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Canosa, nell'ex Filantropica un bar o un ristorante

 
Paolo pinnelli

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Paolo pinnelli

Canosa, nell'ex Filantropica un bar o un ristorante

L'appello alla Soprintendenza: la struttura fa parte integrante del «monumento Cattedrale» che è «monumento nazionale» dal lontano 1898

Giovedì 10 Settembre 2020, 11:12

Canosa - Come d'incanto - diciamo anche per pura coincidenza temporale - le “voci” su una presunta destinazione a bar o ristorante dei locali ex Filantropica, nella centrale piazza Vittorio Veneto, si sono materializzate.

Sul sito del Comune è apparso (7 settembre) il «Bando Pubblico per l’assegnazione in locazione di una unità immobiliare di proprietà comunale ad uso commerciale ubicato in Piazza Vittorio Veneto n.1».

La decisione quindi – come si era colto da voci di corridoio - era stata già presa dalla Giunta del sindaco Roberto Morra (M5s) senza consultare chicchessia (un concorso di idee poteva essere utile, magari anche sui social così decantati dai "grillini") né preoccuparsi della particolarità dei locali comunali in questione.

Come già anticipato, i locali ex Filantropica (due vani più ripostiglio e servizi) non sono locali qualsiasi di proprietà comunale ma sono perfettamente incastonati nel “corpo” della cattedrale ed, anzi, ne fanno parte integrante. Si sono liberati da marzo scorso da quando lo storico circolo La Filantropica ha chiuso i battenti.

I locali, direttamente sulla piazza centrale, hanno sempre fatto gola per la loro posizione strategica ma al tempo stesso, proprio per la loro particolare posizione "interna alla cattedrale - che non è solo luogo di culto - e soprattutto insieme al mausoleo di Boemondo, fanno parte integrante del "monumento Cattedrale” che, è bene ricordarlo, è “Monumento nazionale” indicato come “Duomo di San Sabino”, sin dal lontano 1898, decretato quando, pochi anni, prima, nel 1854, la parte antica della cattedrale, risalente al VI secolo, rischiò addirittura l’abbattimento per costruire una cattedrale tutta nuova.

Ma tant'è: «L’Amministrazione Comunale di Canosa di Puglia – si legge nel “Bando” - intende concedere in locazione un immobile per attività commerciali appartenenti ai seguenti Codici Ateco: 56.10.1 – 56.10.11- 56.10.30 – 56.30 – 56.30.0». A cosa si riferiscano quei codici è presto chiarito poche righe più avanti: «L’immobile ha una superficie lorda di mq.84, ... La destinazione d’uso cui i locali potranno essere adibiti è la seguente: - 56.10.1 Ristorazione con somministrazione; 56.10.11 Attività degli esercizi di ristoranti, fast-food, rosticcerie, friggitorie, pizzerie, ecc…., che dispongano di posti a sedere; - 56.10.30 Gelaterie e Pasticcerie; - 56.30 Bar ed altri esercizi simile senza cucina».

Tutto, quindi, già fatto e deciso, altro che idee, ipotesi e coinvolgimento diretto dei cittadini: uno schiaffo alla città e alla sua storia. E non solo. Anche il prezzo di partenza è ridicolo per un’attività commerciale: «.... base d’asta di € 8.568 oltre IVA», cioè circa 9mila euro annui: un regalo. E soprattutto, qualsiasi sia il “rialzo d’asta”, un poco significativo incasso per le casse del Comune.

Nel bando poi si legge: «Eventuali lavori di manutenzione ordinaria e di allestimento dei locali finalizzati a renderlo idoneo alla attività cui sarà destinato, saranno ad esclusivo carico dell’utilizzatore». E qui si pone un delicatissimo altro problema, quello di poter “intervenire” con lavori su strutture e murature storiche come lo sono i muri interni perimetrali del locale, perché questi sono “comuni” a quelli dell’antica cattedrale. Anzi sono proprio gli stessi.

«Sono sorpreso della decisione dell’Amministrazione comunale – ha commentato il parroco della Cattedrale, mons. Felice Bacco – ma soprattutto del fatto che non sia pensato alla necessità di richiedere un parere alla Soprintendenza prima di fare un bando così, anche perchè la parte trasformata in locali è comune alla chiesa, e un tempo era stato previsto in quello spazio un ampliamento della cappelle laterali, che poi non si realizzò più». Insomma, al disotto e a fianco della «ex Filantropica» c’è la “Storia”: la zona dei locali ricade perpendicolarmente sopra la “tomba” del Servo di Dio Padre Antonio Maria Losito e sul crocifisso all’ingresso della chiesa.

Una scelta avventata come non mai quella di pensare di destinare quel locale a bar, ristorante, pizzeria o friggitoria e non, come si è sempre supposto e ipotizzato, ad attività istituzionali o culturali. La “distrazione” grave è che a finalità diverse non si è nemmeno pensato, nè si richiamano eventuali (ed esistenti) “vincoli architettonici”. E tutto in cambio di poche migliaia di euro all’anno.

Il buon senso è andato a farsi benedire anche se entro la scadenza del bando (5 ottobre 2020) c’è ancora il tempo per i ripensamenti e ravvedimenti senza conseguenze.

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