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Marcello Buttazzo, Lequile (Lecce)
03 Aprile 2017
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti stupisce con le sue dichiarazioni in controtendenza ed elitarie. Di recente ha affermato, fra le polemiche, che i giovani che vanno all’estero “è meglio non averli fra i piedi”, perché quelli che restano non sono dei “pistola”. Effettivamente, sulla diffusa retorica dei “cervelli in fuga” si specula tanto, forse si esagera. Epperò, un ministro dovrebbe essere più accorto nelle sue esternazioni. Poletti, evidentemente, gode intimamente nel proferire provocazioni, ama ogni tanto spararle grosse. Così, in questi giorni, ospite degli studenti dell’istituto tecnico professionale Manfredi-Tanari di Bologna, ha esposto il suo mantra irresistibile, la sua ricetta provvidenziale: ”Si creano più opportunità di lavoro a giocare a calcetto che a mandare in giro i curricula”. Certo, il rapporto di fiducia e le relazioni umane sono sempre imprescindibili ed essenziali. Ma un ministro del Lavoro dovrebbe essere più rispettoso e non sminuire grossolanamente l’eterna “fatica di vivere” di tanti giovani diplomati e laureati. Giocare a calcetto? Forse, può anche servire a imbastire conoscenze. Ma Poletti avrebbe potuto dire tranquillamente che è molto più redditizia la vecchia e consolidata formula: avere un amico o un parente politico è molto più efficace, al fine di trovare un impiego anche precario.
Marcello Buttazzo, Lequile (Lecce)
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