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La sentenza
Nicola Pepe
03 Novembre 2018
Nel tondo il roof garden (foto Google map)
Una cosa è l'autorizzazione e la compatibilità della Sopritendenza, altra è il titolo edilizio. Due provvedimenti distinti di due enti differenti che viaggiano su binari paralleli. Il Consiglio di Stato «chiude» la vicenda del roof garden di Palazzo Telesio a Trani, confermando il provvedimento del Comune che tre anni fa ordinava la rimozione della struttura bollandola, di fatto, come fuorilegge. La sentenza della sesta sezione di Palazzo Spada (presidente Carbone, relatore Spisani) sgombra il campo da ogni dubbio e fa un passo indietro rispetto a una stessa ordinanza dei giudici di appello che di fatto avevano congelato il provvedimento del Comune.
La vicenda del roof garden di Palazzo Telesio, al servizio dell'Hotel Marè resort in piazza della Quercia, rientra in un intervento più ampio di ristrutturazione di una parte significativa dell'immobile storico per farne un albergo per il quale era stato chiesto un permesso di costruire al Comune (uno originario e due varianti). Trattandosi di palazzo vincolato, è stato necessario il parere della Soprintendenza, soprattutto per quanto riguarda la sistemazione della terrazza sul tetto definita come «struttura stagionale».
Sul punto, il Consiglio di stato precisa che la Soprintendenza si occupa della compatibilità dell’intervento con i valori storico artistici espressi dall’originaria struttura del palazzo, ma a sua pronuncia non vale a legittimare alcun intervento edilizio sul palazzo stesso. In altre parole, una struttura che la Soprintendenza abbia giudicato compatibile o addirittura altamente pregevole, si potrà realizzarla solo con il titolo edilizio. E in questo caso all'Urbanistica del Comune di Trani le carte raccontavano un'altra cosa.
A trarre in inganno in un primo momento i giudici romani, era una tavola con tanto di timbro della Soprintendenza, in cui era di fatto fotografata il roof garden. Il nodo, però, è che quei lavori non facevano parte del progetto sottoposto al Comune, dunque, necessitavano di specifica (e ulteriore) autorizzazione.
A rafforzare la decisione del Consiglio di Stato, l'esito di una consulenza tecnica disposta dalla Procura di Trani - che ha avviato una indagine penale (nel 2009 ci fu un sequestro ma il fascicolo fu poi archiviato) - secondo cui la struttura consiste in una vera e propria sopraelevazione dell’edificio idonea ad un utilizzo permanente, ovvero in una sala ristorante con area accesso e cucina, il tutto esteso per oltre 200 metri quadri e realizzato con travi, pilastri e coperture metalliche obiettivamente destinate ad un utilizzo permanente. Insomma quelle «strutture esili» e a «teli evanescenti» indicate nel progetto originario per i giudici non possono corrispondere "con un nuovo piano dell’edificio".
Le società che hanno fatto ricorso, Exursus srl (ha in affitto gran parte del piano terra, del secondo piano e del terrazzo di Palazzo Telesio) e Sviluppo e Turismo srl (gestisce la struttura alberghiera) sono state condannate a pagare oltre 9mila euro di spese.
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