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Enrico Ruggeri torna in Puglia: «Resto un artista controcorrente»

 
Nicola Morisco

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Nicola Morisco

Enrico Ruggeri torna in Puglia: «Resto un artista controcorrente»

Concerto del cantautore, questa sera, al Teatro Italia di Gallipoli (ore 21)

Giovedì 18 Aprile 2024, 16:46

GALLIPOLI - L’ultra quarantennale carriera artistica del cantautore e compositore milanese Enrico Ruggeri, è variegata e densa di numeri importanti. Dai suoi inizi dei primi Anni ‘70 legati a formazioni come Josafat, Champagne Molotov e la punk rock band Decibel, è proseguita una strepitosa carriera da cantautore con una quarantina di album all’attivo. Undici, invece, sono le sue partecipazioni al festival di Sanremo, che l’hanno visto vincitore per due volte: «Si può dare di più» (1987, con Umberto Tozzi e Gianni Morandi) e «Mistero» (1993). A tutto questo si aggiunge la sua attività di autore ispirato per altri artisti. Non ultimo, nel 2021 ha vinto anche il Premio Tenco. Ma la curiosità artistica di Ruggeri è andata ben oltre la musica. In campo letterario ha pubblicato 5 romanzi e 4 volumi di poesie, così come non gli è mancato di sperimentarsi come attore in ambito cinematografico (anche doppiatore) e conduttore di successo di programmi televisivi. Il suo ultimo album La Rivoluzione, pubblicato nel 2022, composto da undici inediti vede come ospiti Francesco Bianconi (Baustelle) e Silvio Capeccia e la collaborazione di Massimo Bigi e Andrea Mirò. I brani del suo ultimo lavoro discografico sarà la base del suo nuovo tour teatrale la cui data zero, giovedì 18 alle 21, si terrà al Teatro Italia di Gallipoli.

Ruggeri, da dove nasce questa poliedrica curiosità artistica?

«Credo dalla voglia di comunicare. In fondo tutte le cose che faccio sono foglie dello stesso pensiero, cioè voglia di raccontare storie agli altri. Ho iniziato naturalmente con le canzoni, ma poi mi sono accorto che ci sono tanti modi per raccontare: scrivere libri, fare programmi in radio e Tv. Tutto questo, ovviamente, mi rende la vita più piacevole e quando mi annoio di fare una cosa passo a un’altra».

E la «noia» l’ha portata a realizzare questo nuovo tour che parte dalla Puglia?

«Sì, partiamo con la data zero da Gallipoli, una location e una regione bellissima come la Puglia, sperando che non ci siano troppe distrazioni».

Come sta preparando lo spettacolo e quale sarà il repertorio?

«La scaletta è sempre dura da fare anche perché ho all’attivo una quarantina di album all’attivo. Ci sono, comunque, una quindicina di canzoni che ritengo obbligatorio fare dal vivo, penso a “Peter pan”, “Quello che le donne non dicono” (successo di Fiorella Mannoia), “Il mare d’inverno” (interpretata da Loredana Bertè) e poi si va un po’ a braccio sera dopo sera».

A proposito del titolo del suo ultimo album, «La rivoluzione», lei l’ha praticata fin dall’inizio con il punk-rock dei Decibel. Cos’è rimasto di quella rivoluzione?

«In quegli anni in Italia il punk non c’era e non esisteva neanche internet, si andava a Londra a scoprire nuove tendenze e a vedere concerti. Poi, ho scoperto i grandi cantautori, oltre alle potenzialità della lingua italiana. Ho sempre avuto la voglia di andare controcorrente, ho sempre cercato di fare cose diverse da quello che viene definito il mainstream, per cui ho sempre seguito la mia strada e le persone che mi seguono lo sanno e hanno sempre apprezzato la mia onestà intellettuale».

Che idea si è fatto della musica attuale?

«Oggi il criterio perché una canzone abbia successo dipende dall’ascolto di 10 secondi su TiKTok: non conosciamo la strofa, ma solo il tormentone. Non credo siano pezzi che saranno ricordati a lungo. Rispetto al futuro, nel mondo dell’arte quando di solito si tocca il fondo si risale, quindi spero che questo sia il fondo. Poi, c’è anche la battuta che quando tocchi il fondo comincia a scavare, ma lo stiamo già facendo da parecchio».

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