Si chiama Band Aid 2020, ed è il nuovo album che ripropone lo stile e il sound dello storico omonimo gruppo leccese-bolognese, una delle più interessanti formazioni della scena alternativa italiana degli anni Ottanta. Un crossover tra prog, jazz e rock, che innesta intrecci e improvvisazioni di fiati jazzistici su ritmiche acide incalzanti.
Un album che riprende quell’ispirazione caratterizzata da geometrie minimali e slanci viscerali, con alcune manipolazioni sonore che richiamano pratiche vicine alla pop-avanguardia (già sperimentate in “A Tour in Italy”, il brano di maggior successo). Una musica tutta strumentale, che già al tempo del Bologna Rock distinse i dischi dei Band Aid pubblicati da Italian Records, e che univa nel "No-Jazz" lo spirito No-Wave e il "Freak Jazz" (neologismi creati da loro).
Undici brani che rappresentano l’ideale continuazione di quel percorso discografico, in cui è essenziale la personalità dei protagonisti, gli stessi della band originaria: Mino Toriano (chitarra/basso), Frank Nemola (tromba), Roberto Gagliardi (sax alto, soprano e tenore), Felice De Donno (basso), e anche il compianto Toni Robertini (sax alto e soprano, flauto), grazie a materiali d’archivio e all’editing digitale. Special guest Djosvany Hernandez Marino alla tromba. Il motto riportato nelle note di copertina (‘Non il culto delle ceneri, ma la custodia del fuoco’) chiarisce che non si tratta di una operazione memorialistica ma di una nuova offerta musicale carica di energia e urgenza espressiva. Il disco è prodotto da Giacomo Toriano e distribuito da Goodfellas.