile vedere l’auto, una Fiat Grande Punto. Candita sarebbe stato alla guida, nei pressi dell’abitazione di Stasi, mentre Borracino sarebbe stato disteso sui sedili posteriori e sarebbe sceso alle 17.29, per telefonare al 19enne per dirgli di scendere. Quindi l’esplosione di due colpi di pistola: il primo fatale, al polmone sinistro e poi al cuore fuoriuscito alla schiena. Borracino sarebbe fuggito a piedi alle 17.31 in via della Conciliazione dove ad attenderlo sarebbe rimasto Candita.
I genitori e la sorella di Paolo Stasi, con l’avvocato Domenico Attanasi, si sono costituiti parte civile chiedendo il risarcimento dei danni parentali e del danno catastrofico.