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«Cosa manca», lo sguardo di Sinisi sull'amore: «Scrivo canzoni perché mi chiedo cosa ci serve per essere felice»

«Cosa manca», lo sguardo di Sinisi sull'amore: «Scrivo canzoni perché mi chiedo cosa ci serve per essere felice»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

«Cosa manca», lo sguardo di Sinisi sull'amore: «Scrivo canzoni perché mi chiedo cosa ci serve per essere felice»

Tranese doc., autore televisivo e cantautore, l'EP è composto da sei tracce aperte da una cover di Mina che dà il titolo al progetto

Venerdì 07 Marzo 2025, 07:00

Esce oggi Cosa Manca (Warner Music Italy/ADA), primo EP del cantautore e autore televisivo pugliese Sinisi. Un progetto intimo e personale, frutto di tre anni di lavoro, ricerca e introspezione, sei capitoli musicali in cui ogni traccia esplora un’emozione diversa. Il tema centrale è la ricerca di ciò che manca per essere completi, e la risposta sembra essere che a volte il vero amore non è quello che si vive, ma quello che si è perduto o si ricorda.

Da dove nasce l'idea di questo primo EP e che percorso interiore l'ha accompagnata fin qui?

«Cosa Manca nasce da una domanda che mi porto dentro da tempo: cosa ci manca davvero per essere felici? Questo album è il risultato di tre anni di ricerca e introspezione, un percorso in cui ho cercato di dare voce alle sfumature più profonde dell’amore: la presenza e l’assenza, il desiderio e la malinconia, il tormento e la speranza. L’album si apre con “Cosa Manca”, una cover di Mina che per me ha un significato speciale. È una canzone che mi accompagna fin da bambino, un filo invisibile che collega il mio vissuto alla musica che mi ha formato. Ho sentito il bisogno di reinterpretarla e renderla il manifesto del disco, perché racchiude perfettamente quel senso di ricerca e di incompiutezza che attraversa tutte le tracce. Il filo conduttore di tutto l’album è proprio questa domanda aperta: la ricerca di ciò che ci sfugge, il vuoto emotivo che ci spinge a interrogarci sul significato dell’amore e della felicità. Ogni brano rappresenta una tappa di questo viaggio emotivo, un modo per esplorare ciò che resta, ciò che cambia e ciò che, forse, non potremo mai davvero afferrare».

Oggi «cosa manca» nel mondo per riuscire a vivere l'amore e i sentimenti in generale nella maniera più nutriente possibile?

«Oggi manca la profondità. Siamo costantemente connessi, ma spesso solo in superficie. L’amore e i sentimenti hanno bisogno di presenza, di ascolto, di coraggio nel mostrarsi per quello che si è, senza filtri e senza paura di essere vulnerabili. Viviamo in un’epoca in cui tutto è veloce, anche le emozioni. Ma l’amore non può essere vissuto come una notifica che appare e scompare. Serve più spazio per costruire, per sentirsi, per capirsi davvero. Forse quello che ci manca è proprio la capacità di stare, di restare, di vivere le relazioni con autenticità, senza la costante paura di perdere qualcosa altrove».

Sei tracce che hanno anche sonorità anni '80 all'interno: qual è la sua formazione dal punto di vista artistico?

«Sono cresciuto con la musica di Mina e Battisti: da loro ho imparato che una canzone può contenere un universo, che ogni parola può lasciare un’eco dentro chi ascolta. Poi ci sono gli anni ‘80, un decennio con un’identità sonora fortissima che purtroppo ho vissuto solo in parte. Mi affascina il modo in cui melodie, sintetizzatori e atmosfere nostalgiche riescono a creare un immaginario così vivido ed evocativo. Mi viene in mente Alison Moyet, con il suo timbro intenso e avvolgente, o a gruppi come Tears for Fears, Spandau Ballet e Air Supply, che hanno saputo mescolare melodia e sperimentazione, scrivendo canzoni intrise di una malinconia struggente. Il sound anni ’80 è qualcosa che sento profondamente vicino e che ho voluto esplorare nel mio progetto, cercando di reinterpretarlo in una chiave personale. Non è un caso che abbia scelto di aprire l’album con “Cosa Manca”, un brano di Mina del 1986, il mio anno di nascita. Per me la musica è sempre un ponte tra passato e presente, tra ciò che mi ha formato e quello che voglio raccontare oggi».

Il lavoro è prodotto insieme a Flavio Cangialosi, qual è stato il valore aggiunto di questa collaborazione?

«Flavio, prima di essere un produttore, è un amico. E credo che questa sia stata la chiave della nostra collaborazione. Flavio è stato fondamentale per dare a questo album l’identità che cercavo. Il nostro è stato un confronto continuo, basato su una fiducia reciproca che mi ha permesso di esplorare nuove sonorità senza mai perdere di vista chi sono. Sicuramente ha avuto una pazienza infinita, rispettando i miei tempi e riuscendo sempre a trovare il giusto equilibrio tra la mia visione e il suo tocco da producer. Senza di lui, credo che “Cosa Manca” non avrebbe avuto la stessa profondità e coerenza sonora. L’album è inoltre impreziosito dalla collaborazione con Federico Ferrandina, che ha curato l’arrangiamento di due brani».

Da quanto tempo non torna a Trani e i suoi affetti rimasti in Puglia come vivono questa immersione nel mondo musicale?

«Trani è sempre casa. Non ci torno quanto vorrei, ma ogni volta è come se il tempo non fosse mai passato. Gli affetti rimasti in Puglia sono il mio punto fermo, il mio legame con le radici. La mia famiglia ha visto nascere e crescere questa mia passione per la musica ed è anche la prima ad ascoltare le mie canzoni quando le scrivo. Per me è fondamentale conoscere il loro parere, soprattutto quello di mia sorella, che è la più critica in famiglia. Se qualcosa piace a lei, vuol dire che sono già a metà strada! Nell’album c’è tanto di me e delle mie radici. Nei testi e negli arrangiamenti ritrovo gli ascolti che ho fatto grazie a mio padre e a mia madre, che hanno inevitabilmente influenzato il mio gusto musicale. La musica che ho respirato in casa fin da piccolo è diventata parte di me, e in un certo senso, questo disco è anche il risultato di quel mondo sonoro che mi ha formato».

Adesso quali progetti la aspettano?

«Prima di tutto, voglio godermi questo momento. Pubblicare un album è un sogno che ho fin da quando ero piccolissimo e ancora faccio fatica a rendermene conto. La musica non finisce quando un disco esce, anzi, inizia davvero nel momento in cui arriva alle persone. Di sicuro vorrei portare Cosa Manca dal vivo, condividere queste canzoni con le persone e farle vivere in una dimensione più intima e reale. Il palco è il luogo in cui la musica prende davvero forma; quindi, stiamo organizzando alcuni live per far arrivare questo progetto nel modo più diretto possibile. Ora è giusto che Cosa Manca continui il suo viaggio attraverso chi lo ascolterà».

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