BARLETTA - «Si può dare di più senza essere eroi» cantavano nel 1987 Ruggeri, Morandi e Tozzi. Il brano vinse Sanremo e conquistò le hit parade. Nel composito puzzle organizzativo della Disfida 2023, ogni singolo tassello umano e tecnico, all’insegna della sinergia, della storia, della cultura, del turismo, di quel barlume di unità nazionale targato 1503 e poi ripreso da Massimo D’Azeglio nel periodo risorgimentale, cerca di dare e fare di più, senza essere eroi.
Collaborazione e cooperazione per costruire una complessa macchina rievocativa che riunisce vari settori. La cavalcata tra storia e leggenda firmata da Alessandro Piva (direttore artistico) e Francesco Gorgoglione (regista) va in archivio con il tradizionale sold out nel Fossato del Castello (2500 spettatori), con il bagno di folla che saluta il corteo trionfale, applaudendo i vincitori e sbeffeggiando e fischiando i vinti, con la meravigliosa atmosfera pirotecnica che dagli spalti del maniero federiciano illuminando il cielo notturno e accendendo le emozioni conclude con incanto la parentesi dell’intera manifestazione.
Si ambisce, da sempre, ad un evento grandioso. Ognuno nel suo piccolo è protagonista del proprio lavoro, della propria parte, perché Barletta è la Città della Disfida. Del resto “Si può dare di più, perché è dentro di noi”, già, ancora una volta la citazione viene dal successo sanremese.
L’offesa, il giuramento, l’investitura, il combattimento, lo sfilare nelle vie principali richiamano metaforicamente anche il rinnovato impegno da parte di tutti di essere coerenti con il proprio spirito di servizio e con i valori e gli ideali della cavalleria, dell’etica. L’eroismo vigoroso dell’epopea di 520 anni fa, si rivive soprattutto nel campo di battaglia, nella finzione scenica dove il cast artistico ricerca la perfezione, in cooperazione con i dettami registici, per rendere verosimile lo scontro e il duello finale. Ci sono i 13 italiani guidati da Ettore Fieramosca e gli avversari francesi, gli altrettanti 13, capitanati da Guy de La Motte, interpretati rispettivamente da Giorgio Pasotti e Giovanni Calcagno. C’è lo straordinario colpo d’occhio degli spalti gremiti. Tutti con i cappellini bianchi e rossi con la scritta “Disfida di Barletta” distribuiti per l’occasione. Segno identitario. Ci si ripara dal solleone. Ma la trovata è geniale dal punto di vista del marketing. Stupisce la performance “Excalation”. Sulle pareti del castello gli acrobati di Elisa Barucchieri e della Compagnia Res Extensa propongono una creazione riconducibile alla lealtà, al coraggio, alla saggezza, virtù che un uomo d’arme deve mostrare a sè stesso.
Bella premessa seguita dall’esibizione dei gruppi locali “I Fieramosca”, “I Bardulos”, “Brancaleone” insieme agli artisti di strada del Teatro del Ramino di Ascoli Piceno. Sbandieratori, trombonieri, mangiafuoco, saltimbanchi, tamburini introducono l’entrata dei cavalieri (8 binomi locali del “Mito” insieme a quelli del team Nencini). Si infiamma la competizione, fino al duello finale. La spunta Fieramosca. Costretto alla resa La Motte. Il pubblico acclama i suoi paladini. Promosso Pasotti, meglio Calcagno, più guerriero e con una prestanza fisica e scenica ineccepibili. A Calcagno inoltre, il ruolo dell’anonimo di veduta, raffigurato in Piazza Marina durante il Giuramento.
Forte è l’attrattiva turistica. Città straripante, imponente il servizio d’ordine. Per la kermesse dagli spalti del Castello, spettatori un tantino sacrificati nella posizione e nei tempi. Ammirano lo splendore di Nox Lux, del Videomapping a cura di Alessandro Vangi e Raffaele Fiorella, i fuochi di Pirofantasy. «Ma perché non scegliere un luogo con una visione più ampia - azzarda più di qualcuno, nella ressa tra cancelli dei giardini del castello ancora chiusi e spettacolo che inizia -. Forse il fossato si sarebbe prestato molto meglio con spazi più ampi e non occlusi dai rami dei pini». «Chissà - ipotizza un altro - per la conclusione bastavano i fuochi, il resto poteva essere inserito nel programma nei giorni precedenti».
Come sempre, alla fine, si tirano le somme. Si può fare e dare di più. Di certo lo sforzo sinergico è immenso e meticoloso e prevede un serio coordinamento. Nel calendario di appuntamenti organizzati dalla locale Amministrazione Comunale con il patrocinio di Ministero della Cultura e Regione Puglia e il supporto di Teatro pubblico pugliese e Puglia Promozione non sono mancati gli spaccati in centro e in periferia, dettati dall’inclusione e dalla socializzazione, messi a punto da numerose formazioni locali.
Nei titoli di coda dell’edizione 2023 da registrare l’apprezzamento e gli elogi al cast artistico: Giorgio Pasotti (Fieramosca), Giovanni Calcagno (La Motte), Ludovica Coscione (Elvira da Cordova), Giovanni Guarino (Consalvo da Cordova), Nicola Calabrese e Francesco Tammacco (i notabili Prospero e Fabrizio Colonna), Rossella Dimatteo (Ginevra di Monreale), Claudia Tosoni (Isabella d’Aragona), Fabrizio Vidale (narratore). Un plauso agli oltre 400 figuranti, al trucco e parrucco, ai cantori e ai musicisti, ai componenti dei servizi di supporto partecipanti attivamente alla rievocazione corrente inserita nel circuito del turismo nazionale destagionalizzato, auspice la conferenza stampa di presentazione tenutasi a Bari, presso Aeroporti di Puglia.
Nel “si può dare di più senza essere eroi” da non trascurare una programmazione meticolosa, a lungo termine, con una pianificazione che possa porre le basi dalla chiusa dell’evento di domenica scorsa. Tra i progetti in predicato, nel futuro immediato, l’annoso traguardo della Fondazione.
«Sarà il prossimo traguardo al quale stiamo lavorando in sinergia con l’Amministrazione comunale e l’assessore alla Cultura Oronzo Cilli», sottolinea Giuseppe Tupputi, consigliere regionale di Con. Che aggiunge: «Ringrazio l’assessore Cilli e l’assessore regionale al Turismo, Gianfranco Lopane, per il lavoro e l’impegno profusi nella organizzazione degli eventi, grazie anche alla operatività di Puglia Promozione e Teatro pubblico pugliese. È la prova che insieme e collaborando si ottengono risultati importanti che saranno la base su cui costruire il futuro della Disfida di Barletta, della sua Fondazione e di una popolarità finalmente degna della portata di questo evento e della storia a cui è legato».
E poi: «Affermo senza autocompiacimento, che è servito inserire la Disfida di Barletta fra i grandi eventi della Regione Puglia, con l’istituzione in bilancio, su mio impulso, e per la prima volta, di un capitolo di spesa apposito per finanziarne gli eventi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti».