Sabato 06 Settembre 2025 | 19:27

Le imprese di Roca, orgoglio barese della pesistica e coach del bronzo olimpico Pizzolato

 
Roberto Longo

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Roberto Longo

Le imprese di Roca, orgoglio barese della pesistica e coach del bronzo olimpico Pizzolato

Il tecnico barese Pietro Roca con Antonino Pizzolato, che ha conquistato due bronzi di fila alle ultime due Olimpiadi

Il tecnico di Conversano dietro i successi ai Giochi dell’atleta siciliano

Giovedì 22 Agosto 2024, 12:09

Dietro i successi sportivi di un atleta, spesso, ci sono una serie di figure che rimangono nell’ombra, lontane anni luce dai riflettori. Allenatori, preparatori fisici, specialisti dell’alimentazione ed i sempre più quotati mental coach, i signori della mente, professionisti abituati a muoversi nel proprio ambito, singolarmente ed in sinergia con il resto della squadra, alla ricerca del massimo risultato. La gloria spetta ai campioni, le medaglie finiscono per cingere il collo di ognuno di loro ma, alla fine, la vittoria porta la firma anche degli altri membri dello staff.

All’angolo di Antonino Pizzolato, 28enne pesista siciliano di Castelvetrano (originario di Salaparuta), bronzo negli 89 kg alle Olimpiadi di Parigi, dove ha bissato l’altro bronzo conquistato a Tokyo negli 81 kg, da sempre c’è un tecnico nato a Conversano, il 49enne Pietro Roca.

Roca, come si arriva ad un risultato di questo tipo? Qual è stato il suo percorso?

«Il mio è stato un percorso atipico perché non nasco come atleta di pesistica olimpica alla quale mi sono avvicinato in tarda età, dopo i vent’anni e non sono mai stato un’atleta di livello internazionale e questo dimostra che per essere tecnico devi avere qualità completamente diverse ed essere un tecnico di elevata qualificazione non è necessariamente connesso all’essere stato atleta. Ho praticato tanti sport a livello agonistico ma sono stato sempre appassionato dalla capacità di un atleta di esprimere forza in tempi brevissimi e con accelerazioni estreme e quindi combinazione di fattori diversi e non solo espressione del concetto di forza massima. L’atleta performante è quello capace di esprimere il suo livello di forza molto rapidamente e il sollevamento pesi è l’unico sport che ti permette di sviluppare questa caratteristica».

Negli ultimi dieci anni quali risultati ha ottenuto la pesistica italiana e come è cambiata?

«È cambiato l’approccio oltre che il sistema di gestione. Dieci anni fa, quando iniziò il ciclo di preparazione per Tokyo, dal presidente Antonio Urso a tutta la segreteria ed al settore tecnico hanno cambiato in maniera radicale quello che c’era stato nei tre-quattro decenni precedenti, noi eravamo considerati uno sport di nicchia praticato da gente rude e non avevamo la visibilità degli sport trainanti. Oggi è cambiata la consapevolezza e la visione di quello che bisognava fare, sono state ricercate le più alte professionalità, ci si è aggiornati costantemente sull’intero mondo dello sport costruendo un gruppo di lavoro solido che non lasciasse nulla al caso. I nostri atleti sono monitorati giorno per giorno dai nostri staff federali ed è cambiato anche l’approccio metodologico, che non tralascia nulla e che permette agli atleti di crescere in maniera costante senza saltare alcuna fase sotto l’impronta del direttore tecnico Sebastiano Corbu. Questo ci ha portato a non volersi considerare più uno sport minore e i risultati ci hanno dato ragione ma sono convinto che sia cambiato anche l’approccio culturale degli atleti e di tutto il sistema».

Qual è lo stato di salute della pesistica di Puglia?

«Storicamente la Puglia è un bacino di utenza eccellente fatto di società storiche ed atleti di livello, una su tutti l’Angiulli, e si sono create realtà di altissimo profilo nella costruzione e nella selezione del talento come il Centro federale di Capurso di Marco Cutillo, il centro di Domenico Giorgio, ad Acquaviva ed altre realtà che producono talenti in modo tale che abbiano un avviamento all’attività agonistica ottimale a prescindere dai risultati prodotti. Oggi molti atleti pugliesi sono monitorati dalla direzione tecnica nazionale e inseriti nelle squadre nazionali giovanili».

Quanto è stato importante lei nella crescita di Pizzolato?

«Un bronzo olimpico non si costruisce mai grazie al contributo di una sola persona, lo staff tecnico è coinvolto in maniera univoca e globale all’interno di quel processo ed ognuno di noi ha le competenze per inserirsi all’interno di quel processo. Se parliamo di me posso solo dire di aver seguito e applicato il programma di lavoro facendo in modo di adattarlo all’intero processo. Sono sempre vicino agli atleti supportandoli anche in gara, cercando di banalizzare quello che non si vede dietro le quinte, seguo il riscaldamento dell’atleta fornendo le maggiori informazioni possibili al direttore tecnico per costruire insieme, in modo corale, la strategia di gara».

Spesso la specialità è stata associata a luoghi comuni che non le rendono merito, è d’accordo?

«Molte credenze sono state confutate ed oggi la pesistica olimpica non viene più additata come specialità che può creare difficoltà nel percorso di crescita degli atleti. La comunità scientifica e medica ha confutato in toto questi luoghi comuni, anzi è stata riconsiderata e ricercata se parametrata all’età del soggetto che viene avviato a questo sport perché genera adattamenti a livello osseo e tendineo. La federazione ha una serie di progetti indirizzati a diversi livelli di età con l’obiettivo di costruire i presupposti dell’allenamento».

Quella di Pizzolato è stata una impresa?

«Faccio un salto indietro di quattro anni quando Nino non riuscì a compiere una impresa più grande. Lui riesce a lanciare il cuore oltre l’ostacolo tirando fuori l’impensabile dal suo corpo e dalla sua mente. A Parigi, nella prima prova di slancio ha avvertito un fastidio alla schiena ma ha voluto portare a compimento la sua gara. Commette un piccolo errore in seconda prova e la tensione è tanta ma lui riesce a trovare dentro di se anche quello che non aveva in quel momento, spinge con tutto quello che ha. Chiesi il challenge, la review, e quelli furono attimi lunghissimi prima che la giuria convertisse il risultato. Credo che l’impresa non sia sfuggita a nessuno, una alzata grandiosa che ha restituito a lui e a tutti noi l’onore per il lavoro svolto».

Consiglierebbe ad un ragazzino di avvicinarsi alla pesistica?

«Assolutamente sì».

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