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Meglio la politica dei «cuggini» che informarsi con un giornale

 
Giovanni Rivelli

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Giovanni Rivelli

La politica dei «cuggini»

La Basilicata, a essere puntigliosi, ha un vero e proprio record: il consiglio del parente lo segue il 27,1 per cento della popolazione

Lunedì 29 Giugno 2020, 16:10

Siete una minoranza. Ma fortunatamente ci siete. Fortunatamente per i giornali, ma molto più per il Paese, le sue scelte, la sua democrazia. Perché, a quanto ci rivela l'Istat, in Puglia e Basilicata quelli che seguono la politica tramite il racconto del «cuggino» (rigorosamente con 2 «g») sono molti di più di quelli che lo fanno informandosi con un giornale, un qualsiasi giornale, non importa se locale, nazionale, libero o schierato.
La Basilicata, a essere puntigliosi, ha un vero e proprio record: il consiglio del parente lo segue il 27,1 per cento della popolazione.

È il dato più alto del Paese (dove la media è del 22,9) seguito, manco a dirlo, dalla Puglia con il 26,5. Numeri alti anche per chi si affida agli amici ma lo scettro lo prende la Calabria (34,5%) seguita a ruota ancora da Basilicata (31,3) e Puglia (30,7) con numeri ben più alti del 25,9 nazionale. Quelli che si informano con i quotidiani, come detto, sono una minoranza, il 29,6% in Puglia, il 26,5 in Basilicata (la media nazionale sale al 32,1%),
Verso la politica, insomma, abbiamo una sorta di «allergia» e se gli italiani che parlano di politica almeno una volta alla settimana sono circa uno su tre (il 32,9% per i pignoli) in Basilicata si scende a uno su 4 (26%) in Puglia un po’ di più, il 28,6%.

Dibattito aperto a caccia del colpevole e il risultato è il rischio di ritrovarsi al dilemma della primogenitura tra uovo e gallina: è stato il malcostume politico ad allontanare la gente dalla passione per la cosa pubblica, o il calo di tensione tra gli elettori a lasciare spazio al malcostume? Certezze difficili da trovare e mentre ognuno può scegliersi la risposta che più gli fa comodo in base alla circostanza e al momento, serve pensare a come invertire la rotta.

Ma per guardare avanti, la Basilicata segnala un altro rischio, assente in Puglia. I lucani, che sono nel Paese quelli che meno parlano e si informano di politica, sono però quelli che più partecipano alle iniziative politiche. I comizi registrano una presenza più che tripla rispetto al resto dell’Italia (13,2% contro 4,1) e ugualmente i dati sono più alti per la partecipazione ai cortei, (6,3% lucano contro il 3,9 nazionale) ai dibattiti (19,8 contro 15%) e perfino il volontariato per i partiti e il finanziamento degli stessi mostrano indici superiori a quelli nazionali.

Viene il dubbio, insomma, che in Basilicata ci sia una classe di «eletti» che si occupa di politica a tempo pieno, una schiera di «cuggini beninformati» che si dedicano alle vicende sociali anima e corpo, e poi una classe di clientes, che, proprio come avveniva nell'antica Roma spesso in cambio di qualche tornaconto, viene chiamata a seguirne le indicazioni. O, forse peggio, che il nostro futuro sia affidato a masse di persone che per fare le scelte sono pronte a chiedere consiglio al primo che passa tra parenti e amici con lo stesso livello di approfondimento, viene da pensare, con cui si chiede dove comprare un buon vassoio di dolcetti la domenica. Senza considerare (limitandosi ai pensieri nobili) che magari i bignè graditi a «mio cuggino» non piacciono a me.

In ogni caso bene a sapersi. Abbiamo almeno la risposta al perché ci siano sempre due maggioranze opposte e coesistenti: da una parte quella che esce dalle urne, dall'altra quella degli scontenti a cui non piace il risultato. Tranquilli, niente brogli; semplicemente, il pacco di dolcetti è stato preso senza nemmeno vedere cosa c'era dentro. E così rassegnatevi a tenervi il bignè sullo stomaco. Per 5 anni o giù di lì.

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