Gli scienziati spiegano che i vaccini non causano la morte, e che anzi proteggono dalle malattie. Ma non c'è medicina che possa curare il dolore di una famiglia di fronte a una tragedia come quella di mercoledì in Basilicata, dove – questo sappiamo – una bambina affetta da una sindrome rara, in cura presso un centro di riferimento nazionale, è deceduta 24 ore dopo essere stata sottoposta alla vaccinazione esavalente.
Il vero dramma è, oggi, la loro angoscia di genitori, il dubbio che consumerebbe chiunque nella stessa situazione: quello di non aver fatto la scelta giusta pur di fronte alle rassicurazioni che senz'altro avranno ricevuto. Ma storie come questa, nel contesto in cui viviamo, rischiano di essere dinamite. E dobbiamo provare a disinnescarle. L’Italia è pericolosamente attraversata da atteggiamenti antiscientifici di cui i social network sono la benzina. Sono il luogo in cui aleggia lo spettro del complotto, dove il sospetto diventa verità, il rischio è trasformato in certezza e il rifiuto della più grande scoperta medica dell’era moderna è mascherato dalla formula pelosa della libertà vaccinale, cioè dall'arroganza di poter decidere anche per la salute degli altri. Questo è, dunque, il vero rischio: che solo a parlarne, certe vicende siano automaticamente prese come la prova che gli «antivax» aspettavano, passandola di bocca in bocca, per dire che no, adesso basta, è il momento di ascoltare i «genitori consapevoli».
Ascoltarli, certo, ci mancherebbe. E provare, magari, a raccontare perché due anni fa il mondo scientifico ha ritenuto di dover ricorrere alla vaccinazione obbligatoria di fronte al rischio di centinaia di morti inutili per morbillo, a un ritorno indietro di cinquant'anni nella battaglia per debellare malattie che si credevano dimenticate. Obbligare qualcuno a sottoporsi a una iniezione non è certamente una cosa bella. Ma a un certo punto è parsa l'unica soluzione.
È una battaglia impari quella che il mondo dell'informazione sta provando a fare sui vaccini, affiancando i medici, gli insegnanti, i tanti specialisti e anche – va detto – un pezzo ampio e trasversale della politica. Ma la furia dei social sul punto è incontrollabile e non ammette il dissenso, bollato come fiancheggiamento delle multinazionali. Il ragionamento è semplice ed è stato ripetuto fino alla noia: i vaccini sono sicuri, come per qualunque farmaco le reazioni avverse esistono ma hanno probabilità bassissime e possono agevolmente essere controllate, non esistono decessi in cui è stato accertato il rapporto causale con la vaccinazione. È quello che il professor Pierluigi Lopalco oggi spiega su queste colonne: non si muore per i vaccini, esistono meccanismi scientifici che li sottopongono a verifiche continue e - fino ad ora - i sospetti peggiori non sono mai stati confermati.
Eppure oggi, c'è da scommetterci, la notizia di Melfi farà riprendere vigore alle truppe degli antivaccinisti. Ancora una volta: la migliore medicina, l’unica possibile, è ascoltare gli esperti. Perché con la scienza la par condicio non vale: parla chi ha titolo per parlare, tutti gli altri - noi compresi - fanno domande e ascoltano. E perché sulla salute non si scherza, né sulla nostra né su quella di chi non la pensa come noi.