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«Noi La Sad siamo anime libere: ci fermiamo, ma il progetto continua»

«Noi La Sad siamo anime libere: ci fermiamo, ma il progetto continua»

 
Alessandro Salvatore

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Alessandro Salvatore

«Noi La Sad siamo anime libere: ci fermiamo, ma il progetto continua»

Concerto oggi all'Eremo di Molfetta. Un anno dopo il Festival, Plant annuncia lo stop

Sabato 25 Gennaio 2025, 12:38

Un anno dopo lo sbarco spiazzante per l’immaginario punk a Sanremo, che divise critica e pubblico tra elogi e accuse di sessismo al brano Autodistruttivo, i La Sad annunciano il loro primo stop di una carriera lunga 4 anni. Dopo Padova del 31 gennaio, tappa del «4LIFE Tour» preceduta stasera alle 21 dal concerto dell’unica piazza pugliese all’Eremo di Molfetta, il trio dalle alte creste, i capelli tinti e le catene d’argento, prenderà differenti diramazioni che porteranno Theø, Plant e Fiks a una vita da solisti. «Ma La Sad non finirà mai. La Sad non è solo un progetto musicale, è un movimento di anime libere. Ognuno di noi ha scelto di battere un nuovo percorso. Io resterò federe ai valori della Sad» spiega Francesco Emanuele Clemente. Alias Plant, il pezzo pugliese dalla capigliatura blu della band che nasce da una convivenza forzata sotto lo stesso tetto durante il Covid. Ogni figura che giunge da percorsi diversi (Theø cantante e chitarrista di Brescia, Plant rapper di Altamura e Fiks cantante veneto col segno punk) si unisce e scopre di poter avere un futuro nel suono.

Dopo un quadriennio, la discografia certifica che La Sad è un’entità produttiva. Lo dicono il disco d’Oro dell’album di debutto Sto nella Sad, l’Oro immediato e poi il Platino del singolo sulla relazione malata Toxic, sino all’ultimo singolo Autodistruttivo che è di platino. «In un mainstream dove fanno eco le visualizzazioni, questi dati dicono che contrariamente agli scettici verso La Sad di inizio carriera, i nostri discografici ci avevano visto lungo - commenta Plant -. La cosa bella è che noi siamo rimasti fedeli a un progetto di denuncia dei mali della società, prediligendo la purezza musicale. Non ci siamo fatti condizionare dall’ascolto mordi e fuggi del mondo social, anche se la nostra canzone Toxic su Tic Tok ha sbancato con 21 milioni e mezzo di visualizzazioni».

Dall’incontro dei rispettivi tracciati artistici, Theø, Plant e Fiks hanno finito per costruire una sonorità che contiene la sfrontatezza e la frenesia. Tali elementi sono inequivocabilmente ispirati al punk degli anni Duemila, all’ibrido rap-trap, al pop e alle atmosfere Emo di un paio di decenni fa. Toni duri che si immergono in una prosa ermetica: «Lei non sa dire di no se ha la droga sotto gli occhi/ È ancora sotto shock da una relazione toxic/ E piange fino a quando si rovina il make-up/ E dice di star bene anche se non è mai la verità». Il pubblico ha letto bene la carta di identità musicale dei La Sad giunti alla prima uscita di scena dopo aver auto-ironizzato sul proprio discusso percorso col secondo album dal titolo eloquente Odio la Sad? «Ancora no, perché ci vogliono ghettizzare. In Italia devi classificare sempre le cose, finendo per generalizzarle. Questa etichetta di band emo-punk noi non l’accettiamo. La Sad è un arcipelago di contaminazioni. Essere noi stessi in ogni sfumatura» risponde Plant. Davanti alla strada del venticinquenne music teller c’è un nuovo capitolo da scrivere. Dentro la valigia si porterà i testi riflessivi e le note hardcore ad enfatizzare l’urgenza di libertà da parte di una gioventù precaria.

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