Se fosse accaduto due, tre anni fa - ma in politica equivalgono ad un'era geologica - forse sarebbe diventato un caso nazionale: l'assessore di una giunta “rossa” che professa voti per la lista più a destra d'Europa E invece, eccoci qui, in Puglia (un tempo “laboratorio” della sinistra galoppante che sradicava la destra, moderata, di Tatarella), a ragionare come se nulla fosse sull'endorsement lanciato da Leo Di Gioia, titolare dell'Agricoltura nel governo Emiliano, a favore del candidato salviniano Massimo Casanova.
No, con la scelta di Di Gioia non c'entrebbero gli ombrelloni del Papeete beach, la spiaggia di Milano Marittima dove Salvini spesso va a prendere il sole in compagnia del candidato al Parlamento di Strasburgo, che ne è titolare.
Né la comunione d'intenti più volte manifestata dall'assessore con il ministro dell'Agricoltura, il salviniano Centinaio, con il quale ha condiviso l'altalena del decreto Xylella e gli incidenti di percorso (tanti, e tutti burocratici) sul famigerato decreto sull'emergenza gelate. Di Gioia, interpellato sul caso, rivendica con orgoglio la sua ascendenza di centrodestra, pur esercitando un ruolo di peso in un governo di centrosinistra, dicendosi pronto a giurare di avere pure la “benedizione” del presidente su tale modus operandi.
Nulla di cui scandalizzarsi, per carità. Viviamo in tempi nei quali gli alleati di governo, gialli e verdi, se le suonano di santa ragione su tutto e un minuto dopo tornano come se nulla fosse a professare unità d'intenti. E viviamo in tempi nei quali se provi a rispolverare quelle “vecchie” categorie di destra e sinistra sembra quasi che stai pronunciando una bestemmia. Ma qualche domanda, se possibile, sarebbe lecito porsela ogni tanto. E magari chiedersi come sia possibile per il “ministro” di un governo regionale che guarda al rispetto dei conti pubblici e alla piena spesa europea come una missione strategica conciliare questa visione con quella di un partito che, invece, in Europa vuole andarci proprio per fare il contrario, ovvero far saltare i vincoli e i paletti imposti dall'Unione e rivoltarne le regole come un calzino. E, ancora, chiedersi come sia possibile conciliare l'azione di un governo regionale, di cui Di Gioia è autorevole esponente, che ha votato una legge contro l'omotransfobia in Puglia con quella della Lega in Europa, il cui leader ha voluto per legge ripristinare sulle carte d'identità la dicitura “padre” e “madre” in un contestatissimo decreto?
La lista delle domande potrebbe continuare, ovviamente, ma - come si diceva – non sono più di “moda” in tempi come questi. Tempi che sembrano calzare perfettamente a Di Gioia, cresciuto da militante in An, poi approdato da destra al Popolo della Libertà e quindi assessore nei governi Vendola ed Emiliano alla testa di una civica di centrosinistra. Lista che il prossimo 26 maggio – lo stesso giorno in cui Di Gioia voterà per Casanova all'Europarlamento – lo porta candidato a Foggia col centrosinistra. Si dirà ancora: le dinamiche territoriali non c'entrano nulla con l'Europarlamento. Ma cosa accadrà al Nostro, e ai tanti come lui che governano in esecutivi di colore opposto a quello per cui votano, quando le direttive europee andranno calate sul territorio? Insomma, tanto per fare un esempio, si potrà sfilare a Foggia per il “gay pride” insieme al presidente della Regione nel mentre l'Europa di Salvini e Orban chiederanno il solo riconoscimento delle famiglie naturali?
Infine, una circostanza che, in queste ore, sta facendo riflettere sia sostenitori che detrattori del presidente Emiliano. Non è che questa storia di pescare dal polo opposto, ovvero cooptare ex di destra in ruoli apicali nella Regione di sinistra, rischia di rivelarsi un “boomerang”? Chi di trasversalismo ferisce, di trasversalismo perisce?