«Le risposte fornite dalla Asl Bt sulle polveri giallo-arancioni durante l’audizione in Regione ci preoccupano, non ci si può ridurre a citare limiti di legge minimi e riferimenti parziali». Non nasconde le proprie perplessità il presidente di Legambiente Barletta, Raffaele Corvasce.
Il referente dell’associazione ambientalista è intervenuto a pochi giorni dalla seduta della commissione ambiente della Regione cui hanno preso parte anche rappresentanti della Asl Bt, chiamati a rispondere del possibile impatto sulla salute dei cittadini delle polveri giallo-arancioni che negli ultimi mesi del 2024 e ad inizio 2025 si sono depositate su balconi, automobili, e giardini nelle vicinanze della zona industriale di Barletta, in particolare su via Trani e via Misericordia.
asl e arpa In commissione, la Asl aveva escluso ipotesi di esposizione della popolazione basandosi sui risultati dei report Arpa sulla qualità dell’aria in un periodo compreso tra l’ottobre 2024 e il giugno del 2025. Secondo quanto affermato dai rappresentanti dell’azienda sanitaria locale, i dati non hanno evidenziato sforamenti rispetto a quelli che sono i limiti imposti dalla legge, se non per alcune giornate e comunque in linea con le medie annuali. Sempre in commissione, i rappresentanti di Asl avevano anche evidenziato come i campioni di polveri giallo-arancioni prelevati da Arpa (contenenti quantità rilevanti di fosforo totale, calcio, fluoruri e metalli tra cui alluminio, ferro e nichel, ndr), nel corso dei campionamenti condotti tra metà e fine gennaio 2025, non fossero sufficienti a tracciare un quadro preciso della situazione.
campioni insufficienti Questo non è piaciuto a Legambiente. «A fronte della dichiarata insufficienza dei campioni prelevati - ha affermato Corvasce - riteniamo che l’azienda sanitaria avrebbe potuto e dovuto attivarsi con urgenza per suggerire metodi alternativi di prelievo e di analisi, al fine di fare chiarezza su quanto accaduto e rassicurare la cittadinanza». Per Legambiente, siamo davanti a «un mancato approfondimento che viola i principi fondamentali della tutela della salute pubblica e della protezione ambientale, sanciti: dall’articolo 32 della Costituzione italiana, dall’articolo 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, dal D.Lgs. 155/2010 sulla qualità dell’aria e della legge 833/1978, che attribuisce alle Asl il compito di garantire la prevenzione collettiva e l’igiene ambientale».
piano di monitoraggio Sulla base di questo, Corvasce ha sottolineato come, a parere di Legambiente, sia «inaccettabile che la Asl, in quanto ente preposto alla difesa della salute pubblica, si riduca a citare limiti di legge minimi e riferimenti parziali, sorvolando di fatto sulla necessità di protezione effettiva e preventiva. Non chiediamo la verifica burocratica delle soglie numeriche, chiediamo trasparenza, attenzione e responsabilità per la tutela del diritto alla salute di tutti i cittadini». Corvasce ha poi aggiunto che «in presenza di fenomeni atipici, odori molesti e lamentele diffuse da diverse aree della città e da diverso tempo, chiudere la faccenda con una dichiarazione di prelievo non rappresentativo è una scelta pericolosa che mina la fiducia pubblica nelle istituzioni sanitarie».
Infine, la richiesta di «immediata attivazione di un piano straordinario di monitoraggio ambientale indipendente; pubblicazione integrale dei dati relativi ai prelievi effettuati, ai metodi utilizzati e ai parametri analizzati; impegno da parte della Asl ad effettuare ulteriori verifiche che portino alla cittadinanza risposte pubbliche chiare e documentate; coinvolgimento diretto della cittadinanza nei processi di valutazione del rischio ambientale e sanitario».