Un compositore rutiglianese, Vito Palumbo, tra i potenziali candidati alle nomination per i Grammy di Los Angeles 2024. L’artista ha realizzato il suo ultimo album Woven Lights con la London Symphony Orchestra, diretta dal maestro Lee Reynolds e con la collaborazione di due musicisti pugliesi, Francesco D’Orazio e Francesco Abbrescia, in attesa anch’essi della nomination.
Il lavoro, pubblicato per la storica etichetta svedese Bis Records (vincitrice del «Gramophone Award» come migliore etichetta dell’anno), raccoglie due opere: il Concerto per violino (2015) in un solo movimento, affidato al classico e magico violino di D’Orazio; Chaconne (2020) in due movimenti, Woven Lights e The Glows in the Dark, un pezzo sia per violino elettrico a cinque corde suonato dallo stesso D’Orazio sia per elettronica a cura di Abbrescia.
Palumbo, ci può parlare di «Woven Lights»?
«L’ultimo mio album ha una storia lunga legata al desiderio di dedicare un concerto per violino a mio padre che non ho mai conosciuto e che suonava il violino per diletto. Questo sogno si avvera con la prestigiosa London Simphony Orchestra: il lavoro è stato registrato negli Studi dei Beatles, gli Abbey Road Studios di Londra. Un sogno realizzato anche grazie alla lunga amicizia e collaborazione con Francesco D’Orazio, solista principale nei lavori dei miei ultimi anni. Con Francesco Abbrescia ho lavorato per quasi due anni nella registrazione dell’altro brano, Chaconne, che è proprio quello attualmente in ballottaggio ai Grammy Awards di quest’anno».
Che cosa rappresenta per lei «Chaconne»?
«Il brano, scritto prima della pandemia, rappresenta un momento importante per la mia produzione. Sono ritornato all’elettronica, dopo decenni di abbandono per dedicarmi interamente agli altri strumenti, dal solista all’intera orchestra. Il Covid pur con le sue restrizioni mi ha permesso di realizzare una registrazione “casalinga” via cavo».
Quali le caratteristiche di questo album?
«Registrato tra Mola di Bari e gli Studios di Londra, l’album è stato concepito e composto strada facendo, caratterizzato da una certa lentezza, in un certo senso necessaria. Ha ricevuto più di una ventina di ottime recensioni da parte delle maggiori riviste specializzate ed è ora candidato a diversi Awards di carattere internazionale, non solo ai Grammy».
Ci racconti qualcosa di personale...
«Sono molto riservato, semplice ma molto ambizioso. Sono un piccolo ragno silenzioso che tesse la propria tela giorno dopo giorno. Sono un compositore nato nel 1972, che ha avuto come maestri due grandi della musica: Berio e Corghi. La musica è nata con me e io con lei».
Un compositore sempre aperto a collaborazioni con artisti di tutto il mondo, già proiettato verso l’obiettivo di registrare un album monografico dedicato al pianoforte, con il Piano Concerto, e il sogno della Berliner Philarmoniker o della Scala di Milano. «Il prossimo 10 novembre - conclude Palumbo - sarà una data molto importante per la mia carriera. Ci sarà la prima di un pezzo che verrà eseguito dall’Ensemble Intercontemporain, sinonimo della grande musica contemporanea dell’ultimo quarto del Novecento».