BARI - Su Giacomo Olivieri c’è una vecchia indagine per bancarotta, finita nel nulla, che a cavallo tra il 2013 e il 2014 tenne sotto intercettazione l’avvocato barese proprio mentre si svolgevano le primarie del centrosinistra che incoronarono Antonio Decaro. I brogliacci di quella indagine condotta dal pm Giuseppe Dentamaro raccontano una storia che suona sorprendentemente familiare rispetto allo schema emerso in questi giorni, con il fascicolo della Dda che ha portato in carcere Olivieri e ai domiciliari la moglie Mari Lorusso accusati di voto di scambio politico-mafioso: in quel convulso 22 febbraio 2014, almeno fino a metà giornata, sembrava che Olivieri potesse vincere. Poi accadde qualcosa.
Le cronache dei giornali raccontano che alla vigilia delle primarie si discuteva sull’opportunità o meno di rilasciare la ricevuta ai votanti (si pagava un euro). Il motivo era chiaro: il Pd, e l’entourage di Antonio Decaro, temevano che il pezzo di carta potesse essere usato per controllare il voto ed eventualmente ricompensarlo. E così i Dem chiesero e ottennero di eliminare la ricevuta. A opporsi a questa decisione - emerge dai giornali, lo confermano le intercettazioni - fu soltanto Olivieri...
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