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Gli rubano bici per consegnare cibo: non può più lavorare

 
Rita Schena

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Rita Schena

Gli rubano bici per consegnare cibo: non può più lavorare

Omaro è uno dei tanti pony e rider che ogni giorno per consegnare il cibo in tempo sfidano il traffico e i pericoli della strada. Ma a lui hanno rubato la bici

Mercoledì 13 Marzo 2019, 10:13

Ladri di biciclette, ma senza alcun romanticismo dove l'unica vera vittima è un giovane immigrato derubato del mezzo che gli permetteva di lavorare. Perché Omaro è un rider, uno di quei ragazzi che in bicicletta fanno le consegne di pizze o altro, su e giù per la città. Lo scorso sabato sera era a Poggiofranco per consegnare la cena e qualcuno gli ha rubato la bicicletta elettrica che aveva parcheggiato nel portone dove effettuava la consegna.
«Non avevo lasciato la bici fuori, ma dentro il portone. L'ho legata con due catene, ma non è bastato - racconta Omaro sconsolato -. Le ho trovate tagliate. Avevo iniziato a lavorare da poco, non ho finito neanche le prime due settimane. E poi la bicicletta non era neanche mia, ma di un mio connazionale, quasi un fratello, con il quale vivo e che mi ha aiutato»
Il giovane ha 21 anni, ha un regolare permesso di soggiorno «altrimenti non potrei lavorare» e vive in Italia da tre anni. È arrivato a Bari dalla Guinea Bissau, uno dei 20 paesi più poveri al mondo, è orfano, e nel suo paese ha lasciato una sorella ed un fratello. In Guinea Bissau ha studiato «per un anno, come tecnico di computer, ma qui sono pronto a fare tutto. Ora sto anche seguendo un corso di lingua italiana».


«A Bari ho vissuto anche per strada – racconta –, andavo a mangiare alla mensa di Area 51, poi ho incontrato un amico del mio paese, che mi ha accolto a casa sua. Quando ho iniziato a lavorare ero così felice...».
Omaro ora è molto abbattuto, la voce fioca, gli occhi bassi. Il furto l'ha scioccato. Quella bicicletta era il bene più prezioso per lui e l'amico che gliela aveva prestata.
«Quando dopo aver consegnato l'ordine è risalito per dirci che gli avevano rubato la bici e chiederci aiuto, era così inerme che non potevamo abbandonarlo – spiega la coppia che sabato aveva chiesto la consegna -. Lo abbiamo aiutato a fare la denuncia e pensavamo di regalargli un motorino che non usiamo più, ma anche solo l'assicurazione costa tantissimo, è insostenibile per chi guadagna pochi euro. Quando abbiamo raccontato su facebook la storia abbiamo raccolto tanta solidarietà, amici pronti a mettersi la mano in tasca per ricomprare una bici, ma ci sarebbe bisogno di una Istituzione che faccia da catalizzatore per una raccolta».


«La bicicletta elettrica mi serve per poter fare più consegne – spiega Omaro -. È un lavoro che si deve fare in velocità, non si possono fare solo due o tre consegne al giorno, così non si guadagna nulla. È un lavoro faticoso, ma mi rendeva felice».
Ma come ti orienti per le strade di Bari? «Uso Google maps, è facile e non mi perdo mai».
Vita dura quella dei rider, vittime due volte: di un sistema economico che non li tutela e dei rischi che corrono muovendosi su e giu per la strada, tra un'alta probabilità di incorrere in un incidente o che qualcuno rubi loro lo strumento di lavoro.
«La bici era all'interno del portone, abbiamo trovato le due catene tagliate di netto – racconta la coppia che ha preso a cuore la vicenda – non può essere stato qualcuno di passaggio. Ci siamo convinti che l'hanno seguito e derubato, perchè puntavano proprio alla bici elettrica. Questo può significare che c'è un rischio in più per i rider».
Vicino al portone dove è stato compiuto il furto ci sono delle telecamere. Forse sarà possibile risalire ai ladri, che non hanno rubato solo una bici, ma i sogni di un ragazzo arrivato in Italia per una vita migliore e incappato in chi preferisce rubare piuttosto che lavorare duramente. Come invece faceva Omaro.

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