Per un giornalista, i social network non sono soltanto uno strumento per diffondere informazioni o esprimere opinioni. Sono anche un canale per verificare i propri orientamenti e i propri giudizi, magari prima di metterli sulla carta; per testare le reazioni del pubblico e ricevere osservazioni, suggerimenti, critiche. Perciò nei giorni scorsi ho provato a fare un test fra i miei followers su Twitter chiedendo: “Sarà un Natale ‘diverso’, anomalo, virtuale, blindato, solitario, triste…Secondo voi, qual è l’aggettivo più appropriato?”.
Finora ho registrato ottomila visualizzazioni e cinquecento interazioni. Molti si sono limitati a condividere il messaggio, altri hanno aggiunto un pensiero o una definizione. A giudicare dalle risposte, mi sembra di poter dire che la maggioranza della popolazione abbia accettato di buon grado l’idea di trascorrere – appunto - un Natale diverso, più sobrio e più intimo. E che in fondo ne sia anche contenta, per come si può esserlo in una situazione grave e preoccupante com’è quella dell’epidemia.
«Io direi che sia un Natale di rinascita alla consapevolezza», auspica una signora da Pisa. E ancora, una sequela di aggettivi: rilassante, raccolto, educativo, difensivo, pandemico, riflessivo, consapevole, infame. Naturalmente, non manca qualcuno che usa termini più spregiativi o volgari, ma non è il caso qui di riferirli.
Quale può essere, dunque, il senso di questo Natale intristito dal Covid e dall’isolamento domestico? Mi ha colpito, in particolare, una frase pronunciata dal vescovo Domenico Pompili nell’omelia della messa trasmessa domenica scorsa in diretta tv dalla chiesa di Sant’Agostino in Rieti: “Non siamo noi che dobbiamo salvare il Natale, ma è il Natale che deve salvare noi”. E non c’è dubbio che, per i credenti, la nascita di Gesù Cristo nella grotta di Betlemme rappresenta un evento salvifico, un “nuovo inizio” segnato dall’avvento del Salvatore disceso sulla terra per redimerci dai nostri peccati. Ammesso e non concesso che per i fedeli sia stato sempre così, auguriamoci che quest’anno possano celebrarlo in un’atmosfera di maggiore spiritualità, meno frenetica e consumistica.
E per i non credenti? Per loro, il Natale è semplicemente un giorno di festa come tanti altri, come Ferragosto o Capodanno. Chi non crede può condividere – tuttavia - quello spirito di fratellanza, di equità e di solidarietà su cui si fondano la religione e la cultura cattolica. Il senso profondo di un’origine e di un destino comune, di un’appartenenza al genere umano che l’emergenza sanitaria ha riacceso nei nostri animi di fronte alla minaccia del coronavirus. Ma anche il senso del limite, della nostra precarietà e vulnerabilità. Il virus non fa differenze tra ricchi e poveri, semmai accresce le disuguaglianze.
Ha detto bene ancora una volta il Papa, all’Angelus, dalla finestra affacciata su piazza San Pietro: “Invece di lamentarci per le restrizioni della pandemia, diamoci da fare per chi ha di meno: non l’ennesimo regalo per noi e per i nostri amici, ma per un bisognoso a cui nessuno pensa”. È un ammonimento che non vale solo per la morale cattolica. Vale anche per l’etica civile, in nome della giustizia sociale e della convivenza pacifica. Più che una testimonianza di fede, quella di Francesco è diventata ormai una profezia quotidiana che offre un magistero perfino ai non credenti o miscredenti.
Ecco, allora, quale può essere il senso di questo Natale diverso, anomalo, virtuale, più raccolto e riflessivo. Un’occasione per pensare alla nostra condizione esistenziale, anche indipendentemente dalla religione. Senza l’orgia consueta dei regali, dei cenoni e delle feste.
«Questa pandemia – ha osservato recentemente l’ex governatore pugliese, Nichi Vendola, annunciando su Rai News un nuovo libro di poesie - è davvero una rivelazione della fragilità della vita, del bisogno di mettere sotto protezione e di dedicare una cura sistematica al creato». Duemila anni fa, la nascita di quel personaggio storico chiamato Gesù ha cambiato la vita dell’umanità. E oggi, al tempo del Covid-19, in piena transizione ecologica, la ricorrenza natalizia richiama le nostre coscienze al rispetto della natura, dell’ambiente e del prossimo.
«Sarà un Natale semplice e ciò non mi dispiace affatto», ha scritto uno di loro. «Sarà un Natale per pensare», afferma un collega pugliese da Molfetta.