di ANTONIO DELL'ATTI
La nota crisi di sistema verificatasi nelle banche non solo nel nostro Paese, ma anche su scala mondiale, ha portato alla necessità di cercare sempre più complicate soluzioni – tanto normative, quanto operative - idonee a superare le difficoltà ed a modularne i rischi. Novelle legislative e regolamentari (specie da parte di Banca d’Italia e Consob), direttive comunitarie, gli Accordi di Basilea (continuamente modificati), regole sempre più stringenti provenienti dalla BCE (come, ad esempio, l’imposizione recente di svalutare il 100% dei crediti dubbi non garantiti entro due anni e di quelli garantiti entro sette), caratterizzano ovviamente il mondo bancario nel suo complesso e ne modificano continuamente la struttura.
rapportoI cambiamenti accennati hanno riguardato anche la “gestione del risparmio” e, in particolare, le forme tecniche di depositi, le quali, per molto tempo, hanno costituito il naturale (e tradizionale) rapporto tra clientela risparmiatrice e banca. Ebbene, va al riguardo ricordato che l’investimento del risparmio rappresentato da libretti, con l’intermediazione professionale posta in essere dalle banche, risale, in maniera sistematica, al 1875 ad opera del Ministro delle Finanze (allora era tale Ministro l’organo politico che esercitava un particolare controllo sul sistema bancario e non il Ministro del Tesoro) Quintino Sella. Attualmente non si sente più parlare di depositi a piccolo risparmio, a risparmio, a risparmio speciale, ecc. (tipologie, una volta assai diffuse, ma attualmente scomparse), forme tecniche queste, che un tempo hanno costituito forti incentivi al risparmio, segnatamente da parte di soggetti meno abbienti che allacciavano rapporti in data misura con banche di ogni tipo, in specie con Casse di risparmio e banche popolari. A tali forme di risparmio ricorrevano sovente individui e famiglie accendendo libretti, in particolare al portatore, a favore dei figli ancora in tenera età, onde contribuire all’accumulo di somme con gradualità che, nel corso del tempo, venivano ad incrementarsi per consentire ad essi, al raggiungimento della maggiore età, di effettuare un qualche investimento ed avere maggiore certezza nel futuro. Tali depositi venivano remunerati con tassi significativi, ben maggiori rispetto a quelli attuali (ormai vicini, per certe forme di depositi, quasi allo zero). Con il passar del tempo, sono subentrate nel comparto della gestione dei depositi nuove forme tecniche moderne ed innovative (risparmio gestito, ecc.).
Nell’ambito dei cambiamenti nella gestione dei depositi, la forma dei depositi “al portatore”, la più tradizionale e la più diffusa nel passato, è scomparsa. Invero, il Decreto legislativo n. 90 del 2017 a partire dal 4 luglio scorso, vieta tale forma tecnica di depositi tramite libretti, dando tempo sino al 31 dicembre 2018 per la trasformazione in libretti nominativi o in altre forme. Tale nuova normativa è giustificata da molteplici fattori che hanno contribuito notevolmente a far intervenire il legislatore comunitario e domestico al fine di eliminare la forma tecnica del “deposito al portatore”, bancario o postale che sia. Si sono verificati, infatti, numerosi casi di utilizzo di tali depositi per trasferire somme, anche rilevanti, per dar corso, approfittando della non tracciabilità, ad operazioni illegittime: contrabbando, evasione fiscale, finanziamento del terrorismo, riciclaggio, ecc., motivo per cui non possiamo che condividere tale importante provvedimento legislativo.
Non v’è dubbio, però, che i “Depositi al portatore” per i molti soggetti che utilizzavano tale strumento per finalità legittime resteranno un rimpianto notevole.
fattore fondamentaleQuello descritto è solo uno dei casi che ho voluto ricordare in occasione della “giornata del risparmio”, che si celebra il 31 ottobre, ma, nel mondo delle banche molteplici altri cambiamenti impongono gestioni bancarie del tutto proattive condotte da banchieri capaci e dotati di professionalità al fine, per un verso, di fornire alla clientela un mezzo per tutelare ed incrementare i propri risparmi e, per altro verso, per procurare rilevanti contributi per la redditività, patrimonialità e liquidità delle banche che amministrano quei risparmi.
Il risparmio è un fattore fondamentale per l’economia di un paese, sicché è altrettanto fondamentale concretizzare il precetto che i costituenti hanno impresso all’art. 47 della Costituzione: il risparmio va incoraggiato e tutelato in tutte le sue forme. Invece capita spesso che alcune iniziative legislative scoraggino il risparmio, privilegiando il consumo, superficialmente ritenuto più congeniale ai fini della ripresa economica.
* Professore Emerito di Economia degli Intermediari finanziari
Università Aldo Moro - Bari