TRANI - I carabinieri portano avanti nel massimo riserbo le indagini sull’incendio del locale Macao di piazza Longobardi, avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì. Poco o nulla trapela, oltre le certezze già acquisite con particolare riferimento all’autore del gesto - una persona sola incappucciata ed apparentemente non riconoscibile - ed alla natura dolosa del rogo, appiccato versando all’ingresso del locale liquido infiammabile contenuto in una tanica.
Per tutto il resto, bocche cucite da parte dei militari, che non si sbilanciano su nulla ma nel frattempo ascoltano persone e cercano di ricostruire uno scenario utile quanto meno per confermare o smentire l’ipotizzato collegamento tra i due incendi che in un mese hanno riguardato altrettanti locali della stessa zona, posti a 50 metri l’uno dall’altro. Infatti, proprio la vicinanza fisica dei luoghi e temporale degli eventi fa registrare le prime prese di posizione di politica e società.
«Esprimiamo solidarietà al titolare dell’attività commerciale Macao - scrive Mario Landriscina, direttore di Confesercenti Bat -, per questo ennesimo gesto sconsiderato che va a colpire il commercio e l’economia locale, e non solo, che sta vivendo un periodo difficile. Sacrifici e impegno non possono e non devono essere oggetto di simili episodi. È possibile che si tratti di episodi isolati che si ripetono, ma comunque non da sottovalutare. Confesercenti resta a totale disposizione dei commercianti».
ESCALATION «Quello che è successo al Macao, e poco tempo fa al Tom, non può lasciare indifferenti le istituzioni - commenta Vito Branà, capogruppo del Movimento cinque stelle -. Siamo di fronte ad una escalation preoccupante in città, che colpisce il cuore del nostro tessuto imprenditoriale, fatto di giovani che rischiano i propri soldi e vedono andare in fumo i tanti sacrifici fatti. Piena vicinanza a questi imprenditori, che non devono sentirsi soli, ma avvertire il sostegno delle istituzioni e della città intera».
LA PIAZZA TRASFORMATA Vi è poi l’analisi su quello che oggi è piazza Longobardi rispetto alle previsioni di chi nel 2011 la trasformò, ipotizzandola come salotto alle porte del centro storico e quindi sopprimendo la storica «piazza del pesce». Purtroppo i fatti non sono andati di pari passo con le intenzioni, a cominciare dalla rimozione dal centro della piazza delle tavole riproducenti gli Statuti marittimi, per finire con l’ultimo incendio. Il tutto passando per la sanguinosa chiusura di una bellissima libreria, Palazzo Vischi mai più recuperato a causa del tramonto del progetto della fondazione Ida Grecca del Carretto, nonché quel Fondaco dei Longobardi di collegamento con il porto tuttora desolatamente chiuso.
«Ma in quell’epoca - ricorda Pinuccio Tarantini, il sindaco che ne commissionò i lavori - pensavamo ad una piazza Longobardi agorà del centro storico, luogo di condivisione nel solco della storia che intendemmo delineare facendo realizzare e collocare quelle cinque tavole. Comprendo bene che oggi la piazza si presenti diversa rispetto a come l’avevamo ipotizzata, ma ritengo che il problema non siano i locali, quanto piuttosto coloro che li frequentano, per arginare i quali servono più controlli che scelte politiche».
LE INTERFERENZE Da non trascurare le conseguenze dell’incendio in danno di chi nella vicenda non c’entra proprio nulla. «Fermo restando che l’episodio sembra essere un atto intimidatorio, ritengo che ci siano evidenti pecche nel regolamento di occupazione del suolo pubblico - analizza l’ingegnere Rita Reggio -. In questi casi, oltre i locali commerciali, vengono coinvolti anche i proprietari degli appartamenti sovrastanti o dei locali adiacenti, che magari hanno altra destinazione d’uso. Dunque mi chiedo: come mai si rilasciano concessioni di occupazione del suolo pubblico senza esigere di allegare alla pratica l’autorizzazione da parte del condominio? È peregrina l’imposizione della Soprintendenza di distaccare i dehor dalle facciate condominiali? A mio avviso no».