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Canosa, l'anziana cade e si frattura l'omero: inizia l'odissea

 
Antonio Bufano

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Antonio Bufano

Canosa, l'anziana cade e si frattura l'omero: inizia l'odissea

La replica dal pronto soccorso: «Al netto delle difficoltà, sono state prestate tutte le cure adeguate al caso»

Sabato 30 Dicembre 2023, 13:07

CANOSA - A seguito di una caduta accidentale in strada, un’anziana signora di 75 anni, ha avuto necessità delle cure mediche. Il figlio, residente in Emilia Romagna e tornato a Canosa per le feste natalizie, ha immediatamente accompagnato la madre al locale Postazione Fissa Medicalizzata. “Ci siamo recati – racconta il figlio Leonardo - presso il punto di primo soccorso dell'ospedale di Canosa, dove mia madre è stata assistita con le prime medicazioni ed hanno accertato un trauma facciale e la frattura del collo dell'omero. A causa dell'assenza di un medico ortopedico siamo stati invitati a raggiungere il Pronto soccorso dell’ospedale di Andria o Barletta. Alle successive ore 20 raggiungevamo il Pronto soccorso di Andria, dove riscontravamo una situazione al limite del collasso. Unico personale infermieristico che doveva dividersi tra l'accettazione e altre mansioni di infermiere, mancanza di medico specialista, nel nostro caso ortopedico, e assenza di informazioni circa la sua reperibilità”.

E poi: “Nella sala di attesa, di appena 50 metri quadrati, continuavano ad arrivare persone, tra cui diversi bambini con febbre alta (in alcuni casi accertato essere positivi al covid). Dopo qualche ora di attesa mia madre è stata visitata, ma non è stato possibile intervenire per la frattura all'omero a causa della irreperibilità del medico ortopedico. Alle ore 23,30 è stata dimessa con l'invito a ripresentarsi alle ore 9 del giorno seguente per la visita ortopedica. Alle ore 10,45 (dopo circa due ore dal ritorno in ospedale) eravamo ancora in sala di attesa, nella speranza che mia madre venisse chiamata per essere visitata”. “Nonostante il numero elevato degli accessi -osserva- vi è sempre un unico infermiere, tra l'altro molto disponibile, che deve dividersi tra i propri compiti medici e l'accettazione”.

La conclusione: “Alle ore 16,56 abbiamo deciso di lasciare il Pronto soccorso di Andria, senza fare la Tomografia computerizzata di controllo, in quanto dopo otto ore di attesa non venivano date indicazioni dal personale infermieristico di quando sarebbe stata effettuata la Tc.

Spero non ci siano ripercussioni sullo stato di salute di mia madre. Per me che vivo in Emilia Romagna e torno in ferie in Puglia, constatare questa situazione mi fa capire il divario enorme di efficienza sanitaria e organizzativa tra le due regioni, che nonostante il passare degli anni non si assottiglia, ma aumenta sempre di più”.

Così la replica del direttore del Pronto soccorso, dott. Ernesto La Salvia: “L’anziana signora ha ottenuto l’assistenza medica e le cure ospedaliere previste dal protocollo, che è universale e che, in Puglia, non è dissimile da quello dell’Emilia Romagna. “Dopo la radiografia e la Tc alla testa – evidenzia La Salvia- la paziente è stata inviata dalla Postazione Fissa Medicalizzata di Canosa ad Andria per la valutazione ortopedica e la necessaria osservazione per il trauma cranico che, a quell’età ed in corso di terapie particolari, può evolvere in eventi emorragici nelle ore successive. L’ortopedico ha preso atto, dopo richiesta dei medici del Pronto Soccorso ed informato della condizione clinica, dell’entità del danno osseo (la visione telematica dei “raggi” è procedura consolidata ed universalmente realizzata) ritenendo non urgente la visita che si sarebbe comunque conclusa con la prescrizione del tutore ad una paziente già adeguatamente immobilizzata. Il tutto è chiaramente circostanziato nel documento di refertazione finale in possesso della paziente”.

Aggiunge il dott. La Salvia: “Mi rincuora la considerazione degli operatori che, a dire del figlio della paziente, si sono dimostrati “molto disponibili”, dovendo dividersi tra i vari compiti a loro assegnati, così come mi dispiace che non aiutino gli spazi a disposizione di un Pronto Soccorso perennemente affollato. Molti sforzi sono stati fatti e si stanno facendo ma la parola “ampliamento” non è ulteriormente utilizzabile in una geografia non più espandibile. Il numero degli operatori, infine, meriterebbe un capitolo a parte e note sono le difficoltà di reclutamento di infermieri e, soprattutto, medici. Se colpa c’è stata è quella di aver avuto poco tempo da dedicare ad informare pazienti e parenti delle procedure e dei tempi necessari che sono universali negli ospedali della Repubblica (almeno quelli!), al netto degli spazi a disposizione, e che certo non discriminano tra Veneti e Siculi”.

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