BARI - Il flop dei saldi è l’ultimo capitolo di un anno nero per tutta l’economia, nessun settore escluso. E coincide con un altro fenomeno che ha creato disorientamento fra i cittadini: le numerose chiusure per ferie di negozi registratesi in questi giorni. Un fenomeno quasi dimenticato, ricordando gli ultimi anni di aperture ad oltranza per approfittare del binomio turismo-consumi (il turismo sembra averla fatta franca come scriviamo negli articoli accanto, almeno parzialmente. I consumi no, stando agli ultimi numeri).
Perché chiudere i negozi (o altre attività) per ferie, si sono chiesti in tanti, se le imprese, il commercio, hanno spinto tanto verso la riapertura sperando di poter così recuperare il tempo (e i guadagni) perduti con il lockdown?
«Si sperava in una riapertura con l’acceleratore, ma bisogna fare i conti con i consumatori e le tasche vuote» spiega Raffaella Altamura, presidente di Confesercenti. E aggiunge: «Sulla base di un nostro sondaggio, i cittadini, a fronte dei 146 euro spesi in media per acquisti nel periodo dei saldi 2019, quest’anno ne stanno spendendo 116. Il calo è del 20 per cento».
«L’impressione è che queste ferie i commercianti, le imprese in genere, se le sarebbero risparmiate, ma sono frutto della mancanza di clientela. Non varrà per tutti, ma per una cospicua fetta del mondo economico sì» le fa eco Teresa Pellegrino, direttore generale di Cofidi.it, la società di garanzia fidi che fa parte del sistema Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato).
Pellegrino guarda la realtà con la cruda consapevolezza che «c’è ancora molta prudenza, c’è ancora poca voglia di uscire e le ultime notizie sulla ripresa dei contagi sono meno rassicuranti che mai. Questo deprime inevitabilmente i consumi e le imprese hanno preferito chiudere, bloccare le spese fisse, mettere in ferie il personale. I locali appaiono pieni, ma non sono pieni. pensiamo per esempio - ricorda Teresa Pellegrino - ai ristoranti legati alle strutture pubbliche, con i lavoratori, abituati a frequentarli, ancora in smart working non ce la fanno. Alla fine è arrivata la “botta”, per locali da ballo e sale. E dobbiamo ancora capire cosa succederà con la scuola e con l’indotto: librerie, cartolerie. Immaginare rimedi?» si chiede il direttore generale di Cofidi.it aggiungendo: «Sì, agendo sulla leva fiscale e dei mutui. Le misure regionali hanno aiutato l’economia e sono un modello. Penso - conclude Teresa Pellegrino - allo slittamento a fine anno delle tasse da pagare, già slittate dalla primavera a settembre. Sarebbe utile se le imprese pagassero le tasse e le rate dei mutui nella primavera del 2021, in coda ai finanziamenti tanto attesi. Sarebbe una vera boccata di ossigeno».
«Io mi auguro prevalga il senso di responsabilità verso un mondo economico evidentemente in difficoltà» torna a sottolineare Raffaella Altamaura, presidente di Confesercenti. «Sulle chiusure ferragostane direi che, per gli esercizi di vicinato, era più che giusto tirare il fiato un giorno e mezzo a ridosso del Ferragosto. Quanto al problema complessivo torno a pensare a situazioni di emergenza come quelle del settore dell’abbigliamento. Perduto ogni guadagno dalla collezione primaverile per il lockdown, di fronte alla pesante e ormai prossima scadenza dei pagamenti fiscali a settembre, cosa fare? Tenendo conto della recurdescenza di questa epidemia - conclude Altamura - bisogna certamente sostenere questo e altri settori. ed ecco perché ci auguriamo prevalga il senso di responsabilità» e una certa duttilità su fisco, prestiti e sostegni economici per non vedere in economia il deserto avanzare più veloce del covid.