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M5s, immunità all’alleato: una strada obbligata

 
Bruno Vespa

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Bruno Vespa

Luigi Di Maio

Luigi Di Maio

«Ricordate «Uno, due, tre…. Stella !»? È in fondo quello che stanno facendo Salvini e Di Maio»

Sabato 02 Febbraio 2019, 16:07

Ricordate «Uno, due, tre…. Stella !»? È un vecchio gioco di bambini in cui uno si mette faccia al muro e gli altri cercano di avvicinarsi per conquistare la posizione. La loro abilità sta nel farsi scoprire immobili, pur essendo avanzati. Chi si fa trovare in movimento viene squalificato.
È in fondo quello che stanno facendo Salvini e Di Maio.

Il capo politico dei 5 Stelle è attaccato al muro del governo: il presidente del Consiglio è espressione del Movimento e il rapporto 32/17 con la Lega gli ha attribuito il maggior numero di ministri. Ogni volta che Di Maio si gira trova Salvini immobile, ma pericolosamente avanzato. Non c’è modo di squalificarlo. Un giorno mette in crisi il Movimento sfidandolo a mandarlo sotto processo. Un altro si fa trovare ai cantieri Tav: solidarizza con i poliziotti, ma fa capire che se fosse per lui aprirebbe il tunnel con una spallata. Un altro ancora avanza con il processo di autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia, tre delle regioni in il cui il Movimento è meno forte, ma che producono buona parte del Pil nazionale. E così via su altri mille temi.
In privato, gli uomini di Salvini dicono di non poterne più, ma se gli scappa un sospiro in pubblico, il Capitano riporta immediatamente ordine. Gli uomini di Di Maio guardano con un occhio al Palazzo e con l’altro a una base ancora convinta in larga parte che stare in Consiglio dei ministri o in un Meet-up sia la stessa cosa. Entrambi gli schieramenti assaltano le farmacie vicine al Parlamento sempre in ritardo sui rifornimenti di Maalox.

La vicenda dell’immunità parlamentare per il caso Diciotti basta da sola a spiegare tutte le altre. L’altra sera a ‘Porta a porta’ Salvini ha ammesso di aver avuto la tentazione di offrire il petto al fuoco processuale, ma di esserne stato caldamente sconsigliato da tutti gli amici esperti di diritto. Con una magistratura così divisa sul tema (Procura per l’archiviazione, Tribunale dei ministri per il rinvio a giudizio) perché rischiare per un inciampo l’interruzione di una brillante attività politica? ‘ Quando leggeranno le carte – mi ha detto Salvini giovedì sera – i commissari del M5s si convinceranno che non possono mandarmi a processo”. Ma tutte le gocce di saggezza che ora dopo ora cadono dalla fronte dei commissari stellati sono sudore intriso a sangue frutto di una tortura lenta e lancinante. Stiamo perdendo la virtù, si chiede qualcuno di loro? Finora con la Lega ci siamo limitati a un petting sia pure molto spinto (Tap, Ilva, Brennero…). Concedere l’immunità è la deflorazione finale. Ma come fare altrimenti se perfino Alessandro Di Battista ha suggerito che il premier spedisca in Commissione una memoria rivendicando la collegialità della decisione?
La storia è piena di fanciulle dabbene che hanno perso la virtù per una nobile causa. E quale causa è più nobile che salvare il primo ‘governo del popolo’?
Perciò Salvini avrà l’immunità. Non ha fretta di avvicinarsi al muro. Per ora.

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