C’è un momento, nella vita di ognuno, in cui ci si sente tagliati fuori. Invisibili. Spostati appena di qualche millimetro rispetto al resto del mondo. È in quel margine che nasce «Fuori Luogo», il nuovo singolo dell'altamurano Sunken, al secolo Antonio Forte, uscito venerdì 20 giugno. Un artista che naviga tra le onde scure della darkwave, l’intimità dell’alt-pop e l’estetica urbana della scena electro-clash: il brano, prodotto da See Maw e scritto a quattro mani con Simone Maria Sacchi, è costruito su un beat malinconico e deciso, fatto di bassi profondi e cassa in quarti, che sorregge una scrittura viscerale, senza sovrastrutture. Ormai protagonista della scena milanese underground, la Puglia resta il cuore pulsante della sua ispirazione.
È un brano molto personale, ma allo stesso tempo generazionale: c’è stato un momento preciso in cui ha capito di voler trasformare quel disagio in una canzone?
«Direi un insieme di momenti accumulati in breve tempo. Durante i 20 anni per molti arriva il momento di “crescere” secondo gli standard a cui ci hanno abituato: quindi laurearsi, trovare lavoro, fare soldi, andare a convivere. Chi non segue questo pattern rischia di sentirsi spaesato, fuori dal coro, come se non stesse vincendo il gioco della vita. E qui arriva il senso di fuori luogo: siamo talmente in tanti a sentirci così, che forse dovremmo renderci conto che quei pattern oggi non funzionano più e che dovremmo solo stare bene con noi stessi».
Nel testo parla di esclusione e margini: quanto c’è di autobiografico e quanto invece è osservazione della sua generazione?
«Nelle mie canzoni in generale mi piace mescolare immagini della mia vita e immagini che nascono spontaneamente nella mia mente, magari scaturite dalle storie di chi mi è attorno o persino da film e serie tv. Mi piace unire i punti di giunzione tra tutti questi elementi per creare storie in cui possano ritrovarsi sempre più persone».
Nato e cresciuto ad Altamura, terra del Sud: quanto questa provenienza influisce o ha influito nel percorso artistico finora?
«Molto! Altamura fa parte di me, della mia cultura, del mio modo di parlare e comportarmi, anche se è da anni che non ci vivo. "Fuori Luogo" parla anche un po’ di questo: quando torno giù sento che la città è andata avanti e in tanti aspetti quasi non la riconosco. Allo stesso tempo non mi sento milanese, nonostante viva qui da anni: questo limbo tra due mondi mi fa sentire un po’ spaesato, ma in qualche modo mi definisce».
Il brano unisce malinconia e potenza, elettronica e introspezione. Come nasce questo equilibrio tra forza del beat e fragilità del contenuto?
«È un po’ la sfida del mio percorso musicale. A me sono sempre piaciute le canzoni malinconiche ma anche la musica elettronica spinta. Ci ho messo tempo a capire come unire queste due anime e ora mi viene quasi spontaneo. Poi con See Maw c’è stata subito intesa: la traccia era praticamente finita già con la prima sessione».
Ha alle spalle un EP autoprodotto e un’intensa attività live nella scena alternativa milanese. Cosa le ha insegnato il palco che lo studio non le dà?
«Mi ha insegnato a capire la cosa più importante forse: che la musica è connessione tra le persone. È il tuo modo di legare la tua anima a quella degli altri. Oggi si pensa tanto ad algoritmi, statistiche e engagement online, ma nulla al mondo cambierà mai il fatto che la musica migliore è quella che fai per te e per le persone. Tutto il resto è una conseguenza».
Guardando avanti: "Fuori Luogo" anticipa un progetto più ampio?
«Sì, devo ancora capire se sarà un EP o un album. Ho tante tracce pronte e un immaginario ben chiaro. Voglio costruire un suono molto personale e lavorare con tanti artisti mi sta aiutando tantissimo a crescere e capire cosa mi identifica davvero».