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Se la debolezza si trasforma in un punto di forza

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Foto Twitter Gabriele Prudente

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Preoccupa la nuova ondata di arrivi. Treni e bus diretti in Puglia e Basilicata prenotati fino all'ultimo posto in vista del 4 maggio

Giovedì 30 Aprile 2020, 18:30

Una nuova ondata di arrivi. Treni e bus diretti in Puglia e Basilicata prenotati fino all'ultimo posto in vista del 4 maggio, la “fase 2”, quella che identifica il periodo di convivenza con il virus e che in tanti, purtroppo, equivocano attribuendogli il significato di una vittoria sul Covid-19 in un clima da “rompete le righe”. Dalle grandi città del Nord, ma anche da Roma, è atteso un flusso soprattutto di studenti universitari sulla scia dell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che allenta le restrizioni e consente di viaggiare da una regione all'altra per ricongiungersi ai familiari nelle località di residenza. E' un deja-vù di quanto accaduto a inizio marzo, quando il contagio cominciava ad allargarsi a macchia d'olio ed era nell'aria l'idea di chiudere i confini per evitare il prevedibile travaso di emigranti di ritorno.

Potenziali vettori di quel virus che in Lombardia, Veneto e Piemonte stava ponendo le basi per la conquista del territorio. Il presidente-generale lucano, Vito Bardi, tentò davvero di blindare la regione. Della serie, qui non passa lo straniero, anche se ha l'accento potentino o materano e nelle sue vene scorre il sangue che fu di Scotellaro, Sinisgalli, Nitti, Fortunato e Colombo. Meglio restare a Milano, Torino o Roma per preservare i propri familiari e una regione in cui era appena udibile l'eco del coronavirus. Alla fine Bardi dovette tornare sui suoi passi, sottoposto a un fuoco incrociato di critiche, traducendo la disposizione in un semplice invito alla cautela e ad auto-recludersi in quarantena fiduciaria nella propria abitazione. Difficile dirlo quanti di quei lucani fuggiti dal Nord e tornati nella terra d'origine abbiano effettivamente raccolto l'appello.

Il tema si ripropone oggi in Puglia e Basilicata con i rispettivi presidenti che non sono, per il momento, sincronizzati: Emiliano ha già disposto un'ordinanza sulla quarantena obbligatoria per chiunque metta piede nel territorio pugliese arrivando da altre regioni, mentre Bardi è in una posizione di attesa e dal suo entourage filtra l'ipotesi di eseguire tamponi su tutti i viaggiatori in arrivo.

Legittima la preoccupazione di entrambi i governatori. Da queste parti il Covid-19 ha avuto un'incidenza molto bassa, in particolare in Basilicata, una regione che avrebbe potuto anticipare l'inizio della “fase 2” e che può contare sul più alto rapporto tra tamponi eseguiti e numero di positivi, 27 ogni contagiato, valore ben più alto di quello registrato in Veneto (18,1), tra le regioni epicentro del Covid-19 in Italia.

Più che l'effetto delle restrizioni e del rispetto del distanziamento sociale, che pure avranno inciso sul risultato, riteniamo che per la Basilicata abbia giocato un ruolo fondamentale la sua atavica arretratezza infrastrutturale. Che da debolezza è diventata punto di forza: senza aeroporto, tagliato fuori dall'alta velocità e con strade costellate da interruzioni e deviazioni, il territorio lucano ha “scoraggiato” il virus che predilige collegamenti e accessi più agevoli. Lontani dal mondo, marginalizzati, confusi finanche dai libri di geografia, ma sì ora, in piena pandemia, ciò che conta è la salute. E che le bestie del Covid-19 stiano alla larga, cercando di combattere quelle che abbiamo già in casa, senza importarne altre.

In Basilicata come in Puglia, dove i numeri del contagio sono più alti, ma sempre sotto la media di quel Nord ancora nel pieno della battaglia contro il “parassita” e da cui sono pronti a sbarcare nelle nostre regioni possibili rinforzi del virus. E' quello stesso Nord che chiede a tutto il Paese di viaggiare alla medesima velocità, che non accetterebbe una “ripartenza” differenziata per territori sulla base di una minore diffusione del Covid-19. Ipotesi che il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ha sussurrato ieri rinviando però ogni discorso al monitoraggio dell'andamento della curva dei contagi nelle prossime due settimane. Possibilità caldeggiata anche da diversi presidenti delle Regioni che chiedono regolamentazioni differenziate, sottolineando come ogni territorio abbia una specificità dal punto di vista strutturale ed epidemiologico. In attesa di eventuali cambi di rotta, l'attuale impostazione resta quella di uniformare tutto il Paese. La Puglia e la Basilicata come la Lombardia, il Piemonte e il Veneto, divisi da ancestrali visioni geopolitiche, uniti da un nemico invisibile. Al netto di infeltriti discorsi sul Sud zavorra e sul “ghe pensi mì” del Nord, oggi nessuno più parla di autonomia differenziata e di Mezzogiorno da sganciare. S'invoca unità, coesione, solidarietà. Si chiede che nessuno resti indietro. Giusto così. Ma se il virus avesse scelto di mettere radici qui, sul fronte apulo-lucano, sfiorando solo Milano e dintorni, siamo così sicuri che i lumbard ci avrebbero aspettato?

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