BARI - «Abbiamo respinto con determinazione la strada intrapresa dall’azienda e dai commissari che scarica sulle lavoratrici e sui lavoratori della Banca popolare di Bari tagli inaccettabili, esternalizzazioni, chiusura di filiali, demansionamenti e mobilità selvaggia, sia professionale che territoriale».
Lo dichiarano in una nota le delegazioni sindacali aziendali e le segreterie nazionali di Fabi, First/Cisl, Fisac/Cgil, Uilca e Unisin che oggi hanno partecipato, in videoconferenza, al primo incontro dopo la comunicazione dei commissari dell’istituto di credito barese e del direttore generale del 16 aprile scorso, relativa al «piano di efficientamento e riorganizzazione della Banca Popolare di Bari» che prevede «900 esuberi (600 in rete, 300 in direzione), 510 risorse destinate alla mobilità territoriale e/o riconversione professionale, la chiusura di 94 filiali (su 291)».
Per i sindacati «non può essere questa la strada percorribile perché non tiene in debita considerazione che "la persona" deve riprendere il centro della scena e quindi non può diventare la vittima innocente di uno sfacelo che non può essere addebitato a chi lavora e ad un’incolpevole clientela. È necessario un forte segnale di discontinuità rispetto alla precedente gestione».
«I commissari - conclude la nota - si sono dichiarati disponibili ad entrare nel merito delle osservazioni fatte dal tavolo sindacale» e nei prossimi giorni ci sarà un nuovo incontro.