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Strage dei treni fra Andria e Corato, riprende il processo nell’aula bunker

 
Davide Suriano

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Davide Suriano

scontro tra treni

Il processo sul disastro ferroviario del 12 luglio 2016 tra Andria e Corato ripartirà dalla requisitoria dei due pubblici ministeri, poi toccherà alle parti civili e alle difese.

Giovedì 13 Ottobre 2022, 14:04

14:25

TRANI - Si torna oggi nell’aula bunker del carcere di Trani. Continua il processo sul disastro ferroviario del 12 luglio 2016 tra Andria e Corato. Una corsa contro il tempo per fare giustizia su una tragedia avvenuta più di 6 anni fa e sulla quale si cerca di ricostruire tutta la verità.

“Ricostruzione” è stata la parola chiave dell’ultima udienza in cui il pm Donato Pesce ha ripercorso in modo chiaro e dettagliato cosa sia accaduto quel dannato giorno sulla tratta ferroviaria della Bari Nord. «La causa materiale del disastro è un errore nel distanziamento. I treni sono stati mandati a memoria, ecco perché si sono scontrati», ha spiegato il pm in uno dei suoi passaggi più interessanti.

Davanti ai giudici del Tribunale di Trani nell’aula bunker del carcere è andata in scena la seconda parte della lunga requisitoria dei pubblici ministeri per sostenere le accuse ai 17 imputati. Faro del percorso di ricostruzione da parte dei pm, di un processo durato 3 anni e con oltre 100 teste ascoltati, è la sentenza della cassazione sulla tragedia alla ThyssenKrupp nello stabilimento di Torino del 2007: individuato il rischio si deve individuare anche il garante ed il gestore di quel rischio e bisogna indicare quegli elementi che, difatto, potevano consentire di prevedere l’episodio.

«Condotte - hanno spiegato i pubblici ministeri - che sono commissive per i diretti operatori ferroviari intervenuti in quella movimentazione dei treni, omissive per tutti gli altri imputati persone fisiche».

Nel corso della lunga requisitoria nella scorsa udienza, durata sei ore, il pubblico ministero ha diffusamente parlato delle cause di primo e di secondo livello per l’avvenuto disastro. Si è parlato di sicurezza, di violazione dei regolamenti, di stress dei dipendenti e della parziale formazione. E’ stato ribadito anche il concetto di “ridondanza umana” nel sistema ferroviario che prevede solo il blocco telefonico come controllo di sicurezza ed il mancato utilizzo della tecnologia. L’accusa ha anche sottolineato i tanti “errori” in fase di applicazione dei regolamenti in particolare nella sistematica compilazione anticipata dei dispacci e la partenza precedente al treno normale di un treno supplementare, una situazione che si era già ripetuta circa 150 volte prima dell’incidente nel corso di pochi anni. Sino ad arrivare all’analisi dei tanti pericolati.

In sostanza, il pubblico ministero ha sottolineato che vi era «un fallimento sistemico del sistema di organizzazione della impresa ferroviaria».

Ed in questo contesto la Ferrotramviaria non avrebbe adottato, hanno spiegato dall’accusa, «ulteriori misure mitigative per aumentare il livello di attenzione degli operatori ed evitare, quindi, che compissero degli errori».

Tra le altre cose c’è la tecnologia del blocco conta assi che, se installata sulla tratta, avrebbe certamente evitato il disastro. Un excursus sulle accuse da cui si ripartirà oggi in cui i due pubblici ministeri, il dr. Pesce ed il dr. Catalano, parleranno anche degli organi di vigilanza. Poi spazio alle parti civili e successivamente alle difese.

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