Chissà perchè si ritiene che l’universo sconfinato di internet sia un terreno dove camminare lungo i sentieri della sempre più praticata arte dell’insultare e del diffamare.
I così detti «leoni da tastiera», ma sarebbe il caso di ribattezzarli come «sciacalli da tastiera», ritengono di godere di una sorta di speciale immunità. E, sopratutto, impunità. Ma, in realtà, le cose non stanno affatto così. Del resto è bene ribadire che qualunque cosa venga fatta sui social network è facilmente tracciabile da parte degli investigatori. Per di più, come per tutti comuni mortali, il Codice Penale si applica anche a chi commette reati su internet.
Un esempio? Dalle minacce alla diffamazione. E tanto altro. A far valer le proprie ragioni e al fine di «vedere tutelata la mia onorabilità e quella della Città che mi onoro di servire» ci ha pensato il sindaco di Barletta Cosimo Cannito. Ieri mattina ha preso carta e penna e al Commissariato di Pubblica Sicurezza ha firmato una denuncia contro un uomo barlettano che lo aveva «pesantemente insultato» con un commento su un social network.
L’uomo, con un linguaggio non proprio diplomatico, ha appellato il sindaco con aggettivi «diffamanti». Ma non solo. «Mi ha accusato di dare a mangiare ai politici e non pensare ai cittadini» ha riferito alla Gazzetta il sindaco. «Accetto tutte le critiche come è giusto che sia. Ma non tollero, in nessuna maniera, che si possa pensare di offendermi così barbaramente. Mi sono state mosse accuse che mi fanno male ed è giusto che mi difenda. Spero che questo mio gesto possa essere un segnale tendente a far comprendere che non ci si comporta mai in questa maniera sui social e nella vita reale», ha concluso il sindaco.