La poesia avvolta di musica. Sono passati 45 anni dall’avvio del sodalizio della Premiata Forneria Marconi, la progressive rock band italiana più famosa al mondo, con uno dei maggiori poeti della musica italiana, Fabrizio De André. Per il legame artistico, nato nel 1978 in Sardegna durante un pranzo a casa De André, la band pensava a nuovi arrangiamenti dei suoi brani, anche se il cantautore genovese inizialmente era un po’ restio. Alla fine, dopo una faticosa opera di convincimento, si tuffarono nell’impresa dando il via a un tour memorabile: «Fabrizio De André e Pfm in concerto».
Un’operazione tanto positiva da portare alla creazione di due album live In concerto Vol. 1 (1979) e In concerto Vol. 2 (1980), registrati nelle quattro serate tenute a Firenze e Bologna. Questa collaborazione divenne una sorta di apertura nella storia della musica italiana. Per omaggiare e celebrare quella operazione artistica di 45anni fa, la Pfm torna sui palchi con il live «PFM canta De André - Anniversary», concerto che sarà accolto in Puglia al Teatroteam di Bari (venerdì 1 marzo alle 21), e al Teatro Italia di Gallipoli (sabato 2 alle 21). Una spettacolare formazione capeggiata da Franz Di Cioccio (batteria e voce) e Patrick Djivas (basso), con tre ospiti d’eccezione: Flavio Premoli (fondatore Pfm, tastiere), Michele Ascolese (chitarrista storico di De André) e Luca Zabbini (leader dei Barock Project). A Di Cioccio e Djivas abbiamo chiesto se c’era sentore che quel progetto sarebbe diventata una sorta di «rivoluzione» nella musica italiana. «Non avevamo la percezione di quanto sarebbe successo – commenta Djivas -. Sapevamo che questa collaborazione avrebbe avuto qualche rilevanza, anche perché ne parlavano tutti molto male, definendolo un progetto catastrofico e brutto. Sta di fatto che questo progetto negli anni è diventato molto importante, soprattutto oggi che molti giovani si avvicinano a Faber attraverso i nostri concerti. I ragazzi hanno bisogno di avere un punto di riferimento, Fabrizio aveva la capacità di fare poesie molto intense che ancora oggi arriva ai giovani. Noi invece, attraverso la nostra musica, abbiamo dato un elemento di comunicazione ancora più forte, che ha permesso a Fabrizio di diventare l’artista più importante e completo della storia italiana».
Musicalmente, invece, come vi siete mossi?
«Per cantare i versi poetici di Fabrizio, abbiamo utilizzato una chiave diversa da quella che normalmente la Pfm fa con il prog e il jazz – precisa Di Cioccio-. Ci siamo, infatti, chiesto come può la parte letteraria entrare nel cuore del pubblico insieme a quella musicale. Quindi, anche durante questi concerti, cerchiamo di dare un’apertura musicale e mentale che lui non aveva trovato prima. Suoniamo sempre con l’attenzione di un pubblico che vuole ascoltare la storia scritta da De André, ma anche i colori fatti di musica e parole». Djivas aggiunge: «Per gli arrangiamenti abbiamo fatto come faceva Fabrizio con le parole: perfezionava il testo finché non si poteva cambiare una parola. Anche per la musica abbiamo provato a fare la stessa cosa con le note e gli accordi, che ha portato a realizzare degli arrangiamenti molto vari».
Nel live ci sarà qualche brano della Pfm?
«Dipende dal pubblico, ma quasi certamente scapperà qualche nostro brano - anticipa Di Cioccio -. Djivas prosegue: «C’è una parte centrale del live dedicato a “La buona Novella”, che noi abbiamo arrangiato dopo la scomparsa di Fabrizio, una sorta di omaggio al poeta».