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Solidali senza ingerenze un valore senza prezzo

 
Renato Quadrato

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Renato Quadrato

solidarietà

Un valore, la fratellanza, che non a caso domina l’enunciato dell’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo

Martedì 14 Aprile 2020, 15:54

La nostra Costituzione, la legge fondamentale dello Stato, la “Bibbia laica” come ebbe a chiamarla Carlo Azeglio Ciampi, e nel cui linguaggio si coglie lo spirito democratico che anima le norme, contiene, tra i “Principi fondamentali”, l’articolo 2, in cui si legge che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

Spicca nel dettato costituzionale, che si compone di 9369 parole, il termine “solidarietà”, una parola “chiave”, come l’ha definita Giovanni Valentini in un articolo pubblicato mercoledì 1 aprile. Pur essendo “espressione generica…dai contorni imprecisi e sfumati” (così Guido Alpa, La cultura delle regole, Laterza 2009), solidarietà è vocabolo importante, da “elogiare”, “una sorta di momento festivo entro una normalità più o meno violenta e comunque fondata sull’indifferenza di ciascuno verso tutti gli altri” (Roberto Mancini, Solidarietà: una prospettiva etica, Mimesis ed. Milano 2017). L’importanza del termine, la sua pregnanza, emerge anche dalla radice latina, dalla locuzione in solidum, che, come scrive Matteo Edoardo Cucchiani (Dalla solidarietà esclusiva all’esperienza della condivisione), richiama “l’idea della compattezza, della coesione, della stretta aderenza reciproca delle parti in un tutto pieno e compiuto, caratteristica del corpo solido”.

PILASTRO - È un’espressione, solidarietà, che rimanda ad un mondo lontano, distante dalla realtà dell’oggi. Dovrebbe essere uno dei pilastri, il fondamento morale della nostra comunità, ma non sembra esserlo a Pietro Barcellona per il quale “questa parola non significa quasi niente” (L’individuo sociale, Genova 1996, p. 53). Una visione, questa, che sconcerta, da non condividere. Profondamente diversa è, invece, l’idea che ne ha Papa Francesco, che considera la solidarietà esemplare, da non trascurare, anzi da valorizzare, tanto da utilizzarla nei giorni scorsi in una delle Sue omelie, assai apprezzata dal nostro Presidente della Repubblica, che in un messaggio inviatoGli in occasione del settimo anniversario dell’inizio del Pontificato, e riferendosi al “contesto drammaticamente segnato dalla pandemia”, ne ha elogiato la “Illuminante Missione Pastorale” e la “viva e paterna testimonianza dei più alti valori evangelici”: “un pressante invito a riscoprire le ragioni della collaborazione e della solidarietà tra gli stati e tra i popoli”. L’apprezzamento espresso da Sergio Mattarella nei confronti di Sua Santità fa riecheggiare il significato profondo della missione apostolica svolta, e di cui è manifestazione eloquente il “Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato dal Papa e dall’Imam di Al-Azhar il 4 febbraio del 2019 ad Abu Dhabi durante il viaggio compiuto negli Emirati Arabi Uniti, e in occasione del quale si è udito un forte richiamo al dialogo interreligioso come “guida per le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli”. Affascina, nelle parole del documento, la menzione continua della fede che, si legge nella prefazione, “porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”.

Un valore, la fratellanza, che non a caso domina l’enunciato dell’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo (Parigi, 10/12/1948), che recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. La solidarietà è, dunque, un valore da tutelare perché rappresenta il sentimento di comunanza e vicinanza che ci lega agli altri, e che risponde ad un ideale di condivisione, di comune appartenenza alla famiglia umana. E non a caso la voce solidarietà ricorre con molta frequenza, ben 27 volte nell’Enciclica Sollicitudo rei socialis, voluta fortemente da Giovanni Paolo II e pubblicata il 30 dicembre dell’anno 1987, il decimo del suo Pontificato. Un’iniziativa che prende spunto dall’Enciclica Populorum Progressio, la “lettera” con la quale Papa Paolo VI si rivolse, come ebbe a dire, “con semplicità e umiltà a tutti, uomini e donne senza eccezione, perché, convinti…della rispettiva, individuale responsabilità, mettessero in opera”, col proprio impegno, “misure ispirate alla solidarietà e all’amore”, a tutela della “dignità della persona umana, … ch’è identica in ciascuno di noi”.

COSTITUZIONE - E ciò “per rendere più umana la vita degli uomini” secondo l’insegnamento che proviene da “un testo luminoso della Costituzione Gaudium et spes”, che mette in risalto, tra “i beni della dignità umana, l’unione fraterna. In questa direzione si muoveva già il mondo antico, in particolare Cicerone, che nel suo De officiis- il noto trattato “sui doveri”, composto in un periodo di solitudine, “procuratagli non dalla volontà, ma dalla necessità” (mihi adfert necessitas, non voluntas, scrive: III. 1. 3) -, adopera varie espressioni per descrivere la solidarietà, e definire la umana convivenza (humana societas, latissime…patens hominibus inter ipsos, omnibus inter omnes societas) come “la più larga società stabilita per gli uomini tra di loro, per tutti fra tutti” (I. 16. 51). Ma la solidarietà tra gli esseri umani non deve importare assimilazione, annullamento delle differenze. Non deve comportare ingerenza, “interferenza nella vita privata”: una intrusione che, come ha ammonito giorni fa Giuseppe De Tomaso in una sua saggia riflessione sul “tandem virus e internet”, potrebbe “investire la libertà” e nuocere “all’autonomia di ogni singolo essere umano”.

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