Gli italiani, popolo di poeti, artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori e… tuttologi! Probabilmente andrebbe modificata la celebre frase che campeggia sul Palazzo della Civiltà, a Roma, nel quartiere Eur.
La tuttologia, purtroppo, sembra essere diventato un virus (un altro) sempre più universale e, ahimè, ormai socialmente patologico grazie alla grande rete. E così oggi tutti sono costituzionalisti ed esperti di tattiche politiche, fino a ieri invece virologi ed epidemiologi.
Ma, all’occorrenza anche statisti, criminologi, allenatori, esperti di terrorismo, vaticanisti, europeisti e chi più ne ha più ne metta. C’è la crisi di Governo? I tuttologi ti spiegano come si risolverà. L’emergenza pandemica? I tuttologi sanno quando terminerà. L’economia va a picco? I tuttologi hanno pronta la ricetta per far schizzare di nuovo il Prodotto interno lordo. Insomma, tutti sanno tutto. Dispiace però che quel «tutto» sia basato, il più delle volte, sul sentito dire, sul «così dice internet» o «così è scritto su Facebook».
In un’epoca dove vige la democrazia intellettuale, per cui chiunque si crede esperto e scrive su qualsiasi argomento, convinto della propria rilevanza, i tuttologi stanno sempre più prendendo piede e parola.
Non é difficile riconoscerli. Carlo Verdone, interpretando il suo ormai mitico Furio, in «Bianco, rosso e Verdone» agli inizi degli anni ‘80, era riuscito a crearne il perfetto stereotipo.
Non esiste argomento che essi non siano in grado di approfondire, spesso con ampie e improbabili digressioni autobiografiche e con frasi lapidarie che non lasciano margini al dubbio, caratteristico sintomo da sempre di intelligenza per la specie umana.
E così la tuttologia, al pari di un altro pericolosissimo e attualissimo virus chiamato Covid-19, se non verrà debellato potrebbe portarci al disastro che è l’ignoranza.
Eh sì, quello dell’ignoranza (letteralmente significa mancanza di conoscenza), ahimè sempre più serpeggiante, è un triste effetto della nostra attuale società che invece di manifestarsi in un consapevole silenzio riflessivo, sviluppa la tendenza a stra-parlare in TV o stra-postare sui social diffondendo fake news di ogni qualità e dimensione per soddisfare l’appetito famelico dei creduloni o degli internauti.
Da dove venga tutta quest’esplosione di cultura specialistica dei tuttologi, rimane un mistero. Dopotutto, al giorno d’oggi chiunque può diventare un esperto, basta usare Google e Wikipedia: et voilà lo scibile umano è alla portata di tutti.
D’altra parte, in un’epoca in cui i talent show di ogni sorta trasformano l’uomo della strada in un divo da un giorno all’altro, perché non potrebbe avvenire la stessa cosa anche per la cultura?
SINONIMO Sia ben inteso e lo diciamo per chi è convinto del contrario: la tuttologia non è sinonimo di cultura. La cultura richiede conoscenza profonda e diretta dei singoli argomenti e non ci si può illudere che l’immagine possa sostituire la sostanza. E se Socrate dinanzi alla giuria che lo condannò ammise di «Non sapere», i tuttologi di oggi giorno gli rispondono: «Noi sappiamo». Cosa? È tutto da capire.
La conoscenza vera, è risaputo, è basata sullo studio, la ricerca, l’applicazione, la tecnica e l’aggiornamento continuo. E se è vero come è vero che leggere è anche cultura, bhe vi invito a consultare l’ultimo report dell'Istat che fotografa l'andamento della lettura in Italia.
Nel 2019 I dati raccontano un Paese dove si legge sempre poco. Sì, certo, nel 2020 dell’emergenza pandemica, tra una zona arancione ed una gialla, la lettura e i consumi culturali hanno registrato un flebile aumento del 3% ma non va tralasciato un altro significativo dato: solo il 40% di chi ha più di 6 anni di età ha letto almeno un libro! Non solo.
È purtroppo consolidato un altro trend negativo: in Italia tutti i giornali cartacei hanno conosciuto una drastica riduzione delle vendite negli ultimi 15 anni. Si legge ancora troppo poco, insomma, per informarsi e acculturarsi. Eppure, in controtendenza, aumentano i tuttologi, si irrobustisce l’esercito di coloro che tutto sanno, tutto pensano e tutto dicono.
Uno degli effetti collaterali della tuttologia, complice anche l’abbattimento dei costi dell’editoria (con una semplice stampante, appositi siti e poche spese è possibile sfornare una propria pubblicazione), ha fatto sì che il numero dei libri stampati e di chi scrive sia cresciuto in termini smisurati. Per la serie, tanti libri ma pochi lettori.
Certamente a fronte della quantità, la qualità quasi sempre lascia a desiderare. Una gran parte di ciò che si scrive o si pubblica, soprattutto se rivolto alla generalità del pubblico, è priva di qualsiasi valore letterario, culturale e di contenuti. Ma cosa importa, tutto fa brodo nel calderone della scienza della fuffa (alias fuffologia).
Ma facciamo attenzione: la tuttologia oltre che indurre all’ignoranza, può avere effetti indesiderati anche sulle nostre esistenze. Un esempio? Sappiamo tutti che con la salute non si scherza ma, purtroppo, le statistiche dimostrano che è in continua ascesa il numero di chi si rivolge ai tuttologi-medici che conoscono ogni tipo di patologia e di terapia grazie al fatto d’avere letto i bugiardini di ogni sorta di farmaco e consultato ogni pagina che su Internet tratta l’argomento.
E allora, come difendersi? Se ci dovessimo trovare al cospetto di simili geni, l’unica soluzione è evitarli come…il Covid.
E a voi cari tuttologi, se proprio non potete fare a meno di avvelenarci la vita con la vostra presenza, mettetevi una mano sulla coscienza ed evitate di proclamarvi ciò che non siete, perché, come diceva Machiavelli nel suo «Principe»: «Ci sono uomini che sanno tutto, peccato che questo è tutto quello che sanno».