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Trani, Fortino di S. Antonio: adesso c’è la gara

 
Nico Aurora

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Nico Aurora

Trani, Fortino di S. Antonio: adesso c’è la gara

Resterà il ristorante sul mare, ma il bando prevede anche un preciso piano di libere aperture al pubblico

Lunedì 11 Dicembre 2023, 13:13

TRANI - Resterà un ristorante, ma la futura attività dovrà prevedere anche un preciso piano di libere aperture al pubblico. Infatti, il luogo che lo ospita non è un locale qualsiasi, ma una pregevole chiesa romanica dell’XI secolo, oggi sconsacrata.

DAL 2008 AD OGGI - Dal punto di vista del patrimonio comunale l’immobile in questione si chiama «Fortino e chiesa di Sant’Antonio», ma dal 2008 è conosciuto in tutta Italia come un rinomato ristorante, in favore della cui società di gestione il Comune di Trani nel 2008 aveva rilasciato l’affidamento In concessione. Oggi dopo quindici anni, nell’ambito di un riordino generale dei beni comunali da valorizzare, è arrivato il momento della procedura ad evidenza pubblica per il nuovo affidamento in concessione del bene, in prospettiva del quale il dirigente dell’Area patrimonio, Luigi Puzziferri, ha approvato il bando di gara.

L’immobile si trova in via Tiepolo e comprende tre unità, distintamente individuate nel catasto terreni, per un’estensione complessiva di 787 metri quadrati. La principale è proprio quella denominata «Fortino e chiesa di Sant’Antonio», riconosciuta di interesse storico artistico nel 1982 e successivamente di interesse culturale nel 2004.

In occasione dell’approvazione del bilancio 2023 il consiglio comunale aveva licenziato il Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari, prevedendo nel caso di specie l’indizione di una procedura di evidenza pubblica per la concessione in uso a terzi, a titolo oneroso, dell’immobile in questione. Il bene è stato posto a gara a seguito del parere favorevole della Soprintendenza, a patto che il concessionario adotti le misure necessarie - come finora è sempre stato, anche a sue spese - per assicurarne la conservazione.

BASE D’ASTA, DURATA E COMPARAZIONI - Il bando prevede l’assegnazione ai partecipanti di un punteggio, ponendo alla pari sui piatti della bilancia gli elementi qualitativi e quelli quantitativi. Nel primo caso si parla di adeguamento a norma e innovazione degli impianti, manutenzione, conservazione e monitoraggio, sostenibilità ambientale ed efficienza energetica. Nel secondo caso si fa riferimento a fruibilità pubblica ed eventi e, soprattutto, al canone annuo che il Comune ha deciso di fare partire da 89.000 euro.

La durata della concessione è stata stabilita in 6 anni, rinnovabili una sola volta per altri sei ed escludendo il rinnovo tacito. La circostanza risalta perché in questo caso, sia pure in presenza di una base d’asta molto alta, lo stato pressoché perfetto dell’immobile ha indotto il dirigente del settore a restringere ad un massimo di 12 anni la permanenza del concessionario.

Diversa è stata la strategia per le gare già indette, ed in corso, in merito a beni come l’ex pizzeria da Felice e la Lampara: infatti per entrambi, a fronte di pesanti lavori di ristrutturazione da effettuare a carico del concessionario, si concede una permanenza fino a 25 anni, con base d’asta a partire rispettivamente da 46.000 e 26.000 euro, somme stimate sulla base dello stato dei luoghi.

DESTINAZIONE E TUTELE - L’immobile potrà essere destinato «solo all’espletamento di attività turistiche, ricettive ed altre complementari - si precisa nel bando - di tipo culturale, socio ricreativo, eventi, ricerca, arte, ristorazione ed enogastronomia, scoperta del territorio. In ogni caso, la destinazione d’uso deve essere compatibile con il carattere storico e culturale del bene, tale da non arrecare pregiudizio alla sua conservazione e al pubblico godimento. Dovrà essere assicurata la conservazione nel tempo dell’intero complesso edilizio, senza compromettere la lettura degli originali caratteri tipologici, architettonici e costruttivi, garantendo inoltre il mantenimento delle finiture originarie, o comunque storicizzate».

«RISTORANTE-MUSEO» - Infine, la già accennata fruizione pubblica. Come effettivamente indicato nel già richiamato Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari, l’unica vera novità rispetto al recente passato è che il bene, al netto del servizio di ristorazione da svolgersi al suo interno, torni fruibile al pubblico con un piano di aperture che contemperi le esigenze dell’attività commerciale (cui dovrebbe essere ancora votato) e quelle di cittadini e turisti che vogliano semplicemente ammirare chiesa e pertinenze d’interesse.

Il bando prevede un numero minimo annuale di 36 aperture al pubblico, di cui almeno 12 riservate al Comune di Trani (delle quali sei in fascia pomeridiana e sei in antimeridiana), per un intervallo temporale non superiore a 4 ore (esclusi festivi e prefestivi) anche per la realizzazione di eventi a cura e spese del Comune. Aspettando l’esito della gara, quello che si preparerebbe a nascere dalla pancia del fortino si potrebbe ribattezzare «ristorante-museo».

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