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Modello Angela e modello Greta a confronto sull'ambiente

 
Giuseppe De Tomaso

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Giuseppe De Tomaso

Modello Angela e modello Greta a confronto sull'ambiente

Giovedì 26 Settembre 2019, 16:01

Solo pochi decenni fa, lo storico francese Bertrand de Jouvenel (1903-1987) indicava ne la bombe et le nombre la duplice ossessione dell’anno Duemila. La bombe (la bomba) era l’atomica. Le nombre (il numero) era la sovrappopolazione terrestre. Il conflitto nucleare e l’esplosione demografica costituivano gli elementi della Grande Paura, la psicosi, l’incubo del secondo Anno Mille. L’Apocalisse era ritenuta dietro l’angolo, frutto della combinazione tra la possibile guerra nucleare e l’inevitabile guerra alimentare. I fatti, che hanno la testa dura, si sono incaricati di smentire le catastrofiche «certezze» di futurologi e visionari vari. A dispetto delle previsioni, la Guerra Fredda tra Usa e impero sovietico non è sfociata in Guerra Calda e il boom demografico non ha aggravato il problema della fame nel mondo, visto che il numero dei denutriti si è ridotto a 800 milioni.

Una cifra, per fortuna, largamente inferiore a quella del recente passato quando su 3 miliardi di esseri umani ben 2 miliardi soffriva di digiuno forzato (mentre oggi 7 miliardi di uomini e donne hanno risolto le questioni di cibo).

La Grande Paura del ventunesimo secolo si chiama ambiente, in particolare cambiamento climatico. Gli apocalittici attribuiscono all’uomo, e in particolare alla società industriale, la responsabilità dei capricci del clima e dell’aumento della temperatura del globo. Gli integrati dubitano dell’origine antropogenica del fenomeno, sottolineando come da sempre clima e temperatura subiscono variazioni (anche quando non vi erano fabbriche e pratiche inquinanti), il che è dovuto a cause naturali, come i raggi cosmici, l’attività dei vulcani eccetera. A loro parere, l’uomo c’entra poco o punto.

Comunque. Che il clima cambi per colpa o non per colpa dell’uomo, tutti concordano che bisogna muoversi per preservare l’ecosistema. Ma le strade sono essenzialmente due e fanno capo, simbolicamente, a due donne famose. La prima, la 16enne Greta Thunberg, propone di fatto di frenare la crescita economica, giudicata la responsabile principale del surriscaldamento terrestre. La seconda, la 65enne Angela Merkel, non vuole affrontare l’emergenza climatica con le rinunce e le proibizioni, bensì con le tecnologie e la creatività. Infatti, il governo tedesco ha appena varato un piano ad hoc, per la protezione del clima, da 54 miliardi complessivi (che saliranno a 100 miliardi nel 2030) e senza aumentare il debito pubblico. Il piano coinvolgerà cittadini e aziende e darà, si pensa, un forte impulso alla crescita economica della Germania.

La tesi di Greta è semplice: la Terra si salva se si riduce la produzione di mezzi e servizi e se si torna a vivere in una dimensione arcadica. La tesi di Angela è altrettanto semplice: il mercato ha dimostrato di possedere i correttivi per le sue disfunzioni. Grazie alla tecnologia si può ridurre l’inquinamento (che non dev’essere inarrestabile se i tumori stanno diminuendo) per fare stare tutti molto meglio.

In sostanza, Greta sollecita la protezione del clima da parte degli Stati, mentre Angela propugna la protezione del clima attraverso il mercato. Greta è spinta dalla paura. Angela è spinta dalla libertà, oltre che dalla ricerca scientifico-tecnologica.
Il modello Greta ritiene che, pur di salvaguardare l’ambiente, lo Stato non debba badare a spese. E se ciò significa torchiare i cittadini a più non posso, con un balzello dopo l’altro, pazienza, anzi meglio così. Il modello Angela invece ritiene che la lotta al cambiamento climatico non debba rappresentare il pretesto per favorire la decrescita economica e per demolire la società aperta che ha consentito all’umanità di raggiungere un livello di benessere inimmaginabile mezzo secolo addietro.

Il modello Greta ritiene l’uomo responsabile di ogni ferita inferta alla natura. Ma siccome è la stessa presenza dell’uomo a provocare sussulti all’ambiente circostante, di questo passo non tarderà a spuntare chi pretenderà non solo la riduzione pianificata delle nascite, ma addirittura l’estinzione del genere umano, in nome di Gea, la dea più inviolabile di tutte.

Il modello Angela ritiene l’uomo la risorsa più preziosa, anche nella lotta contro i disastri ambientali. L’uomo a volte ne è il responsabile, a volte no. Di sicuro, solo l’uomo può cercare e trovare i rimedi, senza mettere in forse i pilastri della società libera. Anzi, proprio grazie alle continue scoperte della scienza e della tecnica sarà possibile migliorare la qualità dell’ambiente e della vita, senza compromettere i princìpi fondativi di quella che una volta si chiamava civiltà occidentale.

Il modello Greta prova nostalgia per il piccolo mondo antico, per il suolo incontaminato della grande madre Terra. Giudica come invasioni barbariche tutti i fenomeni economici che hanno turbato questo quadretto irenico (in realtà mai esistito, perché le guerre per gli spazi e le risorse sono nate con l’uomo, non con la rivoluzione industriale).

Il modello Angela non prova alcuna nostalgia per l’era bucolica o preindustriale, né è convinta che un pensiero unico debba (voler) imporre il suo stile di vita o la sua concezione esistenziale a tutti i popoli del pianeta, col rischio concreto di sfociare in una deriva iper-totalitaria.

Greta o Angela. Il partito dell’ambiente è destinato a scindersi in due, tre o quattro tronconi, com’è inevitabile. Una cosa è certa. Dalle utopie e dagli estremismi il mondo intero non ha quasi mai tratto giovamento. Come testimonia la Storia del genere umano.
Giuseppe De Tomaso
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