Erica Mou canta «Soldi» di Mahmood con «inserti» in barese: il risultato fa impazzire il web
NEWS DALLA SEZIONE
Vito Clemente e la Sinfonica alla ricerca dei due Traetta
i più visti della sezione
NEWS DALLE PROVINCE
Coronavirus in Basilicata, 62 positivi e 2 decessi. Regione resta in zona gialla
i più letti
L'intervista
Bianca Chiriatti
06 Giugno 2019
«Il Maleducato»: ecco il titolo del singolo con cui è tornato il cantautore salentino Antonio Maggio, a due anni di distanza da "Amore Pop". Un manifesto di una generazione che deve fare i conti con se stessa per cercare un futuro, per ritagliarsi uno spazio. Un incitamento, uno stimolo, un messaggio con la solita ironia che contraddistingue Antonio, autore del brano, prodotto artisticamente da Alessandro Canini al Martina's Studio di Anzio. Abbiamo fatto due chiacchiere con Antonio per farci raccontare la genesi del brano e quali saranno le prossime tappe del suo percorso artistico.
Chi è "Il Maleducato"?
«Dovremmo essere tutti noi: la mia generazione non è stata invitata a questa "festa" metaforica dalle generazioni che ci hanno preceduto. Il mio invito è quello di autoinvitarci, prenderci il nostro futuro da soli, perché le cose non cadono dal cielo. Tutto ovviamente con la mia solita ironia: il messaggio è già forte e non va appesantito»
Hai mai pensato di smettere di fare musica?
«Sinceramente no. Sono cresciuto col desiderio e la voglia di fare questo mestiere, so fare solo questo. Gli ultimi due anni sono stati iperattivi: oltre a scrivere tantissimo per me e per altri (potrei pubblicare tre dischi domani stesso) ho fatto tanti live, sono stato impegnato con Pierdavide Carone nel "Diamoci del ToUr". Siamo in un'epoca in cui tutto va troppo veloce, ma due anni sono più che naturali per un cantautore per scrivere un disco, è anche una questione di scrittura che deve fermentare»
Cosa è rimasto dell'Antonio Maggio che undici anni fa vinceva X Factor con gli Aram Quartet?
«L'entusiasmo e la voglia, se non ci fossero più la situazione sarebbe critica. Io sono molto autocritico, sono il primo ad alzare l'asticella in base a quello che scrivo e voglio far ascoltare. È un senso di responsabilità che ho nei confronti di me stesso e del pubblico che si aspetta qualcosa, c'è fiducia reciproca»
Che programmi hai per l'estate?
«Mi dividerò tra la promozione de "Il Maleducato" e un po' di sano live che non fa mai male. Poi ho scritto tanto, il singolo è solo la punta dell'iceberg, non vedo l'ora dopo l'estate di pubblicare anche tutte le altre cose»
Che giudizi hai sui tuoi colleghi? Ascolti la musica italiana?
«Sono un nostalgico del cantautorato, al di là di quelli storici che non ci sono più, grazie a cui tutti noi più giovani facciamo musica, mi piacciono quelli della generazione precedente alla mia, Fabi, Bersani, Silvestri. Tra i nuovi Calcutta mi sembra credibile: non lo conosco, ma guardandolo in faccia, in foto, da lui ti aspetti una frase come "Lo sai che la Tachipirina 500 se ne prendi due, diventa 1000". In un mondo che vive di improvvisazione, in cui tutti vogliono fare tutto, oggi è più difficile riconoscere il talento, lo devi individuare in un calderone più grande. E poi sono felicissimo per il successo di Ermal Meta, che dimostra che non esiste un'età giusta. È un po' il tema de "Il Maleducato": davanti agli ostacoli dobbiamo cercare di prendercelo noi il nostro futuro»
Salentino doc: che rapporto hai con la tua terra?
«Bellissimo. Ci sono molto legato e mi ritengo fortunato: sono nato in uno dei posti più belli del mondo, fatico ad allontanarmi da casa, ho necessità di tornarci spesso. Magari non a luglio e agosto, ho qualche problema con l'estate, ma nel resto dell'anno sì»
LE RUBRICHE
Lascia il tuo commento
Condividi le tue opinioni su