Sabato 06 Settembre 2025 | 23:18

Bari, quel piccolo manuale per riuscire a vaccinarsi

 
Carmela Formicola

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Carmela Formicola

Vaccini Covid, domani in Puglia tocca agli over 80: sono 160mila i prenotati

Vaccinatori all'opera (foto Calvaresi)

Il racconto di chi ha cercato di mettersi in fila per una dose di vaccino

Domenica 18 Aprile 2021, 08:44

BARI - Ci vogliono tenacia e cu.. e una bella botta di fortuna! Erano giorni che andavamo disperati in giro. Al Palacarrassi? Chiuso la mattina ma noi comunque ci proviamo, stiamo lì un po’ di ore, arrivano la polizia e i carabinieri, magari alla fine qualcuno apre. Niente, solo il pomeriggio, solo per i prenotati, tra 70 e 79 anni. Ci trasferiamo in Fiera. In coda, per ore, chi s’appoggia alla transenna, chi si va sedendo sul cofano di un’auto. Ma i volontari della protezione civile non ti fanno nemmeno avvicinare, come guardie bianche, come quando dopo la rivoluzione d’ottobre provavano a fuggire da Mosca, si piazzavano alla stazione e poi al primo treno cominciava il delirio dell’assalto. «Qui solo prenotati e 70/79 enni». Siamo pensionati ma ai 70 in effetti ci manca un bel pezzo e gli anni ce li portiamo che nemmeno Jane Fonda. Non è facile facile riuscire a farsi vaccinare. «Vai a Valenzano che lì alla fine avanzano sempre dosi», dicono tutti, ma noi al turismo dei vaccini siamo contrari e poi fino a lì sai che stress! Niente. Ci riproviamo. Che poi abbiamo pure una bella certificazione del medico di famiglia che attesta che siamo ca - regiver. «Ma tua madre gioca a burraco con le amiche ogni giovedì sera e dopo si fanno pure due o tre Martini? Che c'entra, comunque tiene 93 anni! E poi da quando c’è il Covid il burraco lo fanno online». Poi sulla Gazzetta leggiamo che in Fiera ormai non c’è più tanto caos perché la gente non vuole farsi l’AstraZeneca. Problemi loro. Noi ce lo vogliamo fare. Ed eccoci alle 14 e 45 belli pronti agguerriti di nuovo davanti alle transenne dove qualche giorno fa le guardie bianche della protezione civile ci hanno respinti. Nel frattempo le cose le hanno un po’ aggiustate: una corsia per i prenotati, una per quelli che si ammenano.

Comunque, tra noi 60enni e passa, il tam tam su come, dove e quando riuscire a vaccinarsi va avanti almeno da Pasquetta. Teniamo la mappa degli hub, gli orari, i giorni, quando è bene presentarsi quando è del tutto inutile. Sommando tutte le informazioni in nostro possesso, siamo alla fine approdati alla Fiera del Levante. E abbiamo fatto bene: nessuna ressa all’esterno, una decina di persone ordinatamente in coda. Ancora una volta quelli della protezione civile provano a scoraggiarci: oggi accettiamo senza prenotazione solo i baresi tra i 72 e i 79 anni. Però in coda c’è gente di gran lunga più giovane, si vede benissimo! Allora aspettiamo. Ci vuole tenacia. Torniamo alla carica e riusciamo a smuovere i sentimenti dei poveri volontari-guardiebianche che impietositi provano a dare una mano: con le radiotrasimttenti chiamano quelli che stanno dentro (noi sempre all’esterno come alla stazione di Mosca dopo la rivoluzione d’ottobre). Niente, pare che davvero non sia possibile. Ci andiamo a prendere un bel caffè, un bel giretto propiziatorio e dopo un’ora torniamo.

A quel punto fuori non c’è proprio più nessuno, né prenotati, né speranzuoli e nemmeno i volontari. E noi, ovviamente, ci infiliamo. Ma dentro c’è ancora da combattere. Altro checkpoint. Avviamo le trattative. Sì, in effetti il vaccino viene dato anche a chi è senza prenotazione e al di sotto dei 70 anni, perché qualche dose in eccesso c’è sempre e oltre tutto qualcuno rifiuta AstraZeneca. Oggi erano 140 le dosi a disposizione per quellichesipresentano. Un po’ di gente è stata fatta entrare e si è pure vaccinata ma a questo punto del pomeriggio quelli extra pare siano finiti e infatti non stanno più distribuendo numerini di prenotazione (come quelli della salumeria). «Aspettate, che vi devo dire, magari qualcuno dei prenotati rinuncia». Un’altra ora in attesa. Perché ci vuole tenacia. Dalla porta chiusa, a un certo punto esce uno, non un medico ma uno che lo capisci subito che comanda, «è uno della Regione», dicono. Dà una rapida occhiata a questo povero manipolo in attesa, si avvicina alla macchinetta e stampa una quindicina di ticket. « Sì, va bene, questi fateli entrare». E vai vai! Tutti col numerino in mano, oltrepassiamo un ulteriore step, come ai videogiochi quando superi i livelli.

Così noi irriducibili accediamo al grande hangar dove finalmente ci vaccineremo. Probabilmente sono avanzate delle dosi, magari tra noi c’è qualche amicodellamico, di fatto eccoci pronti. Compiliamo i moduli e pensiamo che ormai è solo questione di minuti. Ma non è così. La suspence è forte perché c’ è il Banco Dell’Accettazione. Caspita. E chi se lo aspettava? Pensavamo che dopo essere entrati in possesso del numerino le tribolazioni fossero finite e invece niente, siamo ancora sulla graticola. Che si fa per stare quanto più possibile aggrappati alla vita! All’accettazione c’è una donna che chiede com’è che abbiamo il numerino, chi ce lo ha dato e perché siamo lì se abbiamo scarso 62 anni. Antipatica. Poi si alza perché deve ripristinare le regole e a quel punto capiamo che non basta la tenacia ma ci vuole anche una botta di... fortuna. «Ma sì, dai chiudiamo con questi», dice alla ligia funzionaria dell’accettazione uno dei responsabili dopo aver guardato l’orologio e buttato un occhio allo sparuto gruppo di persone rimaste (che poi in fondo non è che stiamo qui per fare una rapina). Ci risiediamo, occhi fissi sul display nella febbrile attesa del numero di prenotazione (non è che ora succede qualche altra cosa tipo un attacco alieno e non ci vaccinate?). Ultimo brivido. Si spalanca una porta. Un medico in camice bianco: «Guardate che c’ho solo AstraZeneca. Non fate storie». Storie? Noi? Ma hai capito chi siamo? Com’è finita? Siamo tornati a casa. Vaccinati e contenti. 

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