TRANI - Diciotto anni di reclusione a fronte dei 27 invocati dal pm Marcello Catalano. Questa la pena inflitta dalla Corte d’Assise di Trani (presidente Pavese, giudice a latere De Sanctis) al 21enne canosino Gianfranco Colucci, accusato del concorso nella rapina-omicidio di Maria Melziade, la 75enne gioielliera di Canosa derubata e violentemente aggredita in casa il 17 novembre 2016. Ai 18 anni si aggiunge un altro anno di reclusione per l’accusa di detenzione illegale d’arma da sparo. Pena complessiva: 19 anni di carcere. Il collegio ha riconosciuto il diritto al risarcimento danni in favore dei familiari della vittima costituiti parte civile con l’avv. Michele D’Ambra. La Corte ha, inoltre, disposto la trasmissione degli atti in Procura per valutare l’ipotesi di falsa testimonianza a carico di 4 testimoni escussi in dibattimento: Alfonso Colucci, Michela Sansonna, David Salerno e Giovanni Di Brita. Tra 90 giorni il deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado, che, nonostante la condanna, suona come motivo di soddisfazione per la difesa.
L’avv. Roberta Prascina, pur negando il coinvolgimento di Colucci (fatto che fa intravedere il giudizio d’appello), era infatti al cospetto della richiesta di 27 anni e nella sua arringa ha mirato a smontare le dichiarazioni di 2 collaboratori di giustizia, divenuti tali dopo l’avvio del dibattimento: Lorenzo Campanella e suo figlio Andrea. Il 31 maggio 2018 proprio il 56enne Lorenzo Campanella fu condannato con rito abbreviato a 14 anni di reclusione per rapina ed omicidio preterintenzionale: sarebbe stato uno dei rapinatori entrati a casa Melziade. Con lui fu condannato ad identica pena il 47enne Francesco Scardi che avrebbe fatto il palo. Prossimamente la sentenza del processo d’appello. Intanto, a seguito delle dichiarazioni dei pentiti, le indagini proseguono per valutare il ruolo di altre 3 persone.