E poi stramaledicono la società in cui viviamo. E poi esaltano gli altri sistemi socio-economici basati sull’uomo solo al comando, che quasi sempre vuol dire un uomo solo allo sbando. Il battesimo del vaccino anti-Covid costituisce un’ulteriore medaglia per il sistema produttivo occidentale che non sarà il paradiso in terra, ma di sicuro non somiglia all’inferno e, soprattutto, non teme concorrenti nel globo terrestre. La Cina era partita col turbo nella corsa allo scudo in grado di disarmare il Coronavirus, non foss’altro perché il morbo aveva esordito, con la sua carica distruttiva, proprio nella terra che fu di Mao Zedong (1893-1976). Ma al traguardo del vaccino è arrivata per prima una società americana e tedesca, a conferma che la predizione spengleriana sull’ineludibile tramonto dell’Occidente risulta tuttora leggermente esagerata.
La Cina può inanellare un record dopo l’altro nella classifica del Pil delle nazioni, ma le manca ancora il quid per vincere le partite che contano, specie - vedi l’imprevisto Covid - quando non sono programmate dal calendario. Questo quid decisivo corrisponde al mix tra democrazia (politica) e concorrenza (economica). Senza questi due elementi-chiave, nessun sistema può schivare il Cigno Nero capace di mandarlo fuori strada.
La democrazia non è sinonimo di perfezione, anche perché è difficile trovare due persone che la definiscano e la concepiscano allo stesso modo. Ma la democrazia rimane tuttora il modello politico meno imperfetto. Il che agevola la trasparenza, o perlomeno riduce l’opacità del Contesto. Il che significa libertà di cercare e ricercare, studiare e confrontarsi.
Idem la concorrenza. La concorrenza fa bene ai consumatori perché calmiera i prezzi e migliora i prodotti; fa bene alle imprese perché le sprona verso l’innovazione tecnologica permanente e verso la soddisfazione sistematica delle aspettative dei clienti; fa bene alla scienza, perché, soprattutto nell’ambito scientifico, la concorrenza sprigiona al massimo la sua forza impareggiabile nella procedura di scoperta. Senza concorrenza biotecnologica e industriale il vaccino anti-Covid sarebbe rimasto in laboratorio, o nella scatola cranica degli scienziati, chissà per quanti anni ancora. Invece, grazie alla concorrenza (tra le imprese) che incredibilmente spaventa molti intellettuali - a differenza dei consumatori che invece la sperimentano e apprezzano senza riserve - il flagello del secolo potrebbe avere i mesi contati.
Si sprecano le Cassandre che danno per irreversibile il declino di America ed Europa, ritenute troppo fiacche per competere con il gigante cinese e con gli altri colossi spuntati negli ultimi lustri. E però. Fino a quando America ed Europa potranno restare in cattedra, nelle materie scientifiche, grazie ai loro sistemi politici ed economici fondati sulla libertà, anche la debordante Cina dovrà mitigare le proprie ambizioni.
Davvero bizzarra la sorte del modello occidentale. Gli studiosi lo descrivono perennemente in crisi. Gli antagonisti lo ritengono scandalosamente ingiusto. Molti politici lo giudicano irrimediabilmente superato, tanto che non si contano i concorsi di idee, prevalentemente sul web, per brevettare e introdurre la democrazia dei posteri (dopo la democrazia diretta degli antichi e la democrazia indiretta dei moderni). Eppure questo sistema tanto vituperato, che ha difficoltà persino a trovare un difensore d’ufficio nei continui processi cui è incessantemente sottoposto, riesce nei momenti topici, nelle situazioni più critiche e drammatiche, a riscoprire e imporre la propria superiorità. Superiorità morale prima che economica e/o produttiva.
I perfettisti, che vedono fiumi di contraddizioni nella democrazia rappresentativa e nella concorrenza tout court, dimenticano o ignorano che solo tentando e sbagliando si creano le condizioni per la crescita individuale e collettiva. Non a caso, i perfettisti propendono per la decrescita anche se si guardano bene dall’ammetterlo. Senza la concorrenza, senza le risorse necessarie per affrontare la competizione quotidiana, la stessa scienza sarebbe rimasta priva di ossigeno, di stimoli, per andare avanti. Non è un caso che il progresso scientifico si saldi con la rivoluzione industriale di qualche secolo fa, ora seguendo ora precedendo i periodici, e per fortuna irreversibili, boom economici. Prima della rivoluzione industriale, scatenata dalla concorrenza, anche la scienza avanzava come una tartaruga, se avanzava.
Il nostro non vuole essere un peana (intriso di fanatismo) rivolto al nostro modello di sviluppo. Ma vuole essere un richiamo, un invito alla riflessione per coloro che, da mane a sera, sparano sulle conquiste e sui punti di forza dell’Occidente che molti altri Paesi al mondo, tuttora, neppure si sognano.
La libertà è il principale propellente della scienza e, quindi, per li rami, anche dei vaccini. Bravi i governanti greci ad aver definito «operazione libertà» l’apparizione dei vaccini. È davvero così. Ecco perché la libertà va sempre difesa, senza esitazioni. Ne va, anche o soprattutto, della nostra salute.