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Palmiotti: «Gli adolescenti non hanno regole perché gli adulti le hanno smarrite»

Palmiotti: «Gli adolescenti non hanno regole perché gli adulti le hanno smarrite»

 
redazione Primo Piano

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Trani, 32enne difende amico per strada: baby-gang gli rompe il naso

La psicoterapeuta commenta gli ultimi episodi avvenuti nel Barese e in Salento

Giovedì 10 Agosto 2023, 10:39

Smarrimento, paura, abbandono. Un’età difficile, l’adolescenza, delicatissima. «È la fase in cui si comincia a formare l’identità di una persona»: Maristella Palmiotti, psicologa e psicoterapeuta del’Uoc di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza della Asl di Bari, ci aiuta a leggere in controluce i due episodi di cronaca che vedono protagonisti, nel Barese e in una località turistica del Salento, ragazzini poco più che decenni.

Qual è il problema, dottoressa Palmiotti, l’evanescenza delle figure genitoriali?

«C’è senza dubbio un problema di assenza, non parlo solo di assenza fisica di figure adulte, ma dell’assenza dell’interiorizzazione delle regole e dei limiti. Perché probabilmente sono proprio i genitori che non hanno dentro questi limiti, cioè il rispetto delle regole, e dunque non possono trasmetterli ai propri figli. Pensiamo alle cosiddette baby gang».

Un fenomeno urbano che è letteralmente esploso anche alle nostre latitutidini.

«Infatti. Parliamo di gruppi che non solo vanno a ledere il territorio, mi riferisco all’episodio di Molfetta, ma molto più spesso scagliano la propria aggressività contro altri ragazzi, spesso coetanei».

Parlavamo di identità, che comincia a scolpirsi proprio nel corso dell’adolescenza. È più facile che chi vive in famiglie devianti possa più facilmente sviluppare identità devianti?

«Dipende molto dalle storie familiari ed è ovvio che chi ha una certa appartenenza è più esposto alla devianza. Ma poi dobbiamo anche chiarirci sul concetto di famiglie devianti, che non sono necessariamente famiglie malavitose. Ci sono contesti insospettabili dove si vive senza regole».

Facciamo un esempio.

«L’intervento educativo di un docente che i genitori invece di confermare contestano. Magari non sono d’accordo, e ci può stare, ma contestandolo apertamente screditano l’autorevolezza di quella figura».

Cioè legittimano i figli a non rispettare le regole.

«Invece della costruzione del limite, e della sua importanza sociale, si contribuisce a costruire quella identità deviante di cui ci stiamo occupando. E non è un caso che i ragazzini si associno in bande, il gruppo è rassicurante e dà un’appartenza, ma se questo avviene in un contesto di violenza o di aggressività il gruppo diventa un pericolo e contribuisce a far perdere la consapevolezza dei comportamenti inadeguati».

Mancato rispetto delle regole anche nel caso della tragedia del Salento, con la ragazzina di 13 anni finita in Rianimazione dopo una caduta dal monopattino?

«È un episodio diverso, ma anche qui ci imbattiamo nello stesso tema: le due amiche hanno preso un monopattino viceversa vietato agli under 14 e ci sono salite in due, cosa vietata anche agli adulti. Hanno infranto le regole perché nessuno probabilmente gliele ha insegnate»,

Però da sempre le ultime generazioni si ribellano alle regole: chi non ha «rubato» l’automobile di mamma o papà?

«Infrangere le regole è fisiologico a quella età ma le regole bisogna comunque conoscerle e averle dentro. Molto dipende dalla qualità della relazione che si ha in famiglia, la trasgressione è proporzionale all’interazione con le figure adulte, che devono essere autorevoli e non autoritarie»

Conoscere le norme della coabitazione, sapere quali sono i limiti che si possono o non si possono oltrepassare. Stiamo parlando banalmente di educazione...

«Semplificando... sì, questo è il tema. Il rispetto degli altri, il rispetto delle regole comuni, l’adulto che si rispetta a prescindere. Sono codici fondamentali, ma con sempre più frequenza constatiamo che moltissimi adolescenti nel sono privi». 

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