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Achille Lauro e la Puglia, binomio perfetto: venerdì 3 febbraio il concerto acustico a Bari

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Achille Lauro e la Puglia, binomio perfetto: venerdì 3 febbraio il concerto acustico a Bari

foto Daniele Cambria

«Ai giovani dico di non sentirsi mai "arrivati". A Sanremo farò una capatina, ma lo vedrò in tv»

Martedì 31 Gennaio 2023, 12:58

16:01

«La Puglia è una terra in cui ho trovato persone accoglienti, vicine a quello che per me ha di bello la musica, è sempre un piacere tornarci». Parla così Achille Lauro, che venerdì 3 febbraio sarà in concerto al TeatroTeam di Bari per una tappa del suo tour Unplugged, in cui presenterà un viaggio tra i suoi successi, dagli esordi a oggi, in una veste acustica, una versione più introspettiva ed essenziale. Il binomio tra Lauro e la regione si consolida, quindi, dopo l'esplosivo tour precedente insieme all'Orchestra della Magna Grecia e dopo aver registrato un «Quadro Sonoro» per il Museo MarTa di Taranto. Lo spettacolo di venerdì (ore 21, biglietti ancora disponibili su Ticketone e Ticketmaster e nei punti vendita autorizzati) lo vedrà sul palco insieme a una super band di 5 elementi: il Maestro Gregorio Calculli (pianoforte, mellotron, chitarra acustica), Marco «Lancs» Lanciotti (batteria, arrangiamenti, direzione musicale), Nicola Iazzi (basso), Riccardo «Kosmos» Castelli (chitarra), Amudi Safa (seconda chitarra), a cui si aggiunge Sofia Volpiana (violoncello).

Come si costruisce una scaletta in questi casi, quando si ha a disposizione un repertorio ormai vasto come il suo?

«Chiaramente ho delle preferenze: nel mio percorso ho dato vita a brani che sono diventati grandi successi popolari, come Rolls Royce; in questo tour ho voluto far incontrare il vecchio e il nuovo. Ho seguito personalmente gli arrangiamenti, e i brani sono tornati com'erano, in certi casi chitarra e voce, o accompagnati dal violoncello. Essenziali, musica e parole. Sullo stile dello storico programma Mtv Unplugged, in cui a volte le canzoni proposte diventavano più belle delle versioni originali».

In questi anni non si è praticamente mai fermato, ora però è tornato a incontrare il pubblico dal vivo, anche in teatro: cosa prova?

«È una sensazione bellissima. Quest’estate ho fatto un tour lunghissimo, mi sono finalmente reso conto di cosa fosse successo in questi pochi anni. L'incontro in questo caso è più intimo, ma la potenza e l'imponenza dello show non si perdono. Questi live sono un regalo, per chi mi segue e per me».

Si aspettava di arrivare a certi livelli nel panorama musicale?

«Sono stato una persona molto fortunata, continuo a lavorare come se non fosse cambiato niente. Fa la differenza nel successo, avere un'insistenza e una voglia di andare avanti anche quando si raggiungono obiettivi. Vincere, ma rimanere con i piedi per terra, perché tutto è altalenante, ma va affrontato con entusiasmo. È un consiglio che do anche ai giovani che incontro (è infatti impegnato in un progetto dedicato alle scuole, che si conclude con un concorso, valido fino al 3 febbraio, in cui gli studenti si cimenteranno nella scrittura di una “lettera al futuro” con il linguaggio del Coding. In palio set di strumenti tecnologici per le scuole, ndr.)».

Musica, letture, quali sono le sue ispirazioni oggi?

«Mi nutro di tutto, anche dei discorsi della gente: un autore riesce in qualsiasi momento a bloccare quello che sta succedendo in quell'istante. In fondo le canzoni sono stati d'animo fermati e fissati: quando ho scritto "Rolls Royce" volevo davvero una vita così».

Dopo quattro anni non sarà sul palco dell'Ariston (ma sarà su quello di Piazza Colombo, con cui Amadeus si collegherà): guarderà il Festival in tv?

«Lo guarderò certamente, anche se non faccio il tifo per nessuno, mi schiero neutrale. Sanremo negli ultimi anni è diventato una grande vetrina, con Baglioni prima e con Amadeus poi: mi sento partecipe di un bel cambiamento».

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