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Da Bari un'arma per la lotta alla Xylella, biosensore scova il batterio in 30 minuti

 
Barbara Minafra

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Barbara Minafra

xylella

Lo studio realizzato con Agritest di Valenzano può consentire interventi immediati sul campo Il risultato pubblicato su Advanced Science

Mercoledì 02 Novembre 2022, 13:27

16:28

BARI - Appena 30 minuti e direttamente in campo. È questa duplice qualità che potrebbe davvero fare la differenza nella lotta contro il batterio della Xylella fastidiosa che continua a propagarsi e a infestare gli ulivi pugliesi. Ricercatori dell’Università di Bari e del Cnr, in collaborazione con la Agritest srl di Valenzano, hanno realizzato un biosensore elettronico capace di scovare le piante infette, rivelando in maniera rapida e accurata la presenza del patogeno.

INTERNAZIONALE Il risultato, pubblicato su Advanced Science, prestigiosa rivista internazionale ad elevatissimo Impact Factor (16.8), permetterebbe di agire tempestivamente generando risparmi nel monitoraggio e soprattutto migliorando l’efficacia delle azioni di contenimento.

«La rivelazione ultrasensibile di Xylella fastidiosa si è avvalsa fino ad ora di test di rilevamento molecolare, che impiegano come target il Dna del batterio stesso. Tali analisi, tuttavia, prevedono l’impiego di infrastrutture di laboratorio, assieme a tempi di analisi di almeno 3 ore. L’innovativa piattaforma elettronica proposta dal team di ricercatori baresi consentirebbe invece la rivelazione del singolo batterio in appena 30 minuti direttamente in campo», spiega Luisa Torsi ordinaria di Chimica analitica dell’Università di Bari e vice-presidente del Consiglio scientifico del Cnr, che ha coordinato la ricerca.

RAPIDITÀ «Al momento la rivelazione precoce del batterio e le misure di contenimento messe in atto sui territori regionali sembrano aver rallentato la corsa del batterio. Servono tuttavia strumenti rapidi e affidabili per diagnosticare e intervenire precocemente cercando di arrestare la malattia, per la quale finora non sono state trovate cure capaci di risanare le piante infette», aggiunge Donato Boscia, responsabile della sede barese dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Cnr-Ipsp), e tra i pionieri nella lotta a Xylella fastidiosa in Puglia.

La ricerca ha dimostrato che un transistor elettrolitico è in grado di rilevare il batterio attraverso anticorpi recettori della Xylella direttamente in linfe recuperate da piante infette, con falsi negativi o falsi positivi inferiori all’1%. Questa accuratezza questa pone le basi per una piattaforma immunometrica in sede («point of care») ad altissime prestazioni, ma potenzialmente consente anche uno screening su larga scala sulle piante asintomatiche.

I biosensori elettronici cioè, potrebbero scovare anche un singolo batterio di Xylella fastidiosa in tempi rapidi ben prima che ne siano visibili gli effetti, permettendo così interventi più efficaci. «I principali limiti dei metodi ‘classici’ di laboratorio riguardano la necessità di dover ricorrere a personale specializzato e all’impiego di strumentazioni complesse», spiegano Luisa Torsi e Gaetano Scamarcio, professore ordinario presso il Dipartimento Interateneo di Fisica dell’Università di Bari e associato della sezione Cnr-Ifn di Bari. «È evidente invece come una piattaforma così robusta, consenta un’analisi accurata, veloce e ultrasensibile, rappresentando quindi uno strumento potentissimo contro la diffusione di Xylella fastidiosa».

PREVENZIONE Il risultato ottenuto può dunque avere grande rilevanza per la rivelazione precoce di organismi patogeni delle piante e l’attuazione di misure preventive. «Ad esempio, i biosensori basati sulla tecnologia dei transistori a singola molecola (SiMoT) hanno prospettiva concreta di poter essere impiegati per la diagnostica in campo di malattie infestanti delle piante», dice Eleonora Macchia, ricercatrice del Dipartimento di Farmacia-Scienze del Farmaco dell’Università di Bari e già vincitrice di un progetto ERC Starting Grant.

IL TEAM Lo studio è stato realizzato dai ricercatori dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Cnr-Ipsp) e dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie (Cnr-Ifn) del Consiglio nazionale delle ricerche, in collaborazione con i Dipartimenti di Chimica, Farmacia-Scienze del Farmaco e Fisica dell’Università degli studi di Bari, e con il contributo di Agritest srl che, con sede a Tecnopolis, è specializzata nello sviluppo e nella produzione di kit diagnostici per l’individuazione di patogeni vegetali.

 

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