Sabato 06 Settembre 2025 | 17:44

Se il jazz cambia... la vita (e la dislessia)

 
Ugo Sbisà

Reporter:

Ugo Sbisà

Se il jazz cambia... la vita (e la dislessia)

Matilde Sabato racconta la storia nel suo libro. La musicoterapia e gli orizzonti dell’esperienza

Martedì 12 Marzo 2024, 08:45

Se è vero che il jazz può cambiarci la vita – come sosteneva il titolo di un volume di Wynton Marsalis del 2013, edito in Italia da Feltrinelli – una sua interessante applicazione terapeutica è quella che lo vede legato al superamento dei problemi causati dalla dislessia. A sostenerlo è la giovane cantante e musicista barese Matilde Sabato, autrice del volumetto La dislessia e il jazz, edito nella collana dei Quaderni di Digressione (pagg. 70, euro 12,00). La Sabato è una zoomer essendo nata nel 2000 e ha svolto il proprio percorso di formazione prima al Conservatorio «Nino Rota» di Monopoli, quindi a quello veneto di Adria, dove ha scelto di trasferirsi per continuare a seguire la sua docente di canto, Chiara Pancaldi.

Cresciuta in una famiglia a vocazione musicale – sua madre è la pianista e docente Raffaella Ronchi, direttrice artistica, insieme con Fiorella Sassanelli, del festival di musica contemporanea UrtiCanti – si è accostata sin dalla più tenera età allo studio del violino, scoprendo dopo qualche anno la propria dislessia, un problema che, se già può creare non poco disagi allorché ci si confronta con la scrittura e la lettura della lingua parlata, può diventare ancor più complicato quando si passa al pentagramma e si ha a che fare con le note musicali.

Anche in questo caso, però, la passione, il trasporto per l’arte dei suoni possono fare la differenza e così è stato: complici un piccolo incidente e l’incontro con il jazz, la decisione di lasciare il violino per il canto si è rivelata la strategia vincente per confrontarsi con quello che alla fine si è rivelato non più un problema, ma invece quasi una risorsa. Maturate sulla base di un’esperienza diretta, ma poi corroborate da un’attività di studio e ricerca, il volumetto descrive «strategie e tecniche per superare le difficoltà musicali legate alla dislessia» e lo fa partendo dal principio che, per la sua stessa natura legata a un’idea di esecuzione che lascia una larga libertà interpretativa, il jazz si rivela un percorso quantomai idoneo rispetto alla musica cosiddetta classica che impone al contrario dei canoni molto più rigorosi nel rispetto della pagina scritta.

Senza voler qui intraprendere argomentazioni specialistiche per le quali rinviamo i Lettori interessati al volume della Sabato, è però interessante notare come nel percorso di approfondimento suggerito non manchino anche degli esempi di dislessici poi diventati cantanti di fama internazionale. È il caso del crooner da poco scomparso Tony Bennett, che rivelava di aver sempre avuto difficoltà nel leggere abilmente gli spartiti, confessando di essere stato costretto a lavorare più lentamente, privilegiando l’istinto e l’intuizione. Stessa storia per l’afroamericano Harry Belafonte: il re del calypso, autore fra gli altri del celebre Banana Boat, ha vinto la battaglia contro la dislessia che, da adolescente, lo aveva portato addirittura a ritirarsi da scuola.

E la vita lo ha ripagato con il successo. Una lettura istruttiva, allora, per questo piccolo contributo musicoterapico che si arricchisce anche di una chicca finale. Allegato al volumetto, c’è un cd nel quale, oltre a proporre due sue composizioni, Matilde Sabato interpreta con Luigi Catella al contrabbasso e Luca De Leonardis al pianoforte ben undici temi di uno degli autori a lei più cari, il celebre pianista e compositore francese Michel Legrand.

Come dire, dopo la teoria, anche una efficace dimostrazione pratica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)