CANOSA - Londra, Dresda e Wiesbaden. L’indagine della procura di Trani sui reperti archeologici trafugati a Canosa potrebbe valicare i confini nazionali.
Nelle carte dell’inchiesta si fa esplicito riferimento a tre case d’asta grazie alle quali monete, effigi e quant’altro sarebbero state collocate sul mercato internazionale.
E infatti nell’elenco dei 30 indagati contenuto nella richiesta di custodia cautelare compaiono anche il nome 47enne originario del Lazio ma residente a Londra - ora ai domiciliari -, convivente della direttrice di una casa d’asta della capitale Britannica ( figura totalmente estranea all’inchiesta), e quello di un consulente tecnico di un’altra casa d’asta, sempre londinese, specializzata in numismatica.
L’inchiesta, coordinata dal pm Francesco Tosto e condotta dai carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio di Bari, è culminata con l’esecuzione di 16 misure cautelari. In carcere è finito il canosino Antonio Tarantino, 65 anni, mentre sono stati concessi i domiciliari a Francesco Quarto, 29 anni, pure lui di Canosa. Il pm aveva chiesto per 18 indagati la custodia in carcere, ma il gip per la maggior parte ha ritenuto che fossero sufficienti gli arresti domiciliari.
In base a quanto emerso dalle indagini, la presunta organizzazione avrebbe avuto un’organizzazione piramidale.
Il gradino più basso è costituito dai «tombaroli», e cioè coloro che potrano a termine scavi non autorizzati nelle aree di interesse archeologico di Puglia, Basilicata e Campania. Poi ci sono quelli che vengono definiti «ricettatori di primo livello»: e cioè coloro che si occupano di individuare i beni trafugati, mantenendo saldi contatti con gli addetti agli scavi per poi mettere la merce in circolazione. Seguono i «ricettatori di secondo livello»: solo coloro che rappresentano l’elemento di congiunzione con i destinatari finali, essendo in grado di collocare i reperti sul territorio nazionale. A seguire i trafficanti internazionali, che ricevono i reperti e li esportano clandestinamente. Infine ci sono i rappresentanti di case d’asta, che acquistano o ricevono la merce trafugata uscita illecitamente dall’Italia collocandola sul mercato internazionale.
Quarto risponde di un episodio che risale al luglio 2022. In quell’occasione, i carabinieri trovarono nel suo appartamento 29 pesi da telaio, 17 monete in bronzo, una moneta in argento, cinque bracciali in bronzo, 21 reperti miniaturistici in ceramica, una brocca a vernice nera e figure rosse.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, svolto nei giorni scorsi innanzi al gip Ivan Barlafante, l’uomo ha respinto le accuse. Ha spiegato di non avere nulla a che fare con i reperti, e di non conoscere nessuno degli altri indagati. Ha poi aggiunto che i reperti, pur se rinvenuti nell’abitazione che condivide con i familiari, non appartenevano a lui.
In relazione alla sua posizione è stato già presentato ricorso davanti al Tribunale del Riesame.
Nel luglio 2022 i carabinieri perquisirono anche l’abitazione di Tarantino. E qui vennero fuori oltre 500 monete in bronzo, anelli, fibule e frammenti di varia natura.
Nel corso dell’attività investigativa sono stati recuperati 3.586 reperti. Si tratta di monete, monili, brocche, crateri a campana, skyphos, kantharos, lucerne e fusi in ceramica di periodi storici differenti. Ci sono infatti monete del periodo romano repubblicano (III-II secolo avanti Cristo), imperiale (I secolo avanti Cristo) e alcune del IV secolo avanti Cristo.
Il valore di quanto rinvenuto dagli investigatori è impossibile da quantificare. Si parla di centinaia di milioni di euro.
Per le indagini è stata di fondamentale importanza la consultazione della banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti" del ministero della Cultura, in via esclusiva gestita, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai Carabinieri dell'Arte in cui sono conservati più di 1,3 milioni di file relativi a opere da ricercare.
In tutto gli iscritti sul registro degli indagati sono ben 51.